Le imprese che gestiscono processi di outsourcing oggi in Italia sono circa 30.000, con quasi 200.000 occupati, un fatturato che si attesta sui 19 miliardi di euro e un valore aggiunto di 9,4 miliardi. È quanto emerge dal Rapporto «La seconda transizione dell’outsourcing» realizzato dal Censis in collaborazione con il Gruppo De Pasquale, a vent’anni di distanza dalla prima indagine sul settore. Il Censis ha elaborato una stima del valore del settore dell’outsourcing, inteso come l’insieme di attività e processi che le aziende o gli enti affidano a terze parti in base alle diverse strategie perseguite. Il report identifica le leve che possono portare l’esternalizzazione dei processi ad assumere anche il ruolo di motore della crescita e dell’innovazione nelle imprese. E evidenzia le traiettorie che si stanno consolidando.
Un comparto in continua crescita.
Il report conferma il percorso di crescita che sta interessando l’intero Business Process Outsourcing (Bpo) in Italia. Nel confronto con i dati al 2016, già nel 2019 si registrava un aumento del 15,8% del numero di imprese che gestiscono processi di outsourcing, una crescita dell’occupazione del 13,3% e un incremento del fatturato del settore del 15,5%. Più collaborazioni, più competenze. Si prospetta un cambiamento di paradigma: le aziende che esternalizzano processi e servizi hanno maturato una maggiore consapevolezza in merito ai vantaggi che derivano dai meccanismi di integrazione, scambio, collaborazione, sia in un’ottica di espansione (outward looking), sia secondo una logica di ottimizzazione (inward looking). La ricerca di nuovi mercati e nuovi clienti spinge la collaborazione tra le imprese (il 38,7% delle imprese italiane), cui fa seguito la necessità di contenere i costi (36,1%) e di sviluppare l’innovazione di processo o di prodotto (22,9%). Il 20% delle aziende si concentra sulle partnership per acquisire nuove competenze e tecnologie, accrescere la flessibilità organizzativa e implementare strategie di internazionalizzazione.
Da un modello a scala ridotta a un ecosistema di imprese.
Le relazioni fra le imprese, facilitate dalla digitalizzazione e da una competizione che si sposta dal livello di singola impresa e di singolo territorio al livello di ecosistema, riducono i condizionamenti della piccola dimensione d’impresa e favoriscono la creazione di valore aggiunto su una scala più ampia. A maggior ragione in Italia, questo elemento assume un’importanza decisiva, vista la persistenza di modelli imprenditoriali a scala ridotta e la difficoltà di innalzare la dimensione media delle aziende: fattori che rendono il sistema produttivo di beni e servizi estremamente frammentato, con oltre 4 milioni di imprese con meno di 10 addetti e poco più di 4.000 che superano la soglia dei 250 addetti.
«La ricerca conferma l’attenzione verso l’ottimizzazione dell’attività d’impresa, nell’accezione di razionalizzazione dei costi che ha sempre spinto il ricorso all’outsourcing, ma anche una crescente attenzione all’innovazione di processo, oltre che di prodotto, con l’obiettivo di mirare a un incremento continuo dei livelli di flessibilità e di adattabilità imposti dal mercato», ha commentato Denise De Pasquale, Presidente del Gruppo De Pasquale. «È su questo terreno che si misura la capacità del settore dell’outsourcing di continuare a crescere, giocando un ruolo di partner delle imprese negli ecosistemi che sempre più si stanno configurando, con un’offerta di servizi allineati ai processi di innovazione portati avanti dalle aziende clienti». «Siamo entrati in una stagione nuova dell’outsourcing, in cui le aziende che esternalizzano e le aziende che acquisiscono la gestione dei processi stanno modificando i rapporti di collaborazione e integrazione, innalzando il potenziale di crescita per entrambe le parti, secondo una logica win-win», ha confermato Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis. «A questo punto, diventa essenziale osservare e analizzare l’evoluzione di questo settore che per vocazione riesce a trasferire e accelerare i processi di innovazione organizzativa sia nelle grandi che nelle piccole e medie imprese del sistema produttivo italiano».