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Dopo 45 anni e 24 film, James Bond è l’eroe cinematografico più longevo eppure più vispo. Come mai? Perché i film della franchigia Bond sono, con rare eccezioni, impeccabili esempi di intrattenimento, con dosi accurate di molti elementi che solleticano lo spettatore medio: intrecci ricchi ma comprensibili, con vittoria inesorabile del bene sul male, con un protagonista impeccabile e imperforabile. Poi luoghi esotici, attraversati spesso a grande velocità, facili conquiste di donne bellissime, battute veloci e doppi sensi, gusto sofisticato (Bollinger e Aston Martin), personaggi di contorno sempre riproposti come Moneypenny, M e Q, divertenti gadgets, l’infantile piacere di osservare da fuori la distruzione di enormi set. A parte l’infelice parentesi di Dalton e la meteora Lazenby, i vari Connery, Moore, Brosnan e Craig hanno saputo impersonare l’eroe d’azione (aiutato dagli stuntmen) efficace con ogni veicolo e macchinario, con infinite risorse e irresistibile appeal. I rispettivi migliori? A mio parere Goldfinger (1964), La spia che mi amava (1977), Goldeneye (1995), Skyfall (2012).