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e-magnani-work-no-27-2014-100x100cmSi può passare dallo studio della fusione degli atomi a quella della fusione dei colori? Eccome se si può, e l’artista Enrico Magnani ne è la prova.
Fino al 2006 ha lavorato come pittore figurativo e dopo un periodo di transizione è diventato un artista esclusivamente astratto. Le sue originali opere astratte lo hanno rapidamente portato all’attenzione internazionale e sono state presentate in musei, fondazioni, gallerie private e istituzioni pubbliche in Europa e Stati Uniti. Approdato definitivamente all’arte dopo un eclettico percorso che lo ha visto per anni anche ricercatore scientifico nella fusione nucleare, ad un certo punto della sua carriera Magnani ha sentito l’esigenza di servirsi dell’arte per poter procedere in quei sentieri angusti della conoscenza dove la speculazione puramente razionale non basta, ed è quindi necessario attingere anche all’emozione, a quell’intuizione non irrazionale, ma “diversamente razionale” che solo l’arte, a un certo livello di sviluppo, permette di esprimere.
Per presentare la sua opera abbiamo potuto usare le parole dell’esperto Massimo Mussini.

L’Opus pittorica di Enrico Magnani

Le opere di Enrico Magnani rivelano a prima vista una puntuale conoscenza dell’alchimia, intesa nel suo senso speculativo e psicologico messo in luce da Gustav Jung, cioè come parafrasi del percorso compiuto dall’uomo per formare la propria personalità. In questo utilizzo dell’alchimia si colloca al seguito di numerosi artisti (da Albrecht Dürer fino a Marcel Duchamp), che hanno tratto dai simboli astrologici e alchemici suggestioni e stimoli nel processo creativo.
A questa scelta Magnani si è progressivamente avvicinato muovendo dall’analisi del valore simbolico rivestito dai segni e dai colori nella tradizione culturale occidentale e orientale,e-magnani-studio-per-oro-nero-n-2-2015-25x30cm indagando inizialmente l’ambito della mitologia e dell’astrologia, ricche di un vastissimo deposito di allegorie figurative.
Dal 2007 si è volto a una pittura improntata all’astrazione e nel 2011, con la serie di tele dedicate a “I cinque elementi” ha ripreso la tradizione filosofica, astrologica e alchemica dell’antichità, per la quale il creato è composto dagli elementi “terra – acqua – aria – fuoco”, la cui combinazione dà origine a tutte le cose. Ciascuno di essi è tradizionalmente connesso a un colore e diventa quindi possibile lavorare sulle loro combinazioni per connotare l’attività creativa della pittura.
Il quinto elemento è la “Quintessenza”, che per Aristotele costituisce il mondo celeste, contrapposto al terrestre formato dai quattro elementi materiali. Nell’alchimia, invece, essa identifica la sostanza “perfetta”, ottenuta dopo cinque distillazioni successive. Per Magnani, dunque, l’opera alchemica simboleggia puntualmente l’attività artistica contemporanea, non più dedita a rappresentare degli oggetti, ma intesa a stimolare l’osservatore a compiere un proprio percorso interpretativo fra i colori e i segni liberamente disposti sulla tela. Da allora fino agli ultimi lavori (“Opus”, “Neptune”, 2016), la pittura di Magnani si è arricchita di tracce materiche, capaci di suscitare sempre nuovi stimoli psicologici nell’osservatore, per renderlo coprotagonista nella creazione.

Massimo Mussini
(Professore Ordinario di Storia dell’Arte, Università di Parma)

e-magnani-studio-per-creazione-2015-25x30cm   e-magnani-red-no-1-2015-60x60cm   e-magnani-opus-no-4-2012-80x80cm   e-magnani-neptune-no-11-2015-45x45cm

www.enricomagnani-art.com