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La ventiquattr’ore viene aperta con attenzione: fossimo in un film d’azione, in quella valigetta ci sarebbe un congegno sofisticatissimo, in grado di cambiare le sorti del mondo. E il bello è che, al netto di ogni fantasia cinematografica, le cose stanno davvero così: quelle che a un occhio inesperto sembrano solamente scatolette sono in realtà parte di una rete wireless di nodi e sensori che permettono di monitorare dati ambientali come luminosità, rumori e crepe. Una rete di percezione artificiale potenzialmente infinita, con tanto di dati registrati e consultabili tramite app.
Questo squarcio sul futuro è solo uno dei progetti che vengono portati avanti dagli ingegneri di Henesis, start-up nata nel 2007. Ciò che viene creato nei laboratori di Parma, in un ex studio di architetti informale e bohémiénne, incrocia le neuroscienze e il soft computing, la robotica e le applicazioni dell’intelligenza artificiale nei campi dell’elettronica e della medicina, e ha portato Henesis a essere scelta tra le dodici aziende italiane più innovative dal Technology Review Italia pubblicato dal Mit.
Questa avventura futuribile è iniziata quando i quattro soci erano ancora studenti universitari: Luca Ascari, oggi 37enne, Federico Sassi (30), Matteo Sacchi (31) e Lorenzo Chiesi (29). «Li conoscevo quasi tutti da anni come capi scout – racconta Ascari, presidente del consiglio di amministrazione – Sapevo delle loro passioni e di quanto fossero capaci, e li ho voluti con me». Ma c’è anche un quinto socio che merita una menzione particolare perché è stato il primo a credere in loro: è lo zio di Luca, che ha finanziato il progetto quando nessuna banca dava loro credito. Tra convegni in Europa, l’apertura di una nuova sede e i primi passi di un progetto su cui mantenere il massimo riserbo, ecco la cronaca di un mese passato con i soci di Henesis.
LUNEDÌ 28 GENNAIO, ORE 19
In pochi giorni, Luca Ascari tocca diverse città europee: «Sto per partire per Bruxelles, dove sono stato chiamato per una consulenza alla Commissione europea – racconta – e sono appena tornato da Nottingham, dove era in programma l’ultimo meeting di un progetto europeo dedicato all’uso della rielaborazione delle immagini nell’imaging medico». Assieme a lui c’erano anche due studentesse che stanno completando il loro dottorato a Henesis, segno di un legame molto forte col mondo accademico. «Non siamo paragonabili né a un laboratorio universitario né a un’azienda tradizionale, rispetto alla quale siamo più agili e informali – spiega Matteo Sacchi – Il nostro metodo di lavoro deriva dall’ambito della ricerca, ma puntiamo su una contaminazione di settori e di esperienze che non potrebbe avvenire in ambiti chiusi come quelli accademici».
GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO, ORE 11
Il pantografo non é solo uno strumento da disegno: con lo stesso nome vengono chiamati anche i dispositivi con cui i locomotori prelevano energia dalla linea elettrica. «Anni fa abbiamo sviluppato un software che permette di monitorare i pantografi sui treni e ne rileva i malfunzionamenti, basandosi sulle analisi di immagini – spiega Sacchi – Quello che abbiamo fatto è stato creare un modulo di generazione automatica delle segnalazioni: in questo modo abbiamo ridotto dell’80% il carico di lavoro per chi deve supervisionare le immagini dei pantografi, e abbiamo individuato il 100% dei dispositivi che presentavano anomalie». La storia di questo progetto ha segnato una strada maestra per Henesis («La nostra sfida avviene sempre a livello degli algoritmi che ci porteranno a sviluppare il prodotto», racconta Ascari), e da pochi giorni la sua eccezionalità è stata riconosciuta anche in campo internazionale, con la convalida del brevetto sia in Europa che negli Stati Uniti.
