Skip to main content
Economia

Giro di vite (antismog)

By 02/03/2010Marzo 15th, 2023No Comments

smog1_optdi Luca Maramotti

L’esperienza ci ha ormai insegnato che la battaglia contro l’inquinamento non è solo un fatto estetico. Lo smog, le polveri sottili, la riduzione della fascia di ozono, il riscaldamento globale: tutti questi incubi, che lentamente si stanno materializzando sulla nostra civiltà, possiedono un potere devastante che va esponenzialmente aumentando i rischi per il pianeta e per l’intera umanità.

Di inquinamento, infatti, si muore. Solo alcuni anni fa, lo studio Misa2, condotto dalle Università di Firenze, Padova e Torino, rilevava che, nella sola regione Emilia-Romagna, nel periodo 1996-2002 sono state 1.224 le morti imputabili direttamente all’inquinamento atmosferico. Gli effetti epidemiologici dei principali agenti inquinanti (NO2, CO2, Pm10) dell’atmosfera sono stati studiati a fondo in questi anni ed è stato verificato che, per ogni 10 µg/m3 di Pm10 in più nell’aria, la mortalità a breve termine aumenta dell’1% e quella a lungo termine del 5%. Se negli anni passati fosse stato rispettato il limite ambizioso previsto dalla normativa europea per il 2010 le morti evitate ogni anno sarebbero state almeno 900. L’inquinamento atmosferico è quindi divenuto in pochi anni una vera e propria emergenza sanitaria.

L’approfondito studio realizzato per la zona emiliano-romagnola nel 2004 (Relazione sullo stato dell’Ambiente della Regione Emilia-Romagna) ha fotografato una situazione non proprio felice. La lettura integrata dei dati rilevati dalle reti di monitoraggio ha da una parte rilevato la riduzione di agenti inquinanti storici (biossido di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo) e dall’altra ha però individuato una situazione di elevata criticità, in particolare nelle zone urbane, causata soprattutto da inquinanti nuovi quali particolato (le famigerate Pm10) e ozono.

Questa sorta di turn-over degli agenti inquinanti risente delle mutate condizioni di vita e di produzione che si riscontrano nelle nostre città in particolare l’aumento dell’uso dei derivati del petrolio, sia per autotrazione che per produzione generica di energia e riscaldamento. La metanizzazione e il miglioramento dei combustibili hanno portato alla riduzione di inquinanti come il biossido di zolfo ma, dall’altra parte si registrano problematiche gravi riguardanti le polveri sottili (soprattutto nel periodo invernale) e l’ozono (nel periodo estivo). Le concentrazioni di Pm10 registrate in Emilia Romagna nell’anno 2003 variano dalla media annuale di Piacenza (39 microgrammi per metro cubo) al massimo di Forlì (46 microgrammi per metro cubo). Parma, Reggio Emilia, Bologna e Forlì hanno inoltre registrato, nel 2003, un superamento del limite annuale della concentrazione di micro polveri. Lo stesso indicatore, al riepilogo di fine 2009, fornisce dati leggermente diversi. Le concentrazioni di Pm10 rilevate a Piacenza vanno dai 34 microgrammi di media per viale Pubblico Passeggio, ai 40 microgrammi di via Giordani. A Reggio Emilia si hanno dati molto altalenanti che vanno dai 31 microgrammi di viale Risorgimento, ai 42 di viale Timavo; mentre Bologna va dai 24 dei Giardini Margherita, ai 34 di Porta San Felice.

I dati più recenti evidenziano dunque un calo delle polveri sottili che, anche nelle zone urbane più critiche, tendono a non superare i 40 microgrammi per metro cubo. I dati riguardanti le Pm10 sono rilevati e monitorati costantemente, per fornire un’immagine completa e aggiornata della situazione dell’inquinamento atmosferico, che ha nelle polveri sottili il suo principale agente, anche se non l’unico. Viene infatti elaborato quotidianamente un bollettino riguardante altri agenti inquinanti dannosi per la salute umana (e per quella planetaria). Ozono, benzene e biossido di azoto vengono tenuti sotto controllo dalle stazioni ambientali situate nei punti nevralgici delle province emiliano-romagnole. Si evidenzia così che, come temuto, in estate è soprattutto l’ozono a preoccupare: a Bologna, a inizio settembre, si registravano infatti superamenti del limite consentito (121 microgrammi al metro cubo presso i Giardini Margherita), così come a Reggio Emilia (in tutta la provincia, fino a 150 microgrammi) e a Piacenza (145 microgrammi presso il Parco Montecucco). Le polveri sottili, come già detto, la fanno invece da padrone durante il periodo invernale, con l’aumento dei mezzi a motore in circolazione e con l’uso più intenso del riscaldamento. Come muoversi allora per evitare che queste dannosissime particelle penetrino nei nostri polmoni?

Col passare degli anni cresce fortunatamente la coscienza civile e ambientale dei cittadini e delle istituzioni e numerose sono le iniziative rivolte al contenimento dell’inquinamento atmosferico. Soffermandosi unicamente su questo inizio 2010 le amministrazioni comunali propongono parecchie soluzioni alternative all’uso del mezzo privato: a Bologna, Imola, Ferrara e Ravenna è stata avviata la sperimentazione della bigliettazione elettronica sulla rete urbana e suburbana per facilitare l’avvicinamento della cittadinanza ai mezzi pubblici; a Forlì, durante i giovedì anti-smog, sono organizzate navette-bus gratuite, eventi, car sharing e punti informativi; mentre a Ravenna, sempre al giovedì, il trasporto pubblico è gratuito.

A queste iniziative si affiancano poi politiche più strutturate: a Bologna l’amministrazione comunale prosegue con il suo progetto di avere almeno il 50% di mezzi ad impatto basso o nullo acquistando 42 mezzi a gpl e metano, mentre i comuni di Portomaggiore e Argenta (Fe) propongono ecoincentivi per la conversione a gas metano o gpl di veicoli privati. Anche l’educazione ambientale fa passi avanti: il progetto Bimbimbici lancia per il 2010 un Concorso Nazionale di Disegno, rivolto agli alunni delle scuole dell´infanzia e delle scuole elementari di tutta Italia, affinché, attraverso l´espressione della loro creatività, vengano stimolati alla riflessione sulla mobilità sostenibile. Di fronte alle polveri sottili e agli altri agenti inquinanti è necessario tenere alta la guardia: molte sono le cose da fare, quindi, ma molti sono anche i segnali positivi che arrivano da società civile e istituzioni.