Artista_ Low
Album_ Double negative
Etichetta_ Sub Pop
Anno_ 2018
Sono passati venticinque anni da quando i Low sono arrivati sulle scene con la loro presenza silenziosa, retta sull’intrecciarsi sovrannaturale di due voci e di un ritmo rallentato fino quasi all’assenza. Album dopo album, il trio ha continuato a cercare variazioni al proprio canone: che fosse ammantato di chitarre à la Neil Young, di sfinite pulsazioni digitali o di rasserenati sussurri folk, il loro suono è sempre rimasto estremamente riconoscibile.
Nulla, però, poteva lasciar presagire un disco così radicale come il loro ultimo nato, Double negative: qui le canzoni si percepiscono appena, sepolte sotto strati di frequenze disturbate, portate al limite della dissoluzione. È musica che sembra quasi arrivare da sotto un’enorme lastra di ghiaccio: ne intravedi un riflesso distorto, ma puoi solamente intuire come avrebbe potuto essere se solo i loro creatori l’avessero lasciata respirare.
Ma perché avrebbero dovuto, dopotutto? Più di un semplice disco, Double negative è un racconto per suoni dei nostri giorni, in cui ogni voce si spezza e non arriva a destinazione, interrotta da mille interferenze decise a dissolvere i confini di ciò che è accettabile dire.
È un ascolto tutt’altro che semplice, certo. Eppure, anche nei suoi momenti più crudi, questo disco mantiene una luce dalla quale è impossibile distogliere lo sguardo, un sublime al negativo che ha molto più in comune con i quadri di Francis Bacon che con qualsiasi altra musica si sia mai sentita. Soprattutto, ha in sé una luce nascosta tra le crepe: “Prima che tutto cada nel disordine totale”, ammoniscono i Low in Disarray, “dovrai imparare a vivere in un modo diverso”.