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Consapevolezza e presenza sono due condizioni che risultano fondamentali per chi si trova ad esercitare una qualsiasi forma di leadership in ambito professionale e in ambito personale. Gli strumenti a disposizione del leader sono tanti e la bibliografia di riferimento fornisce metodologie comunicative sempre più raffinate e potenzialmente efficaci se opportunamente utilizzate, tuttavia la mia esperienza mi suggerisce che c’è qualcosa di più profondo che deve emergere per riuscire veramente ad attrarre e condurre i nostri interlocutori.
Questo qualcosa è un tesoro spesso seppellito sotto il peso delle emergenze quotidiane e ingabbiato dall’influenza di una cultura che crea diverse incomprensioni, oltre che falsi miti, rispetto alle capacità che un vero leader deve avere. Ognuno deve essere innanzitutto sé stesso, evitando di scimmiottare comportamenti che vediamo come modelli, affinché le nostre persone possano riconoscere un’autenticità che da sola attrae in un mondo spesso omologato; è vero che il tal personaggio facendo questa o quella cosa è riuscito ad ottenere grandi risultati, ma è pur vero che noi non siamo quella persona, non abbiamo la sua biografia e nemmeno spesso la sua cultura (intesa come cultura di un paese estero), di conseguenza pur osservando attentamente le sue capacità, dobbiamo essere in grado di tradurle in un linguaggio fisico e simbolico che ci appartenga maggiormente, diventando così credibili e coerenti agli occhi di chi ci ascolta.

Per essere più autentici, dobbiamo saper soprattutto guardare dentro, coltivando momenti di presenza che ci aiutino ad ascoltare meglio le nostre emozioni e che, in una sorta di sdoppiamento tra corpo e coscienza, ci permettano di guardarci dal di fuori, affinché i nostri movimenti siano più armonici e meno scomposti, frutto di risposte consapevoli, anziché di reazioni emotive spesso poco efficaci se non peggiorative. Per presenza intendo proprio la capacità di essere lì in quel luogo, sia con la testa e sia con i corpo, per ascoltare veramente chi è al nostro fianco, per percepirne le difficoltà o valorizzarne i talenti. L’empatia e l’ascolto (che non sempre viaggiano insieme) necessarie al leader, sono possibili solo per una persona presente in quello che fa, collegata con la realtà al punto da sentirne le più sottili sfumature e creare così collegamenti che risulterebbero invisibili ad una mente distratta e fagocitata dal quotidiano.

Un vero leader può avere tanti difetti ma non quello dell’essere distratto e poco presente nei confronti dei suoi collaboratori e per quanto questa affermazione sembri banale e scontata, quotidianamente incontro collaboratori che lamentano proprio queste mancanze a chi li gestisce, questo vuol dire che la sollecitazione a cui siamo sottoposti, può sempre più spesso portarci fuori dalla linea ideale che vorremmo mantenere, producendo comportamenti che, con un minimo di consapevolezza e presenza potremmo con poca fatica evitare.

Come dicevo c’è una bella differenza tra reagire e rispondere, una differenza che produce effetti potentissimi sulla motivazione dei nostri collaboratori, con conseguente ricaduta sui risultati, ma per poter aumentare la nostra efficacia nelle risposte ai problemi, dobbiamo prenderci il tempo per affilare la lama, considerando questo tempo non solo ben investito, ma il più potente strumento a nostra disposizione per essere (non fare) un vero leader. Utilizzando la nostra autenticità come grimaldello, possiamo essere in grado di aprire le porte emotive di chi ci ascolta, comunicando coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo generiamo quell’attrazione che solo gli occhi di chi è vero sa produrre. Diversamente saremo costretti a movimenti reattivi e quindi spesso incoerenti. Mossi dall’inconsapevolezza che ci accompagna più spesso di quanto possiamo immaginare risulteremo disarticolati, perdendo anche quella parte estetica ed armonica che fa della vera leadership un gesto bello, piacevole da vedere e quindi attraente.

One Comment

  • Giovanni Sonzogni ha detto:

    Bell’articolo che coglie in pieno le vere skills del leader.

    Grazie
    Giovanni