Skip to main content

Adriano Olivetti, all’inaugurazione dello stabilimento di Pozzuoli, nel 1955, disse: “La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza. […]. A noi dirigenti spetta quasi tutta la responsabilità di farla divenire a poco a poco una cellula operante rivolta alla giustizia di ognuno, sollecita del bene delle famiglie, pensosa dell’avvenire dei figli e partecipe infine della vita stessa del luogo che trarrà dal nostro stesso progresso alimento economico e incentivo di elevamento sociale”. Coniugare produttività e benessere: una visione illuminata e coraggiosa che è andata perduta o che di questi tempi non ci possiamo permettere? Una sperimentazione condotta dalla Fiaso (Federazione Italiana Aziende Ospedaliere) in 15 Asl con azioni mirate a migliorare l’ambiente lavorativo sotto tutti gli aspetti (da quello motivazionale a quello ambientale, passando per quello personale e familiare) ha dato risultati significativi: oltre il 77% dei dipendenti ha dichiarato di stare benissimo da un punto di vista psicologico e i lavoratori che si sono detti stressati dal loro impiego sono scesi dal 25% al 10%. Percentuali che si traducono anche in un aumento del 27% della produttività. Si calcola poi che in Europa lo stress lavoro correlato costi qualcosa come 20 miliardi di euro, e sia causa del 60% delle assenze dal luogo di lavoro. Di rendere strutturale e costante il circolo virtuoso di benessere e produttività si occupa Well_B_Lab*, spin-off della Facoltà di Economia “Marco Biagi” dell’Università di Modena e Reggio Emilia che fornisce a imprese ed enti pubblici consulenze legate agli aspetti organizzativi del lavoro, al miglioramento della produttività, all’incremento dell’interazione fra gruppi e al commitment dei dipendenti. Le consulenze di Well_B_Lab* – sviluppate a partire dai risultati della ricerca accademica – indicano alle imprese il modo di creare benessere e armonia sui luoghi di lavoro, in modo da stimolare l’efficienza e, di conseguenza, la produttività e la capacità competitiva dell’impresa stessa.

«Il laboratorio – spiega Giovanna Baladassi, presidente della cooperativa Well_B_Lab* – offre alle imprese un supporto efficace nei percorsi di responsabilità sociale, nell’analisi delle politiche organizzative e nell’individuazione di soluzioni per la gestione delle risorse umane. Ci occupiamo di costruire sistemi innovativi in ambiti quali la valutazione della performance e del benessere organizzativo, il work-life balance, lo stress lavoro correlato e la certificazione di genere». «Di recente – prosegue la Badalassi – il Testo Unico sulla sicurezza (D-Lgs 81/08) ha introdotto il concetto di rischi da stress da lavoro correlato, con una particolare attenzione alle differenze di genere, e anche in diverse procedure di certificazione della qualità (ISO9001 e SA8000) il benessere dei lavoratori è considerato un requisito fondamentale».

La crisi ha naturalmente contribuito ad aumentare ancora di più incertezze e tensioni: «Attualmente, potenziali situazioni di stress sono diffuse nei diversi livelli e fra le diverse figure – spiega la vicepresidente di Well_B_Lab* Francesca Corrado, dottore di ricerca all’università di Macerata ed esperta di analisi di politiche pubbliche – Le imprese che in passato non hanno investito nel benessere dei dipendenti oggi affrontano un duplice rischio: quello di non essere supportate dalla solidarietà dei lavoratori nell’individuazione di strategie per superare la crisi, e quello di trovarsi a fronteggiare in misura crescente le loro situazioni di disagio lavorativo, economico e familiare». Un’esperienza interessante in un mercato del lavoro come quello del nostro Paese: flessibilità come sinonimo elegante per precarietà, bassissima occupazione e retribuzione femminile, scarsa attitudine a valorizzare e assorbire le elevate competenze dei giovani, così come i bagagli di esperienza dei meno giovani. Alcune categorie sono più a rischio di altre: «Impossibilitate a conciliare i diversi tempi di lavoro e vita personale, le persone che sostengono più ruoli – sia nel lavoro retribuito nell’impresa, sia in quello domestico e di cura – sono più soggette a forme di stress», spiega Tindara Addabbo, professore associato di Economia del lavoro presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e consigliere di amministrazione di Well_B_Lab*. Sono le donne, spesso, a dover trovare il tempo per prendersi cura della famiglia e della casa, cercando equilibri impossibili con i propri impegni professionali. A causare ulteriore malessere, poi, contribuiscono anche la «frammentazione delle posizioni contrattuali e la maggiore eterogeneità dei lavoratori nell’impresa. Tutte situazioni – spiega la Corrado – che possono dare luogo a forme di discriminazione fra i lavoratori, traducendosi in un peggioramento dell’ambiente lavorativo a discapito della produttività».

E’ in un quadro simile che interviene Well_B_Lab*: «L’applicazione dei principi del diversity management, che considera i lavoratori come risorse fondamentali per il successo aziendale riconoscendone e valorizzandone le differenze, é una strategia di successo ancora troppo poco diffusa – conclude la Badalassi – Ma per il futuro, l’impresa che voglia attrarre le migliori risorse umane dovrà mostrare sempre più attenzione verso il loro benessere».

2 Comments