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CinemaLa nebbia, elemento ben noto a chi vive in Valpadana, è assai cinematografica, poiché racchiude la paura dell’incognito, la sospensione onirica, l’attesa, il mistero.

“Fog” di John Carpenter (1979) vede emergere degli zombie da una strana coltre di nebbia sul mare; “The mist” di Frank Darabont (2007), da un romanzo di Stephen King, fa uscire dalla foschia un mostro che assedia i clienti di un supermarket. La nebbia avvolge il castello ne “Il trono di sangue” (1957) di Akira Kurosawa, oppure il minaccioso villaggio di “Ombre e nebbia” di Woody Allen (1991). Dalla nebbia emergono i castelli degli horror di Roger Corman, o le strade della Londra vittoriana in cui si aggirano Mr.Hyde e Jack lo Squartatore, o ancora la brughiera inglese, dove aggredisce il lupo mannaro (John Landis, 1981). Avvolto nella nebbia è il mistero del “Mastino dei baskerville” di Conan Doyle portato sullo schermo varie volte. Una densa foschia attraversa la baia del Golden Gate in “Nebbia a San Francisco” (1934, W. Dieterle); da essa emerge il villaggio di “Brigadoon” (1954), nella Scozia inventata da Vincente Minnelli. Tra i grandi classici del realismo poetico francese c’è “Il porto delle nebbie” (1938) di Marcel Carné, con Jean Gabin. I Balcani sono avvolti nella foschia della storia in “Paesaggio nella nebbia” di Theo Angelopoulos (1988), mentre la tragedia della Shoah viene raccontata da Alain Resnais in “Notte e nebbia” (1955).

Oltre tutte queste nebbie, romantiche o gotiche, c’è quella che oggi avvolge intere metropoli, non frutto del destino, ma dell’avidità umana.