Il business italiano che ruota attorno all’universo degli animali domestici è abbastanza recente, ma sembra svilupparsi senza soffrire delle odierne condizioni economiche: dati alla mano, nel 2008 il giro d’affari che interessa il settore è stato di 1.751 milioni di euro e di questi, solamente 450 milioni spesi per alimentare i 7 milioni di cani, felicemente accasati nel Belpaese. Perchè le case degli italiani brulicano di animali domestici. Sono sempre i gatti (7,5 milioni) e i cani (7 milioni) a fare la parte del leone, tallonati da 15 milioni di pesci e dai 12 milioni di uccelli vari. Solo 500mila i roditori esclusi a sorpresa dalla classifica. E con che spese? Un cane di grossa taglia, comporta una spesa media che, solo per il cibo, si attesta su 1,50 euro al giorno.
Poco più di 500 euro è quindi la cifra spesa ogni anno dai proprietari italiani, soltanto per sfamare i cani da loro ‘adottati’, che diventano 1.500 euro se aggiungiamo accessori e spese mediche: lo rivela il rapporto dell’Assalco, Associazione Nazionale imprese Alimentazione e Cura degli Animali da Compagnia, in uno studio che fotografa un mercato in continua crescita, nonostante il momento di crisi economica che frena i consumi delle famiglie italiane. Se le famiglie tirano la cinghia, si affacciano alla quarta settimana sempre più affamate tirando avanti a pane e cipolla per raggiungere il traguardo della fine del mese, l’alimentazione del miglior amico dell’uomo non subisce lo stesso trend. Sempre secondo Assalco, nell’ultimo anno la spesa per il petfood è aumentata del 5,1% e con il valore, è aumentata anche la ricercatezza di qualità: il 25% di chi acquista alimenti per il proprio animale, si orienta infatti verso prodotti costosi e per questo percepiti (a volte erroneamente) come più nutrienti e bilanciati, mentre diminuiscono drasticamente le preparazioni fatte in casa. Il 47% degli italiani sceglie invece il prodotto cercando il prezzo più basso.
Avere un animale è quindi un lusso? Un recente studio dell’Eurispes indica che in Italia sono presenti oltre 44 milioni di animali domestici, soprattutto cani, gatti, pesci d’acquario e canarini: quanto ci costa mantenerli? Secondo l’indagine, la spesa complessiva che gli italiani affrontano per mantenere i propri animali è di dieci miliardi di euro l’anno, di cui 4.751 milioni destinati al cibo, ormai solo una delle tante priorità. Quelle per le cure veterinarie e i farmaci si configurano due delle uscite più consistenti (1.007 milioni di euro) passando poi agli accessori come gabbie, acquari e cucce (per cui vengono spesi 362 milioni di euro), per finire con le spese più o meno velleitarie, destinate ai servizi di toelettatura, alle pensioni o ai corsi di addestramento (103 milioni di euro, il loro costo medio annuo).
L’animale più caro da mantenere? Il cane, per il quale si spendono in media 46,7 euro al mese, seguito dal gatto che si accontenta di 27 euro, mentre il più economico in assoluto è il pesce, con un costo esiguo di 3,3 euro al mese. Sarà anche per questo che i pesci d’acquario, con 15 milioni di esemplari, sono gli animali più presenti nelle case degli italiani. Certo un ruolo importante lo giocano anche le mode: se Bianca e Bernie e i criceti che macinano chilometri nelle loro piccole gabbie sono stati un must degli anni Ottanta insieme ai dalmata (si tenesse per Pongo o per Crudelia Demon), oggi Nemo e tutta la sua allegra compagnia subacquea ha conquistato i cuori di molti italiani. Per chi si orienta secondo la moda, un parametro importante è quello dell’originalità: così anche la scelta degli animali da compagnia diventa una ricerca dell’eccesso e per fare veramente tendenza, gli appassionati sono disposti a tutto. Da qualche tempo infatti l’Italia deve fare i conti con un popolo di animali clandestini delle specie più disparate come pitoni, tartarughe, iguane e persino pantere presenti nelle case di avventati quanto sprovveduti proprietari.
Su tutto il territorio nazionale si stima siano circa 3.000 i proprietari di felini esotici (leoni, pantere, leopardi) ai quali vanno aggiunti i possessori di 60.000 rettili e di quasi 30.000 testuggini terrestri, per un giro d’affari, ovviamente illegale, che supera i 3.800 milioni di euro l’anno. Illegalità a parte, negli ultimi anni, c’è stata indubbiamente una riscoperta del rapporto tra uomo e animale domestico: se da una parte infatti sono aumentate le famiglie che ne possiedono (oltre il 45%), sono cresciuti anche i costi che i padroni affrontano per il loro benessere, nella convinzione che i vantaggi di avere un animale da compagnia, superino di gran lunga l’onere delle spese che l’adozione comporta. Anche se, alle volte, prende i contorni di una vera, malsana, ossessione: in America anche il mercato degli psicofarmaci per animali domestici registra cifre da capogiro, sfiorando già il miliardo di dollari l’anno, mentre in Italia – per fortuna – il business non sembra prendere del tutto piede. Esistono infatti le cosidette ‘molecole della felicità animale’, somministrate attraverso terapie che servono a curare tutti i malesseri legati all’ansia da separazione e diversi disturbi comportamentali presenti nell’animale. Così, dopo gli psicofarmaci per bambini, si è arrivati a quelli per animali stressati. Il dubbio a noi viene… non sarà che gli stravizi della vita moderna si siano trasmessi dall’uomo all’animale, rendendo il Fido di turno viziato, pigro e indolente? Più che il Tavor, allora, ci vorrebbe una bella corsa nei prati. Gioverebbe ad entrambi.