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L’intuizione è tutta nel nome. Scegli di chiamarti Pink Martini, e chi ti ascolta già si immagina eleganti aperitivi al tramonto, un cocktail dress e un’eleganza sottilmente retrò. Il nome e l’immaginario coincidono alla perfezione: per anni, l’orchestra americana ha regalato perfetti quadretti di easy listening, dimenticandosi della modernità per andare alla ricerca di grandi classici perduti.
In A retrospective si trova tutto il meglio della loro carriera. Non manca nulla, da Una notte a Napoli ad Amado mio, da Moon river a Que sera sera. Brani sentiti mille volte, ma di rado interpretati con l’eleganza dei Pink Martini. Come in un bell’abito, anche nelle loro versioni è il dettaglio a fare la differenza: uno su tutti, il clamoroso sitar in coda del Tuca tuca. Sì, proprio quello di Raffaella Carrà.