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«Le testimonianze di solidarietà, d’affetto e di amicizia sono state tantissime e mi hanno aiutato, saldando almeno nel cuore i danni provocati dal terremoto. Mi son rialzato e ho ripreso a correre con vigore, coraggio, desiderio e passione per il mio lavoro». Come la fenice, il mitico animale che risorge dalle ceneri, così il post-terremoto di Ilario Tamassia, storico imprenditore della Bassa modenese, è segnato da una rinascita. «Allo sconforto del primo momento, sono arrivati quelli di segno opposto, bellissimi e forieri di creatività e opportunità da cogliere. Vado avanti, motivato ogni giorno di più».

Da San Prospero e Cavezzo, Artistic Tamassia ha fatto il giro del mondo: nell’arredo e negli oggetti d’arte che propone si fondono eleganza e stupore, classicità e design, composizioni e oggetti unici che non di rado trovano spazio nelle case più belle ed esclusive del pianeta – quelle da Architectural Digest, per intenderci. La ricerca per il pezzo raro e prezioso, per Tamassia, va di pari passo con la creazione ex novo di ambienti e complementi d’arredo con una filosofia precisa: «L’oggetto finito non solo deve essere attuale e intramontabile, ma anche destinato ad aumentare di valore». Tamassia, al pari di molti altri colleghi e vicini, ora guarda avanti: «C’è il futuro da costruire: io e i miei collaboratori abbiamo il profondo desiderio di esserne artefici».

IERI, 29 MAGGIO

A pochi minuti dalla scossa che ha devastato la Bassa modenese in modo più feroce della prima, gli animi e le cose sono feriti. «La sensazione di smarrimento mi pervade. Le certezze di un attimo prima, spazzate via. Lo spettacolo è desolante: cocci ovunque… Anni di lavoro distrutti in una manciata di secondi. Cosa sarà successo a Cavezzo? I ragazzi staranno tutti bene?». Questo ci racconta di aver pensato Ilario, percorrendo i pochi chilometri che separano San Prospero, dove si trovava al momento della scossa, da Cavezzo, dove ha un altro punto vendita e un magazzino. All’arrivo, la ferita si allarga: «Un disastro – ricorda – Mobilio, oggetti d’antiquariato, vasi… Quello che non è andato in pezzi è danneggiato, e sono pesanti anche i danni alla struttura». Tamassia prosegue il suo racconto come in un flusso di coscienza che restituisce bene il clima di quei momenti: «Ho pensato quasi subito a reagire, a salvare tutto ciò che poteva essere messo in salvo e a pianificarne il recupero: in che modo catalogare e imballare senza creare ulteriori danni… Mio Dio, quanti cocci! Dovremo chiedere il permesso alla Protezione civile, rivolgerci ai Vigili del fuoco per entrare a recuperare tutto…». Sono giorni frenetici quelli che seguono, senza requie, con poco sonno e troppo da fare. E in tutto questo, Tamassia ha un’idea che lo illumina e che si trasfomerà in un progetto con collaborazioni illustri: «Un’opera d’arte coi cocci dei vasi, i vetri, le maioliche e le ceramiche in frantumi… Farò un’opera d’arte a ricordo di questo disastro, che non deve essere un punto di arrivo, ma un nuovo inizio».

GIOVEDì 7 GIUGNO, ORE 14

La solidarietà di amici e clienti si fa sentire da ogni parte del mondo. una telefonata di Lorenzo Quinn è l’occasione per dare forma all’idea di creare un’opera d’arte dai cocci, come simbolo della rinascita dopo il disastro

In questi giorni non sono mancate le testimonianze di solidarietà. Personaggi del mondo dello spettacolo, del jet set internazionale, dell’alta finanza non mancano di fare una chiamata o far visita a Ilario, confermando ordini e progetti di nuovi arredi od oggetti pregiati. “Pronto? Ciao Lorenzo, che piacere sentirti!”: dall’altra parte del telefono c’è Lorenzo Quinn, figlio di Antony, affermato scultore internazionale. Sarà a Venezia per festeggiare il compleanno, e vuole che ci sia anche lui. Per Ilario questa è l’occasione per concretizzare la sua idea di celebrare la rinascita con un’opera d’arte. «Non avrei saputo immaginare contesto migliore di Venezia per trarre ispirazione e dare forma al nuovo inizio», ci racconta. Detto, fatto: Ilario torna da una delle capitali mondiali dell’arte con un’idea precisa, frutto del confronto con Lorenzo: «Una mano simbolo della fatica dell’uomo che regge un piatto sul quale sono raccolti cocci di vetri, maioliche, ceramiche degli oggetti andati in pezzi col terremoto… La collocheremo all’esterno dell’azienda, in modo che tutti possano vedere e ricordare quel che il terremoto ha fermato per qualche istante, ma non per sempre».

