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ce12a545be775fe4f381988bebcf9274LO SCORSO 31 OTTOBRE ALLE 19.12, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA, HA PRONUNCIATO LA FRASE: “DICHIARO UFFICIALMENTE CHIUSA L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE EXPO 2015”. ED È SUBITO STATO TEMPO DI BILANCI, PERCHÉ L’ORGANIZZAZIONE DI UN EXPO NON È CERTO UN AVVENIMENTO DI TUTTI I GIORNI. ALLA FINE SONO STATI SPESI 3 MILIARDI DI EURO IN INFRASTRUTTURE, MA È STATO CALCOLATO UN RICAVO DI 6 MILIARDI DI UTILI SOLO IN AFFLUSSI TURISTICI. I VISITATORI TOTALI SONO STATI 22,2 MILIONI, DI CUI UN TERZO STRANIERI. MA QUELLO CHE CI RIMANE IN EREDITÀ DALL’EXPO NON SONO SOLO CIFRE, ANCHE SE LUSINGHIERE, PERCHÉ L’OBIETTIVO È CHE SIANO SOLO LA PUNTA DI UN ICEBERG.

L’Italia ha lavorato a questo appuntamento sin dal 2008, quando l’Ufficio Internazionale delle Esposizioni scelse Milano preferendola alla metropoli turca di Smirne. Al governo allora c’era ancora Romano Prodi e parole come crisi e recessione erano ancora impensabili. Da allora il progetto di Expo è rimasto sempre un po’ in disparte, impaludato, visto come un’occasione eccezionale per il Paese, ma lontano nel tempo. Fino agli ultimi anni a ridosso dell’evento, quando ci si è accorti che se non si iniziava a lavorare seriamente, quella che sarebbe dovuta essere una dimostrazione d’eccellenza sarebbe potuta diventare una figuraccia mondiale. Alla fine e a conti fatti, l’Italia ha fatto un’ottima figura, nonostante un avvio in sordina con padiglioni incompleti e un afflusso di visitatori deludente che si è cercato di rianimare in ogni modo, dai biglietti omaggio alle gite scolastiche. Ma è stata solo una questione di tempo, perché la marea dei visitatori non ha tardato troppo ad arrivare, fino ai pienoni estivi e agli assalti delle settimane finali. La giornata di maggior affluenza è stato sabato 26 settembre, in cui nella zona fiere di Rho si sono ammassate ben 259.093 visitatori: praticamente l’intera popolazione della città di Verona.

Se col passar delle settimane Expo è riuscita a diventare un’ambita destinazione turistica, non si possono ignorare nemmeno gli effetti benefici immediati indotti per l’economia nazionale, che ci sono stati. Le valutazioni più caute (in questo caso estratte da una ricerca della società di assicurazione Euler Hermes del gruppo Allianz) sono dello 0,1% dell’intero Pil, oltre a un contributo di circa il 20% all’aumento dei guadagni derivanti da esportazioni nel 2015. In particolare, dall’inizio dell’esposizione sono stati esportati 3,5 miliardi di euro in più di merci e 600 milioni di euro in più di servizi. In totale quest’anno l’ammontare dell’export di merci dovrebbe raggiungere quota 15 miliardi rispetto agli 8 del 2014 e 6 miliardi per i servizi a fronte dei 3 dell’anno precedente. Per giustificare questa crescita non si può ignorare l’euro debole e un generale aumento del made in Italy sui principali mercati di riferimento dei prodotti nazionali, ma è innegabile che Expo abbia dato una bella spinta, soprattutto per il segmento dell’export dei servizi.

Effetto Expo, come e per quanto?

Durerà? Questa è la vera domanda a cui rispondere. Se guardiamo l’orizzonte con l’occhio freddo degli analisti, non dovremmo farci prendere troppo dall’entusiasmo. La stessa ricerca di Euler Hermes infatti predice crudamente che un’azienda ogni dieci tra le 10 mila nuove realtà imprenditoriali nate sull’onda di Expo non arriverà al 2019, mentre l’outlook più negativo parla addirittura di fallimento per 3 mila aziende. Il rischio maggiore a breve termine potrebbe rivelarsi l’insolvenza tra le imprese nei settori legati alla kermesse milanese, soprattutto nel settore edile. Ma il futuro non è già scritto; se il dopo Expo significherà semplicemente la fine della manifestazione oppure un nuovo inizio, è ancora tutto da definire. Ci sono alcuni fattori che potrebbero essere decisivi, come la destinazione d’uso delle aree che hanno ospitato Expo. La scelta potrebbe essere un toccasana in termini di innovazione futura, soprattutto se il Governo confermerà che la metà che non verrà destinata al verde, sarà destinata a diventare un centro scientifico per le attività di sviluppo e ricerca. Questo potrebbe fare da compensazione ai bassi investimenti riservati dall’Italia alla ricerca e allo sviluppo nell’ultimo decennio e che oggi ci ripaga con una crescita produttiva inferiore alla media europea. Nel frattempo però, godiamoci i frutti di questo Expo, di cui hanno beneficiato soprattutto i settori dell’agroalimentare, del tessile e della meccanica: comparti economici in cui le aziende dell’Emilia Romagna hanno un peso notevole.

