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Fallimenti delle imprese italiane in continuo calo. Nei primi tre mesi del 2017 sono state infatti 2.998 le aziende italiane che hanno portato i libri in tribunale, il 16,8% in meno rispetto ad un anno fa, il 20,2% rispetto al 2015, il 20,3% rispetto al 2014. Un buon segnale dal mercato che dà continuità alle buone notizie emerse dall’anno appena concluso e che conferma il consolidamento dell’inversione di tendenza positiva dopo gli ultimi anni caratterizzati da un costante aumento dei fallimenti, che aveva toccato il suo picco nel 2014, con un totale di 15.336 casi, 3.760 solo nel primo trimestre dell’anno.

Complessivamente, nel primo trimestre dell’anno sono fallite in media 47 imprese al giorno, circa 2 ogni ora. Malgrado il progressivo ripiegamento del fenomeno va però sottolineato come il numero dei fallimenti registrati risulti ancora decisamente più elevato rispetto al 2009, quando i riflessi dell’incipiente crisi non erano ancora così evidenti. Rispetto a otto anni fa, quando i fallimenti erano 2.200, i fallimenti registrano un + 36,3%. Questo quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Analisi dei fallimenti in Italia realizzata da Cribis, società specializzata nella business information.

“Nei primi mesi del 2017 il nostro studio ha evidenziato un forte e costante calo dei fallimenti delle imprese italiane” – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di Cribis -. “ Dopo anni in cui si sono registrati continui aumenti di casi di fallimenti delle nostre imprese, questa prima parte del 2017 è stata caratterizzata da buone notizie derivanti da un ulteriore calo delle imprese che hanno portato i libri in tribunale. I dati emersi parlano chiaro. Se paragoniamo i dati di fine marzo 2017 con quelli del 2016 emerge infatti una diminuzione del 16,8% del numero dei fallimenti. Percentuale che sale al 20,3% se paragonata a fine 2014” – continua Preti. “Segnali positivi che testimoniano un miglioramento dello stato di salute del tessuto industriale italiano e che fanno sperare in una ripresa economica.

Nonostante queste buone notizie il confronto con il 2009 rimane ancora critico. Dal 2009 ad oggi infatti la percentuale dei fallimenti è cresciuta del 36,3%, del 10,9% rispetto al 2010. Dati, questi ultimi, che devono servire a far riflettere su quanto si può ancora migliorare e sul fatto che le imprese devono mettere in campo attente strategie per lasciarsi alle spalle le difficoltà economiche” – sottolinea Preti. “Rimane ancora critica la situazione del commercio, uno dei settori più strategici ma anche più colpito: nei primi tre mesi del 2017 ha visto fallire 1.020 imprese. Meglio invece lo stato di salute del settore dei servizi con 210 casi. Per le imprese è quindi fondamentale individuare quali possono essere i migliori partner commerciali e quali invece le imprese non affidabili. Ci sono vari indicatori che ci possono servire per valutare lo stato di salute di un’azienda. Uno dei più importanti è la puntualità nei pagamenti di un’impresa, mentre rimane parallelamente strategico investire nella gestione del credito commerciale e raccogliere informazioni sui possibili clienti, che siano italiani o esteri per evitare brutte sorprese” – conclude Preti.

I fallimenti nel 2016, l’analisi territoriale
La distribuzione sul territorio nazionale dei fallimenti è correlata alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese.
La Lombardia, con 641 casi nel corso del 2017 e una incidenza sul totale Italia del 21,4%, si conferma la regione con il maggior numero di fallimenti. Dal 2009 ad oggi si contano 22.883 imprese lombarde fallite.
La seconda regione più colpita è stata il Lazio, con 386 casi e un’incidenza sul totale Italia del 12,9%,seguita dalla Campania, con 275 casi e relativa incidenza del 9,2%.
Nelle prime dieci posizioni della graduatoria si trovano anche il Veneto(con 261 fallimenti), la Toscana (242), l’Emilia Romagna (205), il Piemonte (173), la Sicilia (164), la Puglia (148) e le Marche (84).

I settori merceologici: male commercio, bene i servizi
Entrando maggiormente nel dettaglio, dall’analisi di Cribis emerge che il settore che nel corso del 2017 ha fatto registrare il maggior numero di casi è stato, ancora una volta, quello del commercio, con 1.020 fallimenti. Rispetto all’anno precedente però si registra un calo del 13,7% di imprese che hanno portato i libri in tribunale.
Seguono il comparto dell’industria (con 759 casi complessivi), l’edilizia (611) e i servizi (210).
Tutti i restanti settori hanno fatto complessivamente registrare 398 casi.