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La Storia non si è sviluppata solo sulla base della verità, ma tantissime sono le fake news che hanno influito in situazioni ed eventi. Notizie inventate, travisate, manipolate hanno provocato di volta in volta effetti talvolta tragici, talvolta quasi comici. La contraffazione di notizie è stata capace a volte di orientare l’opinione di milioni di persone, talvolta di convincerne solo uno sparuto manipolo ma con effetti memorabili. Una menzione d’onore va ai casus belli, gli episodi che sono il pretesto per dichiarare una guerra: quasi tutti quelli dell’era moderna e contemporanea si sono rivelati falsi, inventati di sana pianta o manipolati a bella posta. Ecco una breve raccolta di fake news nell’arco della Storia che hanno contribuito a costruirla, nel bene ma soprattutto nel male.

Il tradimento di Pausania
Questa è con tutta probabilità la prima fake news della Storia, recentemente analizzata e ricostruita dagli storiografi della Grecia antica. Pausania era all’epoca dei fatti il potente reggente di Sparta. Combattente determinato e molto abile, fu messo a capo dell’esercito e della flotta ellenica che in quegli anni si scontrava contro i Persiani che premevano sulla Grecia per espandersi a occidente. Era però un personaggio scomodo perché tirannico e accentratore. Gli alleati allora vollero liberarsene ed elaborarono contro di lui diverse accuse, fino a che saltò fuori una falsa lettera in cui Pausania proponeva al re dei Persiani di sposarne la figlia per unire Sparta e Persia e sottomettere tutta la Grecia. Accusato di tradimento fu condannato a morte. Pausania si rifugiò in un tempio, luogo sacro dove nessuno poteva essere toccato, ma vi fu murato vivo.

Nel golfo del Tonchino
Nel 1964 il Vietnam era già un’area molto calda, con il Nord comunista che sobillava l’insurrezione del movimento Vietcong al Sud contro il governo filoamericano. Ma un intervento armato risolutore era comunque una pillola amara da far ingoiare alla propria opinione pubblica, perciò gli Usa dovevano trovare un casus belli chiaro e clamoroso. Il 2 agosto una nave da guerra americana venne attaccata da tre torpediniere nordvietnamite; non si registrarono vittime per gli Usa, ma l’evento permise al presidente Johnson di ottenere dal Congresso il potere di coinvolgere maggiormente il paese nel conflitto asiatico. Sette anni dopo il New York Times pubblicò documenti segreti del Pentagono che svelavano l’inesistenza dell’episodio. Alla fine però la guerra in Vietnam costò agli Stati Uniti 200 miliardi di dollari e la morte di 58 mila soldati.

Il Reichstag brucia!
La notte del 27 febbraio 1933 i pompieri di Berlino furono allertati per un violento incendio che stava consumando il palazzo del Reichstag, la sede del Parlamento. All’arrivo dei soccorsi l’incendio appariva ingovernabile e con fatica venne spento solo dopo diverse ore, dopo aver devastato l’intero edificio. Quella notte stessa la polizia stanò nei pressi del Reichstag un tale mezzo nudo e sotto shock, Marinus van der Lubbe, un comunista olandese con qualche tara mentale. Fu subito accusato dell’incendio e confessò sotto tortura. In seguito i vertici comunisti tedeschi vennero tutti arrestati e accusati di complicità e la maggior parte dei diritti civili della costituzione aboliti. La situazione spianò la strada al successo elettorale del Partito Nazionalsocialista, che prese le redini del paese. Gli storici concordano nell’attribuire la vera responsabilità dell’incendio proprio ai nazisti.

I crudeli pellerossa
Nel 1782 imperversava nel Nuovo Mondo la lotta tra le milizie delle ex colonie britanniche che aspiravano all’indipendenza e le forze regolari di Sua Maestà che avevano il compito di mettere fine alla ribellione di coloro che consideravano ancora sudditi inquieti da sottomettere. Benjamin Franklin, brillante scienziato e tra i firmatari della dichiarazione di indipendenza, inventò di sana pianta un articolo giornalistico pubblicato su un’edizione del Boston Independent Chronicle in cui descrisse, con dovizia di sanguinosi particolari, la crudeltà dei pellerossa nel collezionare scalpi di coloni, al soldo dell’Impero britannico. L’articolo aveva come obiettivo quello di attirare scandalo e sgomento contro la Corona. In realtà la conseguenza fu un esponenziale aumento dell’odio e della paura degli statunitensi verso gli incolpevoli nativi pellerossa.

Dagli all’ebreo!
La domenica di Pasqua del 1475, a Trento, un bambino di 2 anni e mezzo di nome Simonino scomparse da casa. Le ricerche furono immediate ed estese, ma senza successo. Un predicatore francescano, Bernardino da Feltre, poi canonizzato come santo, iniziò una serie di sermoni sostenendo che la comunità ebraica della zona aveva rapito il bambino, lo aveva dissanguato come un agnello sacrificale e ne aveva bevuto il sangue per festeggiare la loro Pasqua. L’autosuggestione colpì i trentini e ben presto si diffuse la voce che il bambino fu ritrovato morto nella cantina di una casa ebraica. Si scatenò immediatamente una caccia all’ebreo con imprigionamenti e torture, e alla fine 15 semiti furono bruciati sul rogo. Simonino, che fu trovato giorni dopo annegato in riva a un fiume, fu proclamato beato nel 1588. Nel 1965 la beatificazione venne annullata per l’infondatezza storica della vicenda.

“Confermo, sono morto”
Chiudiamo questa rapida carrellata con un episodio che è rimasto tra gli esempi più spiritosi di smontaggio di una falsa notizia, a opera di un burlone che non ti aspetteresti mai: Stalin.
A fine del 1936 si diffusero in Europa voci sulla presunta morte di Iosif Stalin a causa di una grave e imprecisata malattia. Il corrispondente della Associated Press a Mosca, Charles Nitter, un giorno indirizzò una lettera ufficiale al Cremlino chiedendo conferma o meno della morte del capo dei Soviet. Stalin rispose personalmente per iscritto al giornalista, testualmente: “Egregio signore, per quanto ne so io dalla stampa estera, ho lasciato da tempo questa valle di lacrime e mi sono trasferito all’altro mondo. E dal momento che alle notizie della stampa estera non si può che dimostrare la fiducia, a meno che non si voglia essere rimossi dal novero delle persone civili, la prego di credere a queste notizie e di non disturbare il mio riposo nella pace dell’aldilà. Distinti saluti, Josif Stalin”.