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Una multinazionale con mercati aperti in 70 Paesi o una bottega rinascimentale? Per legare assieme ricerca scientifica d’avanguardia e discipline umanistiche serve una visione forte, un ideale a cui tendere. Per Davines, azienda di cosmetici che da Parma ha conquistato il mondo, si tratta di in un concetto molto semplice: quello di bellezza sostenibile. Ingredienti di origine naturale, ottenuti da fonti rinnovabili, non di origine petrolchimica, possibilmente biodegradabili: così l’azienda si impegna a ridurre l’impatto ambientale in ogni fase della produzione – dalla scelta delle materie prime, alla realizzazione del packaging – e cerca di divulgare la sensibilità ecologica anche nei saloni che scelgono di usare i suoi prodotti, aiutandoli a trasformarsi in luoghi a impatto ambientale zero.

Una contaminazione di etica ed estetica che si diffonde come un contagio positivo.

L’azienda è nata nel 1983 e per più di dieci anni ha lavorato solamente come laboratorio di ricerca per altre imprese. Negli anni ‘90 ha lanciato il proprio marchio (prodotti cosmetici professionali per gli acconciatori) e, nel 1996 è arrivata a creare una divisione cosmetica – [comfort zone] – di prodotti per stabilimenti termali e spa. La piccola azienda di famiglia, in meno di vent’anni, è diventata una multinazionale presente in ventimila saloni in 70 Paesi, con filiali a New York, Parigi, Londra e Città del Messico e, di recente, anche in Giappone.

Merito di chi ha saputo, da subito, guardare oltre: «Mi definisco uno dei primi imprenditori della generazione Erasmus – racconta il presidente di Davines, Davide Bollati – Grazie alle mie esperienze di studio all’estero, ho dato da subito all’azienda un’energia e un’impostazione internazionale, scegliendo fin dall’inizio l’inglese come lingua per comunicare i nostri prodotti. Facevo viaggi in aereo intorno al mondo: in agosto, mentre i miei amici andavano in vacanza, io cercavo nuovi mercati da aprire. Ora, circa il 70% dei nostri affari è all’estero». Eppure, assicura Bollati, «il nostro approccio è quello da filiera artigianale».

Una visita alla sede di Parma lo conferma: i laboratori di ricerca affiancano le sale dove gli ingredienti dei cosmetici vengono miscelati, le macchine per il confezionamento dei prodotti si trovano a pochi passi dagli uffici marketing, la sala massaggi non è lontana dal luogo in cui vengono studiate nuove soluzioni per il packaging. Tutta l’azienda dà l’impressione di essere un corpo unico che si muove armoniosamente verso lo scopo: quello di creare, appunto, bellezza sostenibile. «Siamo un’azienda all’antica, facciamo tutto in casa e non esternalizziamo nulla – spiega Bollati – Abbiamo un modo di fare impresa dove il profitto non è fine a se stesso. Penso derivi da una tradizione tutta emiliana, quella dell’imprenditoria responsabile».

In tutto questo, la ricerca ha un ruolo fondamentale. «La scienza è lo scheletro dell’azienda, io stesso ho una formazione da cosmetologo – racconta Bollati – Quindici delle 200 persone che lavorano qui hanno lauree e specializzazioni in chimica e farmacia». Una preparazione simile è necessaria per far sì che i prodotti siano all’altezza di una clientela esigente, sempre più attenta e consapevole in materia di Inci (gli ingredienti del prodotto cosmetico indicati in etichetta, ndr). «Cerchiamo l’equilibrio tra sostenibilità e performance – afferma il presidente di Davines – E’ solo così che i nostri prodotti riescono a essere efficaci come e più di quelli che non hanno origine naturale».

Tra ricerca di nuove idee e un’attività di promozione incessante, che lo porta a viaggiare in tutto il mondo, ecco il diario di un mese passato a fianco di Davide Bollati.

 

Martedì 10 aprile, ore 11:00
Sono ben 25 i progetti di bellezza sostenibile avviati in Davines. uno su tutti: l’adesione al progetto impatto zero di Lifegate

Le emissioni di anidride carbonica generata dalla produzione del packaging di alcune linee sono state compensate con la riforestazione di alcune riserve naturali in Italia e in Costa Rica. Questo è il risultato concreto dell’adesione al progetto Impatto Zero di Lifegate. «Vogliamo fare ancora di più. Ecco perché – racconta Bollati – oggi abbiamo incontrato Fabrice LeClerc, un consulente che lavora anche con le Nazioni Unite sui temi della sostenibilità ambientale. Vogliamo lanciare progetti che siano maggiormente legati al territorio, e allo stesso tempo legarci anche ad altre organizzazioni internazionali. Tra un mese ci incontreremo di nuovo, e definiremo meglio un’agenda con i tempi».

