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Le paure dei mercati finanziari europei

Di 01/07/2010Marzo 15th, 2023No Comments

di Federico Parmeggiani (Dipartimento di Diritto dell’Economia, Università di Siena)

Nei mesi scorsi le borse europee hanno subito dei momenti di forte stress: al di là dell’instabilità generale connaturata al delicato momento, da più parti si è insinuato che dietro a ribassi delle borse così marcati e anomali ci fosse un disegno speculativo prestabilito, volto, secondo ricostruzioni che sconfinano nella dietrologia e il complottismo puro, a infliggere alla moneta unica europea un colpo durissimo, che avrebbe segnato la fine della sua leadership valutaria nei confronti del dollaro.

Si voglia credere o meno a queste ardite ricostruzioni, un dato certo è che tempi come questi di forti oscillazioni costituiscono il clima ideale per i piani speculativi di cui alcuni attori del mercato sono maestri, in primo luogo gli hedge funds. Alla luce della loro crescente fama, conviene quindi fare un minimo di chiarezza su questi potenti soggetti speculatori e sulle strategie da essi adottate.

I fondi speculativi (in inglese, appunto, hedge funds) sono un peculiare tipo di soggetto di mercato nato e sviluppatosi all’interno dei mercati finanziari statunitensi. Essi sono fondi di investimento preclusi alla stragrande maggioranza dei piccoli risparmiatori: l’investimento minimo ammonta infatti a circa un milione di dollari. Rivolgendosi solo a questo tipo di investitori milionari gli hedge funds non sono sottoposti alle normative che normalmente disciplinano i fondi di investimento, volte a predisporre un attento sistema di vigilanza su di essi. In virtù di questa mancanza di controlli gli hedge funds possono agire sul mercato con maggiore libertà e anche assumere rischi elevati con una spregiudicatezza che normalmente è preclusa ad altri grandi investitori.

Le loro tecniche speculative comportano la massimizzazione dei propri profitti nel breve termine e allo stesso tempo la copertura di eventuali perdite oppure la moltiplicazione esponenziale delle plusvalenze conseguite. Una delle tecniche in cui gli hedge funds sono maestri sulla quale conviene soffermarsi è la cosiddetta vendita allo scoperto (in inglese, short-selling) in quanto è forse quella che in questi mesi fa più tremare il mercato e preoccupa i governi. Tale tecnica consiste nel vendere sul mercato dei titoli che di fatto non si posseggono: il fondo prende in prestito titoli altrui, pagando un interesse sul prestito e li vende sul mercato come fossero propri. In questo modo è possibile per il fondo vendere quantità immense di titoli sopportando una spesa iniziale molto inferiore a quella che sarebbe sostenuta in caso di acquisto dei medesimi titoli. Una simile tecnica postula ovviamente che i titoli siano restituiti al soggetto che li ha concessi in prestito (solitamente una banca d’investimento), perciò il fondo deve, in seguito alla vendita, ricomprare una pari quantità di titoli sul mercato, ponendo in essere quella che viene chiamata operazione “di copertura” (in inglese, covering).

In ragione di tale obbligo di riacquisto per la restituzione, l’hedge fund realizza un profitto solo qualora il prezzo del titolo al momento del riacquisto sia inferiore rispetto a quello corrente al momento del prestito; qualora invece il valore del titolo nel frattempo sia salito, il fondo, ricomprandolo, realizzerebbe una perdita. Perciò ogni volta che un titolo sul mercato è venduto allo scoperto, chi pone in essere tale operazione è come se scommettesse implicitamente sul suo ribasso, auspicando che esso sia il più elevato possibile e il più repentino possibile, visto che gli interessi pagati sul prestito titoli sono proporzionali al tempo intercorso fino alla restituzione. Rimane ora da chiedersi se questa tecnica così utilizzata dai fondi speculativi sia o meno distorsiva dei prezzi di mercato e quindi da condannare.

I difensori di questa tecnica affermano che, dal momento che i fondi speculativi decidono su quali titoli scommettere al ribasso in base a studi approfonditi e informazioni non accessibili al pubblico, essi con le loro vendite allo scoperto offrono a tutto il mercato un segnale sul reale stato di salute del soggetto che ha emesso tali titoli, sia esso una società quotata o uno stato sovrano, facendo circolare così una preziosa informazione di cui anche i piccoli investitori potrebbero giovarsi.

I detrattori al contrario tacciano gli hedge funds di essere meri speculatori, preoccupati unicamente di massimizzare i profitti nel brevissimo periodo, e sostengono che la vendita allo scoperto non sia altro che una tecnica usata per diffondere in borsa infondati timori che distorcono i reali prezzi dei titoli e distruggono il valore creato dalle imprese che li hanno emessi. Non è facile dire con certezza quale di queste due contrapposte opinioni sia da sostenere, vantando entrambe alcune argomentazioni convincenti e altre ancora da verificare.

Una cosa certa è che gli hedge funds sono parte integrante delle dinamiche di mercato e l’analisi del loro operato da parte del legislatore americano ed europeo non è più differibile, in quanto solo dal loro giudizio dipende il ruolo e il peso che in futuro tali soggetti avranno nella finanza mondiale.