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L’ambra è una resina fossile, tenace e resistente al punto che nel suo abbraccio capita spesso di trovare forme di vita lontane nel tempo, gelosamente custodite dalle intemperie dei millenni. Simbolo di virtù in diverse culture, nel Buddhismo è associata ad almeno due dei Sapta ratna (Sette tesori, ndr) che rappresentano i valori spirituali dell’individuo: saggezza e altruismo. Quale nome migliore per una cooperativa sociale che ha al centro della propria attività la cura della persona? «Siamo partiti nel 1995 con tre case e 44 operatrici – ricorda Roberto Mainardi, da dodici anni presidente della cooperativa Ambra – Oggi gestiamo oltre trenta servizi per anziani, tredici per la salute mentale e quattordici per l’infanzia. Contiamo 650 soci e oltre 100 dipendenti. Una struttura del genere non potrebbe stare in piedi con il modello di un uomo solo al comando: riusciamo ad andare avanti nel nostro percorso proprio per le tante sensibilità e competenze che ci caratterizzano». La storia di Ambra si colloca nel solco della tradizione cooperativa emiliana: «Da giovane ho avuto esperienze in campo amministrativo e politico, e nel 1990 sono entrato in Coopservice – racconta Mainardi – Avevamo vinto appalti per alcuni servizi nelle case di riposo, ma ben presto ci siamo resi conto che il nostro ruolo era estremamente secondario: non riuscivamo a fare la differenza. Così, in accordo con la direzione, abbiamo iniziato a pensare alla fondazione di una cooperativa dedicata espressamente alla gestione delle strutture per anziani». Poco dopo la sua nascita («concordata, e non subita da Coopservice», precisa il presidente), la cooperativa inizia lentamente a estendere le proprie aree di influenza: si fa interlocutore attivo nel dibattito sul superamento degli ospedali psichiatrici in Emilia, e allo stesso tempo inizia a guardare anche ai servizi per l’infanzia. «Ci siamo avventurati in settori per noi nuovi – ricorda Mainardi – Abbiamo formato i nostri soci, selezionato il personale, e abbiamo deciso da subito di non limitare la nostra azione al solol territorio d’origine». Tra viaggi frenetici, incontri in trincea e tentativi di arginare una crisi che cerca in ogni modo di fiaccare le resistenze di chi lavora nel terzo settore, ecco la cronaca di un mese passato assieme ai soci della Cooperativa Ambra.

VENERDÌ 21 DICEMBRE, ORE 12

C’è un’aria frizzante negli uffici di Ambra: sono le ultime ore di lavoro prima delle vacanze di Natale. Non si può fare a meno di notare che molte delle persone che fanno capolino dalle porte per scambiarsi gli auguri siano donne

Parlando di etica della cura, la psicologa Carol Gilligan mette in luce il tradizionale ruolo delle donne nelle attività che ruotano attorno al prendersi cura: dei bambini, degli anziani, della non autosufficienza. Un (supposto) talento naturale che la cultura ha spesso usato per escludere le donne dalla sfera pubblica, lontano dalle posizioni dirigenziali. Alla cooperativa Ambra accade esattamente il contrario. «La cura degli altri è un valore tipicamente femminile – conferma Stefania Venturi, direttore generale di Cooperativa Ambra – ed è facile rendersi conto che la maggior parte delle persone impiegate in questo settore sono donne». La differenza, qui, è che il rapporto tra i generi nelle posizioni dirigenziali rispecchia perfettamente gli equilibri della base sociale: «Se la cooperativa è composta al 92% da donne, non vedo perché questa proporzione non debba essere rispettata anche ai piani alti – conferma Mainardi – Solo due dei membri del nostro consiglio di amministrazione sono uomini, e negli uffici abbiamo quattro uomini e quattordici donne. Abbiamo voluto creare fin da subito questa proporzione: è una nostra prerogativa, e non potremmo rinunciarvi».

GIOVEDÌ 27 DICEMBRE, ORE 16

La preoccupazione aleggia da settimane nel terzo settore, che rischia di essere messo in ginocchio dai tagli del governo. La soluzione di Ambra passa per un riequilibrio dei legami con gli enti pubblici

I tagli alla sanità, le difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese, gli enti pubblici alle prese con bilanci sempre più drammatici: non è affatto facile, in questi anni, muoversi negli ambiti in cui opera Ambra. «Le cose sono molto cambiate rispetto a dieci anni fa, inutile negarlo – spiega Mainardi – Il nostro principale interlocutore per le gare di appalto erano gli enti pubblici, ma nella situazione attuale non possono più essere il nostro punto di riferimento principale. Il 30% del nostro fatturato, al momento, è svincolato da appalti». Un rischio, per Ambra, ma anche una fonte di maggiore indipendenza: «Come potremmo andare avanti garantendo occupazione e giusti salari se un ente pubblico ci dicesse, di punto in bianco, che per l’anno prossimo avrà a disposizione la metà delle risorse di quest’anno? – afferma Mainardi – È più saggio cercare nuovi mercati per i nostri servizi». E altrove significa anche lontano da quella Reggio Emilia in cui si è nati: «La cooperativa sociale è necessariamente legata a un territorio, ma sin dall’inizio noi abbiamo scelto di non limitarci esclusivamente a un unico luogo: abbiamo strutture in tutta l’Emilia Romagna, così come in Abruzzo e Friuli, e stiamo guardando a Piemonte e Lombardia. Le grandi dimensioni e la molteplicità di servizi garantiscono maggiori opportunità di difesa e di rilancio».

