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Ogni tanto la lettura ha bisogno di tempi distesi, molto più lenti di quanto la nostra vita concede. Esistono ancora libri di molte pagine, dove a volte succede che anche lo spazio si allarghi e gli orizzonti delle storie siano sconfinati. Mi sono dedicato negli ultimi mesi a questo camminare lento, con tre romanzi che rinnovano la tradizione del Grande Romanzo Americano, fatto di praterie, campi immensi e distanze, saghe familiari e affresco di una società dove i sogni si tramutano in incubi e i legami tra le persone sembrano sempre sul punto di spezzarsi, in una tragedia che sconfina nella farsa. Questi i libri che mi hanno accompagnato: Suttree di Cormac McCarthy (Einaudi), le avventure di un pescatore perduto sulle rive del Tennessee a caccia di altri esseri umani perduti, tra le pieghe e le piaghe dell’America anni ’50; Vincoli di Kent Haruf (NN Editore), storia di fratello e sorella con un padre crudele, amori impossibili e disumane resistenze, nella cornice immaginaria ma non troppo della contea di Holt, tra le grandi distese di grano e gli allevamenti del Colorado. Infine il capolavoro di Jonathan Franzen Le correzioni (Einaudi), analisi entomologica di una famiglia che va progressivamente in pezzi, sullo sfondo della crisi degli anni Duemila, sempre alla ricerca di quella correzione impossibile che orienti la vita in un orizzonte di senso definitivo.