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Il nostro tema del mese è Specchio. Che rapporto c’è tra superfici specchianti e computergrafica 3d?
Le superfici specchianti sono parte della computergrafica 3d sin dalla nascita di questa tecnica, una sfida per i primi software e modelli matematici di simulazione del comportamento della luce. Non a caso, una delle immagini più vecchie realizzate con questa tecnica è composta da una sfera cromata, riflettente, su un piano a scacchi. Quando inserisco uno specchio nel mio lavoro penso sempre alla nitidezza irreale e straniante di quei riflessi.

Nonostante un diploma in pittura, hai scelto il video come linguaggio d’elezione. Possibili assonanze?
La pittura è alla base della mia cultura visiva, ma nel momento in cui ho percepito necessità artistiche più mature, ho trovato il video e la computergrafica maggiormente adatti a esprimere il mio pensiero. Il passaggio è stato semplice dato che entrambi i mezzi mi permettono di lavorare senza fare i conti con la contingenza di fotografie e riprese video. Con la computergrafica, così come con la pittura, ho pieno controllo dell’immagine finale. La profonda frequentazione di una tecnica può regalare prospettive e invenzioni inaspettate.

Come nasce una tua opera? Quanto lavoro richiede?
Spesso parto con un semplice disegno, o con una serie di disegni preparatori, che mi permettono di chiarire le caratteristiche principali del lavoro. Passo, successivamente, al computer, dove il vero processo di costruzione, carico di compromessi e mancanze, cerca di tradurre l’idea iniziale in immagini. I tempi delle mie produzioni variano da pochi giorni a vari mesi, a seconda dell’intensità della visione, delle esigenze tecniche e (ride, ndr) della data di consegna.

Nell’opera di copertina, così come in altri lavori, hai creato un dietro le quinte, che in realtà non esiste …
Proprio l’ambigua natura dei miei video, che mimano la realtà, ma nel contempo lasciano un senso di unheimlich (non familiarità, ndr), mi ha portato a creare un finto dietro le quinte, dove mostrare, per scherzo, come il mio lavoro potrebbe essere costruito in un teatro di posa. Sembra rispondere a tante domande, ma è cosi parziale e finto che, a sua volta, ne fa nascere di nuove.

Visionando i tuoi lavori si riconosco alcuni elementi legati al nostro territorio…
Essendo nato e cresciuto nella campagna reggiana, una parte della mia grammatica visiva è costituita da quelle pianure. In alcuni video, realizzati tra il 2002 e il 2005, ho sottoposto il paesaggio ad un complesso lavoro di ripulitura, cercando di trarne prospettive matematiche e sublimate. C’è sia la familiarità delle forme, che una sensazione di irrealtà e sospensione…

L’approdo al sonoro?
Il silenzio, soprattutto agli inizi, è stata l’unica possibile soluzione, in quanto mi permetteva di isolare le immagini, per distinguerle dalla chiacchiera televisiva, dal videoclip, dal film, dalle sincronizzazioni involontarie di colonne sonore improvvisate, dall’utilizzo volgare e tardivo di musiche d’accompagnamento, come se la musica non fosse invece la direttrice di qualsiasi immagine. Dopo qualche anno, cambiata la natura del lavoro, ho sentito la necessità di aggiungere anche il sonoro. Nel video Tappezzeria, per esempio, lo spartito è dato da una successione infinita di tre accordi, in corrispondenza con le forme del video.

Video e casualità?
Il montaggio è un potente strumento espressivo, ma, a volte, la sua linearità non si confà al mio lavoro. In 22 cerniere casuali (2006), l’ordine delle inquadrature è definito dal computer, per ottenere un montaggio infinito e sempre differente. Ne Il complesso dei pianeti (2013), un software compone in tempo reale l’immagine. Da un numero predeterminato di forme si ottiene così una serie pressoché infinita di combinazioni, mentre le sequenze di accordi musicali sono scelte e temporizzate dal software tramite algoritmi casuali.

In quest’ultimo lavoro sembri aprire a una nuova frontiera…
Lo spazio rimane una delle poche aree che ancora riserva grandi sorprese. Tra i fotografi della Magnum dovrebbero campeggiare anche i nomi di coloro che catturano lo spazio profondo tramite le sonde della Nasa. Lì si trovano ormai le nuove frontiere: non il Borneo, non una guerra. Questo lavoro non fa che ribadire che nello spazio, come nella Biblioteca di Babele di Borges, esistono combinazioni infinite, ancora inesplorate.

La videoarte in Italia?
La videoarte in Italia vanta esponenti di ottimo livello. Pur nelle differenze, Grazia Toderi e Bianco/Valente sono gli artisti che sento più vicini.

Esiste un mercato per i video?
Il mercato per i video esiste eccome. Non è ancora arrivato alla popolarità del mercato della fotografia o della pittura, ma è sicuramente in crescita. Questo grazie anche al progresso tecnologico che permette di ridurre al minimo le difficoltà tecniche.

Come garantisci l’autenticità delle tue opere?
L’autenticità dei miei lavori è garantita da una firma, un codice univoco, inserito in un fotogramma di ogni copia venduta. In caso di richiesta di autentica, il confronto con il mio database offre un risultato unico e non soggetto a interpretazioni.

L’identikit del tuo collezionista?
Il mio collezionista è una persona curiosa e desiderosa di ampliare gli orizzonti della propria ricerca, al di là degli spazi artistici frequentati dai più.

Progetti in cantiere?
Il video Rotazione n.1 è presentato in questi giorni a Shanghai, nell’ambito di una collettiva dedicata all’animazione indipendente. Poi, un lavoro ad hoc per un’esposizione su Fellini a Rimini e una mostra interamente realizzata on-line, in collaborazione con una galleria privata.

Nell’archivio del tuo computer?
Tanti progetti mai finiti o non realizzati. Ogni tanto, però, trovo lì gli spunti per una nuova opera. Un ritorno continuo, come un video in loop.