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Nato nel 1865, il lituano Wilfrid Voynich ebbe una vita movimentata: chimico e farmacista, alla fine dell’800 divenne un rivoluzionario socialista; arrestato dalla polizia russa, scappò dalla Siberia, attraversò la Cina e si stabilì a Londra dove aprì una libreria. Ma più che per le sue avventure, il nome di Voynich è associato alla scoperta del manoscritto più misterioso del mondo.
Il libraio acquistò il volume, che oggi sappiamo risalire al ‘500, a Villa Mondragone nel 1912: circa 240 pagine in pergamena che contengono quello che sembra essere un trattato erboristico, astronomico, biologico, cosmologico e farmaceutico. I testi però sono redatti in una scrittura completamente incomprensibile, con caratteri sconosciuti e finora impossibili da decifrare. Ma non si tratta di scrittura casuale: le sillabe si ripetono nel testo con frequenze che fanno pensare a una vera e propria lingua. Le illustrazioni sono altrettanto misteriose sembrano fare riferimento a piante, animali e osservazioni astronomiche impossibili da trovare nel mondo che conosciamo.
Non stupisce quindi che il manoscritto Voynich abbia solleticato la fantasia di tanti amanti dei misteri e scrittori, che si sono avventurati in ipotesi anche molto fantasiose: una di queste vedrebbe come autori del libro John Dee ed Edward Kelley due noti maghi, alchimisti e ciarlatani dell’età elisabettiana. Che sia un elaborato scherzo o un vero libro redatto in una lingua dimenticata, il codice Voynich rappresenta un oggetto unico al mondo.