Sabato 14 aprile, ore 19:00
E’ stato un sabato di lavoro: a Parma era in programma un meeting dell’Unione degli Industriali per far luce sugli scenari di sviluppo futuro dell’economia

«Ho partecipato ai panel sul territorio, sull’innovazione e sull’internazionalizzazione, facendo un po’ di zapping – sorride Bollati – Tutti stanno prendendo atto di quanto sia importante individuare direzioni diverse e non aver paura di aprirsi al mondo, confrontandosi con altre realtà». Il nostro ha 46 anni, e con Davines persegue da tempo, e con successo, gli obiettivi che in molti stanno iniziando a porsi solo ora: «L’età media dei partecipanti al meeting era piuttosto alta, 60 anni e oltre – racconta – Quello che vorrei vedere io, invece, è una classe imprenditoriale capace di dare più spazio ai giovani».

Difficile, secondo Bollati, che la situazione cambi grazie alla riforma del lavoro del governo Monti: «C’erano molte aspettative sulle liberalizzazioni – conclude, amaro – Ma non credo che siano in arrivo grandi cambiamenti».

Martedì 17 aprile, ore 15:00
In pochi anni, i prodotti Davines e [comfort zone] sono diventati sinonimo di qualità ed eccellenza in tutto il mondo, anche grazie a un’incessante attività di promozione

Bollati viaggia molto e ha un’agenda sempre fitta di impegni: «A gennaio ho passato metà del mese negli Usa – racconta – A febbraio invece ero in Cina, dove stiamo lavorando per aprire un ufficio entro fine anno. A marzo abbiamo lanciato i prodotti in Brasile, ora sto per partire per il Giappone e a maggio io e il nostro direttore artistico saremo in California per incontrare alcuni clienti».

Una tappa importante di questo business ramingo è stata al Salone del Mobile di Milano: «Avevo appuntamento qui con alcuni ospiti, arrivati dal Brasile e dagli Usa – spiega Bollati – Eventi del genere sono ottimi non solo per incontrare persone, ma anche per nutrirsi di idee nuove».

Giovedì 19 aprile, ore 12:00
Ricerca e marketing, certo. ma non solo: oggi sono state gettate le basi di un Piano per l’Innovazione che guiderà l’azienda per i prossimi dieci anni

«Stiamo cercando di concentrarci sul medio e lungo termine, lavorando con un gruppo ristretto di persone (tra cui io, l’amministratore delegato, il project manager e un direttore tecnico) per definire i possibili scenari futuri – spiega Bollati – Lo facciamo con un approccio partecipativo, che è tipico della nostra cultura d’impresa». Cosa si vede da questo osservatorio, da qui al 2020? Bollati sembra sicuro: «E’ probabile che il settore alimentare, cosmetico e farmaceutico convergeranno sempre più – afferma – Nel frattempo si apriranno ancora di più i mercati nei paesi emergenti: cercheremo di rafforzare la nostra presenza in Asia e, ovviamente, confermeremo la nostra attenzione alla sostenibilità».

Lunedì 23 aprile, ore 20
Davines è ufficialmente sbarcata in Giappone: la linea di prodotti cosmetici professionali è stata presentata alla stampa in un prestigioso locale di Tokyo

«E’ andata molto bene – commenta Bollati a fine giornata – C’erano oltre 90 giornalisti, e tutto era organizzato alla perfezione. Qui c’è un’attenzione al dettaglio davvero unica: c’è tanto da imparare dai nostri colleghi giapponesi. Abbiamo optato per una distribuzione mista tra saloni e department stores, ma restano ancora da definire completamente gli accordi con i distributori».

L’incanto del Giappone in primavera potrebbe aver convinto il presidente a prendersi qualche giorno di vacanza: «Vorrei visitare un tempio shintoista che mi hanno consigliato – spiega Bollati – ma non sono ancora sicuro di potermi prendere un po’ di ferie: forse dovrò partire per la Cina, dove stiamo incontrando alcuni problemi in merito alla registrazione dei prodotti. Entro poche ore dovrò decidere cosa fare».

E domani?
«Curiosità e irrequietezza sono sempre stati i due aspetti che mi hanno definito meglio – conclude Bollati – Ricercare, per me, è quasi un’ossessione: ti porta a voler crescere, a essere aperto. E la crescita è vita. E’ sul confine tra sviluppo economico ed ecologico che si giocherà il futuro. Ecco: vorrei che non si pensasse a una decrescita felice, ma a una crescita virtuosa. Attenta a rimanere sostenibile». Bella, e armoniosa.

One Comment

  • parmaestetica ha detto:

    Complimenti Davide mi è piaciuto molto la crescita professionale ,ma sopprattutto il continuo ricercare l’evoluzione degli eventi e del mercato .
    L’attenzione verso l’esigenza della nuova era è intusiasmante .
    Con rispetto e fierezza le auguro buon proseguimento Paola.