VENERDì 6 LUGLIO, ORE 16

Le notti trascorse su un materasso in azienda non rallentano la ripresa. anche i rapporti con i collaboratori hanno acquisito nuova forza da questa esperienza

Ilario, che non ha ancora smesso di passare le notti su un materasso in azienda, è sveglio dalle 5 del mattino. Oltre al fatto di realizzare la scultura – sono arrivate le prime bozze… – c’è l’azienda da mandare avanti: l’attività quotidiana si è diversificata e il lavoro è raddoppiato. I rapporti già saldi con i suoi collaboratori, dopo il terremoto, sono diventati granitici: in questi giorni sono tutti impegnati a trasferire e mettere in salvo quanto tra arredi, oggetti preziosi, tendaggi e altro ancora, si trova a Cavezzo. «Stiamo facendo una corsa sotto l’occhio attento dei Vigili del fuoco – racconta Ilario – Di tanto in tanto qualche scossa di assestamento ci sorprende dentro la struttura ma ormai non ci facciamo nemmeno più caso». Nel pomeriggio, Ilario è a San Prospero perchè ci sono da confermare impegni già programmati per l’autunno e l’inverno, da classificare gli ordini e naturalmente da incontrare i clienti: «Con quelli di lunga data si consumano lunghi e commoventi abbracci. Quelli nuovi sono perlopiù increduli nel trovare ciò che hanno conosciuto attraverso riviste o siti web specializzati come se non fosse successo nulla».

MERCOLEDì 1 AGOSTO, ORE 11

Il magazzino di Cavezzo deve essere abbattuto. La nostalgia è tanta, ma più forte è la passione per la bellezza: più che di macerie e polvere, si parla di persone e rose

L’attività prosegue a pieno ritmo e anche i numeri sono confortanti: le previsioni di crescita sono confermate e la posizione sul mercato internazionale è ben salda. I giorni bui sembrano lontani… Ma Ilario si gode la soddisfazione solo a metà: oggi sarà abbattuto lo stabilimento di Cavezzo. «Quanti ricordi… se ne è andata per sempre una parte di me», ci racconta con un po’ di nostalgia. Ad aspettarlo ci sono i suoi collaboratori, ma anche tanti concittadini che gli riservano qualche applauso e parole di elogio e sostegno per quello che ha fatto nel corso di tutti questi anni – altre belle parole nei confronti suoi e del suo operato saranno spese nello stesso momento in diversi bar della zona, ma lo saprà solo dopo. «Quando il magazzino è diventato un cumulo di macerie – ci dice Ilario – lo sguardo mi è caduto su alcune rose, sulla loro bellezza. Ho pensato: questa è la vita, vera. Non mi fermo, vado avanti…».

MARTEDì 7 AGOSTO, ORE 15

Galeotto fu il materasso: prima di salutarci e prendersi qualche giorno di riposo, ilario ci racconta piccole grandi cose che lo hanno commosso e riempito di gioia

Poche ore ancora e Ilario si prenderà qualche giorno di riposo. Il progetto dell’opera d’arte simbolo della rinascita è a buon punto: nell’ultima telefonata con Quinn sono stati definiti alcuni dettagli che lo hanno entusiasmato. Ma la mattinata ha portato anche altre novità: «Un cliente romano, un editore – racconta Ilario – mi ha fatto visita per perfezionare un progetto d’arredamento e mi ha proposto di raccogliere in un libro la mia esperienza riguardo gli eventi sismici di maggio. Come posso fermarmi? E’ tutto così stimolante…». E non lo sono solo le grandi cose, ma pure e soprattutto quelle piccole, di tutti i giorni: «Ieri sera si è rivolto a me un signore al quale servivano due materassi. In magazzino ne avevo solamente due ancora imballati, ma proprio su uno di questi avevo trascorso molte notti frenetiche dopo il terremoto. Non volevo venderglielo, per ovvie ragioni, ma lui ha insistito: era per il suo nipotino. Per lui era importante proprio il fatto che ci avessi dormito io, mentre vivevo il dramma del sisma in prima persona…Lo posso dire e non sarà retorico: dalle piccole cose vengono le soddisfazioni destinate non solo a diventare grandi, ma a rimanere, nel cuore, prima di tutto, e per tutta la vita».

E domani?

«Rifletto su una massima letteraria molto nota: “Del doman non v’è certezza”. Per questo per me è essenziale anzitutto vivere intensamente il presente, cogliere ogni occasione che mi viene offerta e concessa. Da un giorno all’altro costruisco così il futuro, a piccoli passi. Non penso a ciò che è stato il passato e nemmeno a ciò che mi riserverà il domani. Per questo ritengo utile ed importante non risparmiarsi oggi, nel bene e nel male, dato che non sempre si fanno le scelte più appropriate. Esser consci di dare il massimo ogni giorno è per me la cosa più importante, e lo sarà anche domani!»