Food, alla grande

In effetti un’esposizione mondiale che aveva come tema “Nutrire il pianeta” non poteva che svolgersi in Italia, e questo è stato assodato nel 2008. In questo contesto, una regione come l’Emilia Romagna non poteva non viverla come protagonista assoluta, poiché secoli di tradizioni e fior fiore di eccellenze celebrate (e malamente scopiazzate) nel mondo lo imponevano. Ma la partecipazione della regione che il colosso mondiale delle guide di viaggio, Lonely Planet, ha recentemente definito “il paradiso del cibo” non è stato un semplice obbligo di presenza. Lo conferma l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli: “Expo Milano è stata un’esperienza molto importante per l’Emilia-Romagna – ci ha raccontato – Come Regione ci abbiamo creduto e abbiamo investito in risorse e progettualità, in stretta collaborazione con il territorio: le imprese, il mondo della cultura, la scuola e l’università. A parte la Lombardia che ospitava l’evento, siamo state la presenza regionale più ricca per qualità e quantità delle proposte. Abbiamo cercato di valorizzare al massimo Expo come occasione per rafforzare le nostre relazioni internazionali, spingere l’acceleratore sull’innovazione e sulla ricerca. Non è un caso che il nostro evento di punta sia stato il World food research and innovation forum: una piattaforma mondiale di dialogo sui temi della food security, della food safety e dell’ambiente, che avrà un suo prossimo appuntamento a Cibus Parma. Questi temi sono stati anche al centro della nostra recente missione istituzionale in California e nella Silicon Valley, guidata dal presidente Bonaccini. Abbiamo incontrato il governatore Jerry Brown, il ministro dell’agricoltura Karen Ross, rappresentanti del mondo universitario e realizzato un primo utile follow up di Expo Milano 2015”.

Tutto quello che ruota intorno

I benefici per il futuro dovrebbero essere trascinati dal settore d’eccellenza dell’agroalimentare con vantaggi a cascata, a cominciare dal turismo. Un’opportunità da far maturare per tutti i territori della regione, da quelli rivieraschi a quelli appenninici. “Per noi Expo è stato un grande investimento per il futuro. È stata un’occasione straordinaria per far conoscere come e perché sono prodotte le tante eccellenze del nostro Paese e della nostra regione” – così afferma Palma Costi, assessore alle attività produttive della Regione Emilia Romagna – “Per noi è stata una vetrina importante e abbiamo lavorato molto per far conoscere ciò che ruota intorno al food: una regione che ha il maggior numero di prodotti dop e igp, che ha un agroalimentare straordinario, città ricche di cultura e di arte, di storia. Tutto frutto di una terra che ha una grande cultura e che ha nelle persone il punto di forza. Questo è il messaggio che abbiamo cercato di far conoscere: una terra che ha sempre saputo coniugare tradizione, ricerca, innovazione perché – ha ribadito l’assessore – una parte delle nostre eccellenze nasce proprio da questa grande capacità”. Uno sforzo che ha coinvolto tutti, per non tagliare nessuno da un’opportunità di visibilità forse irripetibile.

“Abbiamo investito moltissimo – spiega ancora la Costi – per far partecipare il più possibile i nostri sistemi territoriali. Abbiamo messo a disposizione risorse, in totale circa 7 milioni, affinché i territori nel loro insieme collaborassero per presentare al meglio i loro prodotti: cultura, bellezze paesaggistiche, architettoniche. Abbiamo lavorato con bandi, abbiamo fatto delle selezioni e i territori hanno risposto in modo eccezionale. Abbiamo animato il nostro spazio con start up, imprese, scuole, comuni, mestieri, chef, le nostre scuole di musica, le nostre terme. Da Piacenza a Rimini abbiamo permesso di conoscere le specificità dei nostri territori”.