MERCOLEDÌ 13 FEBBRAIO, ORE 15
La tentazione di andarsene dall’Italia? C’è, inutile negarlo: Henesis ha già una sede a Boston. Ma l’azienda continua a essere radicata sul territorio, nonostante le difficoltà del fare impresa nel nostro Paese. «Dopo anni in cui – spiega Ascari – siamo stati poco appetibili per gli investitori perché defocalizzati su diversi progetti (e poco importava che quello fosse il nostro modo di pagarci gli stipendi tutti i giorni), due banche hanno iniziato a concederci piccole linee di credito». Ma tutto questo non basta: «Il problema non è solo il livello di pressione fiscale, ma la complessità del sistema – prosegue – Lo scorso anno abbiamo chiuso in utile per la prima volta: ora, però, il fisco suppone che quest’anno raggiungeremo gli stessi livelli, e siamo già costretti ad anticipare soldi. In Francia le start-up non pagano le tasse per sette anni: nessuno si sogna di chiedere anticipi fiscali». In questa situazione è necessario trovare altri canali e strumenti per andare avanti: «Il progetto Beesper per l’analisi dei parametri ambientali, ad esempio, è stato completamente autofinanziato – spiega – Abbiamo immesso l’idea su Kickstarter, il più noto portale di crowdfunding: non abbiamo raggiunto il minimo per far partire il progetto, ma questo ci ha permesso di capire meglio il nostro target e di essere avvicinati da altri investitori».
LUNEDÌ 18 FEBBRAIO, ORE 10
Sono tante le imprese che rispondono alla crisi restando in attesa che il peggio passi, ma Henesis non è mai stata così attiva come in questa fase: «Stiamo per aprire una nuova sede, a Bolzano o più probabilmente a Trento – annuncia Ascari – per estendere la nostra attività al mercato delle applicazioni in ambito agricolo-ambientale». E non è tutto: a giorni partirà anche una partnership con la St Microelectronics, una delle più grandi aziende al mondo per la produzione di componenti elettronici a semiconduttore: «Inizieremo a collaborare con loro per sviluppare i nostri prodotti nel campo dell’ambiente e delle smart cities».
VENERDÌ 22 FEBBRAIO, ORE 9
Nel laboratorio di Henesis, il clima è concitato: queste sono le ultime ore per poter completare il progetto che, la settimana prossima, sarà presentato al quartiere generale di Toyota. «Non posso anticipare nulla – afferma Ascari – ma stiamo lavorando a un nuovo brevetto: presto partiranno gli incontri tecnici per verificarne la fattibilità, e tutto deve essere pronto per allora». Il ramo europeo di Toyota Motors è stato uno degli angeli custodi di Henesis, con la sua sua scelta di finanziare un progetto di Ascari per la creazione di un sistema intelligente per la guida delle auto, quando l’azienda non era che uno spin off dei laboratori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Il loro sostegno, basato su un modello di open innovation, non è venuto meno neanche durante gli anni della crisi – ricorda Ascari – È anche grazie a loro che, assieme agli investimenti sulla ricerca per lo sviluppo delle reti di monitoraggio, siamo passati dalle fasi di studio all’essere un’impresa vera e propria».
E domani?
In un solo mese di attività frenetica, Henesis ha gettato le basi per l’attività degli anni a venire: nuove sedi, brevetti, progetti europei. Eppure, c’è ancora un ambito inesplorato. «Ci stiamo strutturando per aumentare le nostre competenze nel settore acustico – racconta Lorenzo Chiesi, il più giovane dei soci – Uno dei nostri prossimi obiettivi è quello di far convergere due mondi paralleli, associando l’analisi dei segnali audio alla creazione di sistemi di elaborazione avanzata dei dati». Nel mentre, nei laboratori continuerà la sfida sul perfezionamento di algoritmi sempre più complessi, che daranno vita a sistemi di percezione artificiale solo apparentemente futuristici. Il segreto di tutto questo – a loro – sembra davvero semplice: «Tutto ciò che facciamo è ispirato alla natura – conclude Ascari – È lì che troviamo le soluzioni più semplici e intelligenti per la complessità del mondo».