NELLA SARABANDA DI PADIGLIONI, CLUSTER, CIBI, PROFUMI, SPECIALITÀ E SORPRENDENTI ESPERIENZE DI EXPO 2015, CIASCUN VISITATORE AVRÀ UNA PERSONALE SELEZIONE DEL MEGLIO CHE HA POTUTO VEDERE, ANNUSARE E GUSTARE. ANCHE NOI VOGLIAMO PROPORVI LA NOSTRA
L’orto galleggiante
Il padiglione Usa a Expo ha selezionato 10 startup innovative nell’ambito del programma “Feeding the accelerator” che avrà lo scopo di rivoluzionare il modo in cui il cibo è prodotto e consumato. Tra queste c’era la startup italiana Pnat, che ha inventato la serra galleggiante modulare Jellyfish Barge, grazie al contributo dell’Università di Firenze e della Regione Toscana. Si tratta di una serra costruita su piattaforma galleggiante. Nella struttura,grazie alla coltivazione idroponica, è possibile coltivare piante senza consumo di suolo, con un risparmio d’acqua del 70%. Il progetto è già stato richiesto da diversi hotel a 5 stelle come attrazione per i visitatori, ma una serra galleggiante da 800 piante in futuro potrebbe garantire l’autosufficienza a un ristorante.
Il cluster del cioccolato
Saranno gli effetti psicotropici della teobromina, sarà il profumo, sarà il gusto, sarà che al cacao sono in pochi quelli che resistono ma il cluster del cacao ha lasciato un favoloso ricordo in tutti quelli che lo hanno visitato. Stand dei paesi produttori del pregiato frutto, gli specialisti di Eurochocolate, show cooking, kebab e pizze al cioccolato, cocktail al cacao e tanti produttori artigianali che popolavano gli spazi dei distretti del cioccolato italiani (Torino-Piemonte, Perugia-Umbria, Modica-Sicilia) che hanno messo in mostra il meglio della loro produzione. Per i golosi è stato il paradiso in terra.
Olio extravergine fatto in casa
L’olio d’oliva è il fondamento della dieta mediterranea, ricercatissimo nelle sue qualità migliori. E domani ce lo faremo a casa. A Expo ha fatto la sua comparsa RevOILution, un elettrodomestico completamente made in Italy in grado di produrre in 45 minuti olio extravergine d’oliva spremuto a freddo, senza alcuna alterazione, in ogni stagione dell’anno. Con un chilo di olive è in grado di ottenere circa 125 millilitri d’olio a un costo medio di 15 euro al litro. La startup calabrese che lo ha ideato venderà anche le olive italiane selezionate per varietà, surgelate dopo la raccolta per mantenerne intatte le peculiarità organolettiche. Prezzo iniziale stimato della macchina: 1.000 euro. Ne risentiremo parlare presto.
Brezza austriaca
Ricordate il torrido luglio di quest’anno? A Expo una voce andava in giro sussurrata, come se ci si confidasse un segreto. “Cercate il padiglione dell’Austria”. Non di solo pane si nutre il corpo, ma anche d’aria buona, e sarà stato proprio questo principio a spingere gli austriaci a proporre per il proprio padiglione un percorso nel microclima della tipica vegetazione locale, creando una temperatura naturalmente più fresca senza ricorre al condizionamento. Un concentrato di natura capace di generare oltre 62 chili di ossigeno fresco ogni ora. Il risultato era di avere 4 o 5 gradi in meno rispetto alla temperatura esterna grazie alle decine e decine di alberi, le centinaia di arbusti e al sistema di microgocce sprigionate da un sistema di nebulizzatori.
Le comunità locali
Expo ha dato visibilità non solo a nazioni, ma anche a realtà locali, densi di eccellenze e bellezze. Le regioni italiane sono state privilegiate dal fatto di ospitare l’esposizione universale nel proprio Paese, ma darsi visibilità non sarebbe stato comunque possibile senza avere alle spalle un tessuto di collaborazioni, obiettivi e intenti comuni. Lo conferma Roberto Angeli, sindaco di Reggiolo e delegato al marketing territoriale dell’Unione dei Comuni della Bassa Reggiana: “Uno tra gli aspetti più positivi per noi è che per un’occasione irripetibile come Expo l’Unione ha accettato di portare avanti un progetto comune sul turismo, che in precedenza era un settore che ci aveva visto sempre andare avanti separati”. Il valore dell’aggregazione è confermato anche da Enrico Bini, sindaco di Castelnovo Monti e presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino Reggiano. “Dobbiamo ringraziare la Regione per aver creduto e supportato le piccole realtà territoriali a inventarsi un’idea di promozione per una vetrina mondiale così importante – afferma Bini – tutto è stato a nostro favore, anche l’organizzazione di Expo ci ha concesso uno spazio che non ci saremmo aspettati e che ci ha permesso di accogliere tantissimi visitatori”. A poche settimane dalla fine di Expo sono in cantiere anche i primi accordi economici. “Abbiamo avuto contatti con buyers di tutto il mondo – ci ha confermato Delio Folzani, direttore dell’Unione Montana Appennino Parma Est – naturalmente essere un territorio dalle eccellenze già famose a livello mondiale ci ha aiutato, ma abbiamo comunque seminato. Per una piccola realtà come la nostra è stata una grande occasione”.
L’architettura
Nel computo delle spese strutturali per Expo, Milano ne ha guadagnato con un restyling invidiabile: il prolungamento della linea 5, il progetto delle tre torri Isozaki, Hadid e Libeskind nell’area della ex Fiera, la piazza Gae Aulenti e il meraviglioso parco di grattacieli, i boschi orizzontali di Stefano Boeri. Poi ancora il restauro della Galleria, la riapertura della Darsena, il Museo delle Culture… E per quanto riguarda i padiglioni? Per l’architetto Monica Gambini sarebbe un peccato cancellare queste esperienze: “Le architetture create per Expo erano perfette per il loro scopo temporaneo e, al di là del personale gusto estetico, tutte assolutamente valide strutturalmente. Quello che più di tutto potrebbe porsi come eredità del futuro è che tutte le area create per la promozione di culture, alimentazioni e territori non vengano dismesse e smantellate, ma ripristinate nei paesi d’origine per rimanere come punto di riferimento”.
Design giapponese, ironia italiana
Col passare del tempo all’Expo un padiglione ha saputo diventare un vero e proprio mito: il mirabolante e ipertecnologico padiglione del Giappone. Tempo di attesa medio per mettervi piede: almeno 10 ore, quasi il tempo del viaggio aereo Milano-Tokio. Cosa fa un italiano per ingannare un’attesa di 10 ore? Dà sfogo a fantasia e ironia. Le testimonianze delle terrificanti file per accedere al padiglione del Giappone sono rimaste sotto forma di incisioni sul perimetro di legno, come piccoli “SOS” intrisi di disperato sarcasmo. Qualche esempio? “I campi di Holly e Benji erano meno lunghi della fila”; “Ieri ho fatto la ceretta, oggi ho già la ricrescita”; “Quando sono arrivata avevo 13 anni, adesso ne ho 24”; “Siamo stati così tanto in fila che abbiamo ricevuto la cittadinanza giapponese”; fino a un epocale “Mia madre era incinta, sono nato nella fila”.