di Anna Salami
“L’homo sapiens sarà estinto probabilmente nei prossimi 100 anni e lo stesso accadrà per molti animali. È una situazione ormai irreversibile e penso sia davvero troppo tardi per porvi rimedio”. (Frank Fenner, biologo, Australian National University, maggio 2010)
e allora…
Se le cose stanno davvero come afferma il 95enne professore di microbiologia, che con le sue ricerche ha contribuito tra l’altro a debellare il vaiolo, non resta altro da fare se non pensare a come trascorrere al meglio il poco tempo che ci rimane. Una scelta non propriamente nobile, ma più che comprensibile davanti ad un simile previsione: dare fondo alle risorse a disposizione e non perdere nemmeno un minuto in più in progetti per salvare un mondo che non avrà più alcuna specie ad abitarlo. Ma le cose potrebbero anche andare diversamente, come sostengono altri scienziati, e un margine di azione per contrastare questo fenomeno di autodistruzione potrebbe ancora esserci. Nel caso si volesse tentare di salvare il salvabile, bisognerebbe lavorare, in primis, sui cambiamenti climatici avvenuti ad opera dell’uomo, e a ruota sull’esplosione demografica e sui consumi fuori controllo. Questo tentativo avrebbe senso, però, solo ad una condizione: agire ora, il più rapidamente possibile, adottando a livello sovranazionale politiche di sviluppo eco-sostenibile. Apocalittici o inguaribili ottimisti, qualsiasi strategia decideremo di seguire una cosa sembra certamente assennata: far tesoro della saggezza popolare secondo cui “chi ha tempo, non aspetti tempo”.