LUNEDÌ 7 GENNAIO, ORE 19

La pausa natalizia è alle spalle, e per il presidente della cooperativa riprende il continuo viaggio tra una struttura e l’altra

Uno sguardo all’agenda, un sospiro, un sorriso: «Questa settimana sarò in ufficio solamente per due giorni – confida Mainardi – Il mio ruolo richiede anche incontri e condivisione costante con chi si occupa delle strutture. Bisogna essere umanamente vicini a chi è in trincea, e avere una risposta per chi chiede: “Noi teniamo botta?”. Per chi si occupa dei servizi, parlare con i responsabili non significa sfogarsi, ma ristabilire una comunanza di intenti. I soci non sono numeri di una macchina, ma protagonisti di un’impresa sociale, e non potrei tenere in piedi qualcosa del genere stando seduto alla scrivania del mio ufficio».

MERCOLEDÌ 16 GENNAIO, ORE 19

In Spagna, solo negli ultimi sette giorni, una compagnia telefonica ha annunciato mille licenziamenti e sono stati creati fondi per le famiglie sfrattate. Il Paese è devastato dalla crisi, eppure anche qui Ambra ha lasciato la sua impronta

Il Piccolo Mondo di Sant Cugàt del Vallès sembra spuntare da una favola: un asilo nido in una grande villa di tre piani, in una zona residenziale di Barcellona, con tanto di giardini e atelier. Nato nel 2008, questo progetto educativo ha rappresentato la prima avventura di Ambra fuori dai confini nazionali. «Abbiamo portato il famoso Reggio approach anche in Spagna: la nostra idea audace ha riscontrato un ottimo consenso, ma purtroppo la crisi ha portato le istituzioni a ridurre a zero i contributi – spiega Mainardi – In Catalogna la gente è ricca, ma nonostante questo i funzionari pubblici, solo per fare un esempio, sono senza stipendio da mesi. E se le famiglie non hanno più soldi, spesso iniziano a tagliare proprio decidendo di tenere a casa dall’asilo i bambini. É stata bella la nostra avventura spagnola, ma è stata dura come un’arrampicata. Si è conclusa con la cessione del servizio a una società locale che si è impegnata a portare avanti i nostri valori».

SABATO 19 GENNAIO, ORE 16

Vedere per credere: uno dei fiori all’occhiello di Ambra, il nido-scuola Totem, spalanca le porte alle famiglie che in questo periodo devono iscrivere i figli per il prossimo anno scolastico

Nonostante la neve che ha imbiancato Reggio Emilia in queste ore, quasi trenta famiglie hanno varcato le porte del Totem, uno dei nidi-scuola di Ambra che da due anni ha avviato anche una sezione bilingue per gli iscritti da uno a sei anni. «Non si tratta di insegnare l’inglese ai bambini, ma proprio di una sezione in cui si parlano due lingue – spiega Mirosa Macciò, responsabile area Infanzia di Ambra – Si tratta di una sperimentazione arrivata ormai al terzo anno, e inevitabilmente è proprio questa ad aver attratto il maggior numero di famiglie». È il periodo in cui i più piccoli vengono iscritti ai nidi, e il Totem – approfittando dei festeggiamenti per il suo quindicesimo compleanno – ha voluto aprire a tutti le porte: «Bisogna darsi da fare per essere visibili e offrire servizi di qualità – commenta la Macciò – Da qualche tempo culliamo il sogno di aprire la prima scuola elementare bilingue: sarebbe davvero il coronamento di un’esperienza che, almeno qui da noi, è molto innovativa».

E domani?

Per Ambra, l’agenda dei prossimi mesi è fitta di impegni importanti. «A fine febbraio ci presenteremo agli stakeholder, e a marzo riceveremo dal ministero della Salute i crediti Ecm (Educazione continua in medicina) da distribuire durante una conferenza sulla riabilitazione degli anziani a Pescara – spiega la Venturi – Inoltre, dovremo rinnovare il nostro consiglio di amministrazione durante l’assemblea di bilancio». Nel mentre, l’obiettivo è quello di mantenere «il portafoglio lavori e l’occupazione, conservando la massima trasparenza nei confronti di tutti». «I nostri conti sono pubblici. Ed è vero, i nostri servizi possono anche costare di più, ma noi puntiamo sulla qualità dei servizi e paghiamo regolarmente gli operatori, e questo li porta a non lavorare con rabbia o indifferenza. Per abbassare le rette dovremmo incidere sulla qualità delle prestazioni o sui diritti dei lavoratori, ma non vogliamo farlo: sarebbero i nostri utenti a pagarne le conseguenze, e non possiamo permetterlo: le loro famiglie contano sulla qualità del nostro lavoro, e devono poter continuare a farlo».