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COP_DE_RERUM_(2)_(1)Autore: Giuseppe Vecchi

Titolo: De rerum

Editore: Abao Aqu

Esistono ancora i libri di poesia? Questo De rerum, che già nel titolo si confronta con un modello altissimo e denuncia nella mancanza della parola finale, la concreta impossibilità di tornare a quel mondo, sembra dare una risposta affermativa. Un lavoro di sette anni, dentro, fuori e intorno al poema di Lucrezio, alle illuminazioni di Emily Dickinson, ma anche nella vita quotidiana segnata dal ritmo della natura: l’orto, le lucciole, la potatura, la solitudine. Così agli otto capitoli che raccontano per frammenti la poesia delle leggi fisiche, di spazio e tempo, dell’universo e della materia, si affiancano prose poetiche, finestre sull’accadere di ogni giorno, scritte quasi sottovoce, come un filo che s’infila negli interstizi tra parole e cose, e recupera la dimensione della poesia come carezza, vento che si posa sulla nuda verità empirica del mondo. Giuseppe Vecchi ha alle spalle studi tecnico scientifici, è un apprezzato esperto e collezionista di fossili, con numerose ricerche e pubblicazioni su riviste di settore. Ma a giudicare da questo libro denso e silenzioso, il suo abito più autentico è proprio quello della lirica, nel continuo e inesausto tentativo di ridisegnare e ricostruire un cosmo dal caos. Impreziosiscono il volume nove immagini dell’artista di origine greca Rebecca Markaris: gemme, orizzonti, soglie, balene bianche e cartografie dell’invisibile, o forse meglio dell’indicibile.