La forza del territorio

Proprio gli enti territoriali sono stati tra gli attori più intensamente impegnati, concentrati in uno sforzo che difficilmente sarebbe stato possibile affrontare senza sinergie e strategie aggreganti, anche col tessuto socioeconomico. “Nel territorio regionale sono state tantissime le iniziative promosse dai territori, dai Comuni, dalle associazioni economiche e culturali per presentare all’Expo 2015 l’Emilia-Romagna – spiega Daniele Manca, presidente di Anci Emilia Romagna – L’obiettivo primario è stato quello di valorizzare le nostre eccellenze, sia attraverso eventi che hanno coinvolto direttamente il pubblico di Expo, sia con iniziative offerte nei Comuni della regione. Ma la proposta dei Comuni e di Anci Emilia-Romagna è stata quella di far incontrare a Expo le politiche di promozione e sviluppo del nostro territorio, attraverso la valorizzazione delle tipicità. I progetti e le proposte sono state in tal senso numerose, tra queste ricordo Il Senso del Pesce, un percorso tematico e itinerante attraverso cinque località della costa emiliano-romagnola, con la finalità di far conoscere le qualità del pesce dell’Alto Adriatico, come alimento e come gastronomia. Questa iniziativa l’abbiamo presentata anche a Milano con la Giornata del Mare, durante la quale abbiamo abbinato show-cooking con interventi di esperti del settore sulle proprietà nutritive del pesce. Un’altra iniziativa di rilievo è stata Borghi Aperti, un evento di promozione dei Borghi Storici dell’Emilia-Romagna. Abbiamo animato la Giornata dei Borghi ad Expo, con la presenza di 14 Comuni che hanno proposto laboratori artigianali, presentazioni, intrattenimenti musicali e rievocazioni storiche. Ad essa è seguito, una decina di giorni dopo, il weekend Borghi Aperti, organizzato da Anci Emilia-Romagna, con il contributo decisivo dell’assessorato al Turismo della Regione. Ha visto 25 borghi storici della regione, aprire le proprie porte con un ricco programma di proposte tra degustazioni, animazioni, trekking e camminate, visite guidate ad aziende, musei e mostre. Sia Il Senso del Pesce che l’iniziativa Borghi Aperti, hanno le caratteristiche per diventare appuntamenti annuali che hanno lo scopo di sviluppare un turismo responsabile e sostenibile e, allo stesso tempo, presentare le ricche tradizioni gastronomiche e culturali del nostro territorio. Abbiamo contributo, inoltre alla realizzazione del Viaggio verso Expo che ha coinvolto decine di comuni costieri, montani e quelli lungo l’asse della via Emilia. In generale penso di poter affermare che lo sforzo congiunto degli enti territoriali abbia fatto emergere molto positivamente che la molteplicità, la ricchezza storica, economica e artistica di tutto il territorio può diventare più forte se il brand è regionale”.

Dalla fine, l’inizio

Tracciando un bilancio finale sulla manifestazione, possiamo certamente affermare che l’impegno per organizzare l’evento è stato profondo e spossante, seppur mescolato a un turbinio di polemiche, inchieste giudiziarie e ritardi che per certi versi sono comunque e inevitabilmente dei marchi di fabbrica tipicamente italiani. Dopo l’avvio, con qualche sforzo oltre il preventivabile, ha prevalso la qualità, e alla fine al nostro Paese resta dunque l’orgoglio di aver ospitato un’esposizione davvero universale nel suo respiro: una media giornaliera di 116.000 visitatori; oltre 15.000 aziende presenti, provenienti da tutto il mondo; un migliaio di cerimonie e conferenze; 270 delegazioni ufficiali ospitate. Un Expo che ha visto la visita di importanti uomini di stato come Putin, Hollande, Cameron, Merkel, Netanyahu, Ban Ki Moon e John Kerry. È stato un Expo dove – bisogna ammetterlo – non si è parlato abbastanza del tema della nutrizione, ma in cui l’Italia ha comunicato al mondo un messaggio forte sui temi della cooperazione agricola e alimentare ed ha messo in mostra tutti i propri gioielli, dalle prelibatezze agroalimentari ai territori in cui queste vengono prodotte grazie a secoli di tradizioni e amore per le cose ben fatte. L’Emilia Romagna ha fatto la sua parte, all’altezza soprattutto dell’importante ruolo che possiede nel settore agricolo, alimentare ed enologico. Lo sforzo per l’Expo è finito, è ora di raccoglierne i frutti. Ma non saranno frutti che cadranno direttamente nelle mani, bisognerà continuare a lavorare per andarli a prendere. Enti, territori e imprese hanno lavorato bene e i primi segnali degli indicatori economici lo confermano. Expo è finito, ma è ora che comincia il bello.