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In molti casi l’arte registra, racconta o denuncia ciò che di sbagliato esiste nella società contemporanea. Credete che la ricerca possa anche nutrirsi e crescere grazie ai propri errori?
L’errore ha da sempre accompagnato la storia dell’uomo, talvolta portando ad esiti catastrofici, talvolta rivelandosi alleato prezioso nei processi creativi. Kandinskij, ad esempio, fu folgorato dalla vista di un suo quadro capovolto. Anche a noi è capitato qualcosa di simile, osservando alcune gocce d’acqua finite casualmente sui fornelli elettrici. Quel semplice fenomeno di rapida evaporazione, ha attirato e incantato la nostra attenzione, forse perché su di esso convergevano le tante riflessioni sull’evanescenza del contemporaneo, su cui ci stavamo concentrando in quel periodo. Da qui l’intuizione che ha portato a opere come Presente del verbo essere e Do not touch. Nelle fasi di sviluppo che precedono la realizzazione di un lavoro, gli errori possono rivelarsi ottimi compagni di viaggio, ma occorre porsi in ascolto. Altro discorso è se l’errore irrompe in fase di realizzazione…

Dirittura d’arrivo rappresenta la cristallizzazione di un aereo nel momento della deflagrazione, ma anche una nuova linea di sviluppo della vostra ricerca…
Per la prima volta, con Dirittura d’arrivo, abbiamo indagato il potenziale utilizzo artistico della prototipazione industriale, per creare mondi in miniatura, sospesi nel loro accadere e capaci di intensi contenuti narrativi. Queste tecnologie, che prevedono la modellazione con software di grafica 3D, permettono di racchiudere un ampio racconto in piccoli spazi, con dettagli ad altissima definizione.

Recentemente avete presentato, presso la BT’F Gallery di Bologna, un progetto maturato con il duo Iaconesi – Persico. Di cosa si tratta?
Enlarge your Consciousnes in 4 Day 4 free! è un’opera complessa che si interroga sulla ridefinizione dell’identità e della dimensione spazio-temporale dell’uomo tecnologico contemporaneo, immerso in complessi meccanismi globali. Gli stati emozionali espressi sui principali social network vanno ad animare in real time rappresentazioni infoestetiche ed una video-installazione composta da sedici cubi di gelatine. Ciascuna gelatina corrisponde ad un’emozione basica e quando un utente nel mondo esprime un certo stato emotivo, vibra e visualizza il profilo corrispondente. La gelatina, racchiude in sé diversi piani di lettura, dall’incertezza del presente alla dimensione magmatica delle relazioni, fino alla sua stessa commestibilità, che ben si ricollega alla mercificazione delle informazioni personali immesse in rete. Aspetto quest’ultimo ulteriormente enfatizzato dalle cento scatole con cui si chiude il percorso. Ciascuna contiene una gelatina e il profilo di utenti pescati casualmente dalla rete sui social network e di cui è possibile seguire lo stato emotivo scannerizzando un QRcode. Cento Personal Users, ciascuno venduto al pubblico, come opera d’arte.

Che significato assume l’interattività nella vostra ricerca?
L’interattività che adottiamo nel nostro lavoro non è prettamente orientata ad un’interazione tra opera e pubblico, piuttosto ci interessa creare quelli che potremmo definire mondi poetici, ovvero microcosmi autonomi in grado di produrre e reagire a sollecitazioni interne.
Nonostante i limiti di ogni classificazione, il vostro lavoro si potrebbe ascrivere all’ambito della New Media Art. Come vi ponete in relazione ai linguaggi digitali?
Viviamo in quest’epoca e adottiamo i media che le appartengono per esplorare nuove possibilità espressive, ma soprattutto perché le stesse innovazioni tecnologiche definiscono la modificazione esistenziale dell’uomo contemporaneo.

Operate insieme dal 2008, quali sono i vantaggi di lavorare in coppia?
La nostra collaborazione si fonda su una profonda sintonia e una perfetta armonia di diversità che, unendosi, si completano. Siamo una coppia nel lavoro come nella vita e questo alimenta il nostro rapporto: le affinità intuitive che si creano attraverso l’arte sono terreno fertile per il sentimento, che a sua volta potenzia e accresce la nostra intesa. Anche se ovviamente i momenti difficili non mancano neppure nelle migliori storie…

La prossima mostra?
In primavera, presso C&H Art Space di Amsterdam.