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Artista_ Mara Redeghieri
Album_ Recidiva
Etichetta_ Lullabit
Anno_ 2017

“La realtà è anche che non so più che dire: mi sembra davvero di avere detto tutto bene a modo, non voglio ripetermi in brutta copia. Mi piacerebbe frequentare altri spazi, forse recitare, fare un bambino e andare a vivere a New York. Ecco tutto. Grazie di cuore”. Chi amava gli Üstmamò le ricorda ancora, queste parole di Mara Redeghieri: poche righe, dall’Appennino reggiano al sito della band. Sipario. Era l’autunno del 2002. “Non si sa mai chissà come e dove ci rivedremo?”, si chiedeva lei. Dopo diversi anni di silenzio, le occasioni si erano fatte sempre più frequenti: di volta in volta, a fornire una ragione erano canti anarchici, poesie musicate, tradizionali partigiani, canzoni d’amore recuperate dagli anni Quaranta. Ci si incontrava ogni volta che Mara scopriva qualcosa che le permettesse di spiegarsi a note con la voce. Ostinatamente zitta, quando non c’erano parole sensate da cantare. Fino a questo Recidiva, il suo primo album solista. Un disco politicamente urgente, prima di tutto: c’è un perbenismo ipocrita da smontare (“Noi volere bene a badante e cameriere, come a nostro cane a seconda dell’umore”, da Augh), e ci sono occhi da aprire su tragedie a cui voltiamo le spalle. Il fuori convive con il dentro, con la ricerca di una stanza tutta per sé (Nella casa) e di un amore invocato con tanta dolcezza da superare i confini dello spazio (Romantica siderale). Tutto assieme, in una discendenza diretta dai primi dischi degli Üstmamò, seppure con i contorni più addolciti: il sarcasmo e la filastrocca, la leggerezza e l’imperscrutabile.