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Cultura

L’Indiana Jones del libro

By 21/06/2010Marzo 15th, 2023No Comments
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Sogno o son desto? Con questa domanda Cartesio inaugura la filosofia moderna, caratterizzata in senso critico

di Francesca Meschieri

Esistono mestieri che impongono a chi li svolge un’attenzione particolare, quella cura e quella ricerca di perfezione, che trasformano un semplice lavoro in arte: la storia di Mauro Bini, fondatore della casa Editrice Il Bulino è il paradigma ideale di queste – sempre più rare – scelte professionali improntate alla ricerca storica e all’applicazione scientifica. Esperto d’arte ed ex dirigente nella Pubblica Amministrazione, Mauro si definisce “edonista per natura” e non potrebbe che essere così, perchè il suo mestiere è da sempre quello di mostrare l’invisibile riproducendo l’arte antica dei manoscritti miniati e facendosi interprete di un passato affascinante, producendo fac-simili di manoscriitti antichi (e fragilissimi), che senza il suo lavoro sarebbero inaccessibili.

“Ogni fac-simile obbliga a farsi carico della creatività di chi secoli addietro compose l’originale e va vissuto non solo come ottima e appagante riproduzione, ma soprattutto come nuova interpretazione di un antico spartito”. Riportare alla luce un patrimonio segreto ha infatti per Mauro Bini, un duplice significato: “da una parte c’è la funzione di tutela dal momento che trattiamo un oggetto praticamente invisibile. Ma c’è anche il desiderio di riuscire ad interpretare lo spirito originario dell’autore. Essere degli interpreti non significa essere soltanto bravi esecutori”. La storia della casa editrice modenese nasce nel 1980, dall’amicizia di lunga data che lega Mauro al modenese Pietro Gozzi, nipote del fondatore della Legatoria Gozzi, considerato un vero maestro, addirittura il maggiore esperto vivente in materia di doratura del libro. “Ricordo che i primi approcci ai codici antichi originali – racconta Bini – li ebbi proprio nella famosa legatoria di Modena che, non dimentichiamoci, nei primi del ‘900 rilegava per i Savoia”.

Forse non tutti sanno, che Modena è la capitale del fac-simile e che Il Bulino è una delle pochissime realtà italiane, depositaria di un’arte come quella contenuta negli antichi codici miniati, fedelmente riprodotti (in numero ovviamente limitato) attraverso tecnologie avanzatissime. Come racconta Bini “nel nostro lavoro, non c’è spazio per l’approssimazione, tutto deve essere perfetto e soprattutto fedele all’originale che abbiamo la fortuna di poter studiare. E’ logico, i nostri tempi di lavorazione sono dilatati rispetto a quelli a cui siamo abituati e possono volerci mesi, a volte anni, per riprodurre a regola d’arte un manoscritto miniato. Guardi il velluto che ricopre questo codice… per scovare quello giusto da ricamare, che si avvicinasse anche nel colore a quello originale, abbiamo dovuto fare un lunghissimo lavoro di ricerca, scoprendo alla fine che esisteva una sola casa produttrice e che si trovava in Portogallo”.

Recentemente Il Bulino, grazie alla sponsorizzazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, ha realizzato l’edizione fac-simile di preziosi manoscritti conservati nell’Archivio del Capitolo del Duomo di Modena, come le Leges Salicae, che riunisce in un corpus complessivo le leggi barbariche in vigore nell’Impero carolingio. “I manoscritti, proprio per la fragilità della materia su cui sono realizzati (la pergamena) hanno sofferto nel corso dei secoli i danni inferti dal tempo e quindi il desiderio di proteggerli li ha resi ormai inavvicinabili al pubblico, mentre le edizioni in fac-simile permettono a musei e biblioteche, di completare le proprie collezioni originali, con veri e propri “cloni” che possono esporre senza rischio o inviare a mostre nazionali e internazionali. Come il caso del Papiro 1791 del Museo Egizio di Torino, che abbiamo riprodotto integralmente su committenza del Ministero, per essere esposto permanentemente nella nuova biblioteca di Alessandria d’Egitto”.

Ma che mercato hanno queste preziose produzioni? “Il mercato italiano è molto recettivo così come quello tedesco e spagnolo. Non a caso, a partire dagli anni Novanta, abbiamo tessuto un connubio importante con la Biblioteca Estense Universitaria di Modena – e altre istituzioni bibliotecarie e museali italiane ed estere – e con il Ministero per i Beni Culturali, da cui recentemente abbiamo avuto l’incarico di ricondurre all’integralità originaria l’Offiziolo Alfonsino (ora conservato in parte a Lisbona e in parte a Zagabria) e la Genealogia dei Principi d’Este (divisa tra le Biblioteche Estense e Nazionale di Roma)”. Le collane pubblicate, proprio per il loro alto valore artistico e scientifico, sono spesso patrocinate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. I codici miniati sono opere d’arte uniche poichè la miniatura, diversamente dalla pittura, dalla scultura e dall’architettura, può essere ammirata soltanto parzialmente e in rare occasioni. Lavorare indirizzando tutta la propria energia creativa verso l’estrema qualità del risultato finale, potrebbe sembrare un privilegio riservato a pochi fortunati estimatori, mentre dietro la decisione di intraprendere un mestiere come questo, si comprende non solo la volontà di restituire alla collettività un patrimonio inaccessibile, ma anche quella di contribuire alla diffusione della cultura e della bellezza: più che un mestiere, una vera e propria Ars Illuminandi.