
Arriverà il giorno del Giudizio Universale. Dio chiamerà davanti a Sé Dario Vergassola e gli chiederà: "In nome del cielo, Mi vuole spiegare che cosa ha fatto tutto questo tempo?" (“Lunga vita ai pelandroni”, Dario Vergassola)
di Francesca Meschieri e Dario Tiano
Il suo personaggio è uno di quelli che si è evoluto nel tempo, passando da menestrello cantastorie del “Maurizio Costanzo Show” a spalla satirica della più radical chic delle conduttrici Rai, ma Dario Vergassola non sembra essere per nulla intimorito da tanta celebrità. Lo incontro prima di uno spettacolo nel reggiano (durante la fiera di Poviglio ndr) e mi rendo subito conto di avere di fronte quello stesso personaggio che, con la sua ironia, ha conquistato non soltanto la stima dei colleghi ma anche il consenso del pubblico. In puro “stile Vergassola” la mia intervista si è ben presto trasformata in un divertente gioco delle parti tra battute ironiche, notizie semiserie e riflessioni scanzonate.
Dario Vergassola: comico, attore, conduttore radio – televisivo. In Lei hanno creduto prima Gaber, poi Costanzo, e dopo ancora la Dandini. Stando ai risultati, Lei sembrerebbe proprio uno che non delude le aspettative. Possiamo quindi dire, che l’unica ad essere rimasta fregata è sua moglie?
“In un certo senso si, visto che il mio motto da sempre è: ‘Sono maschio, ma non esercito’”.
Diciamo che sua moglie, ha commesso un errore di valutazione… Non trova che anche in Italia, ci sia un po’ la tendenza a sopravvalutare alcune cose?
“Altroché. Penso che in Italia ci siano categorie sopravvalutate e altre invece su cui bisognerebbe investire maggiori risorse. L’economia di un Paese, per esempio, non si basa soltanto sul profitto, ma anche sulla salute, intesa in senso stretto, e sulla vivibilità sociale. Le diseguaglianze e lo sfruttamento incontrollato delle risorse non fanno altro che rendere il Paese più povero, e quando si tolgono risorse a certi settori come le energie alternative, si fa certamente un passo indietro”.
Molti giovani che cercano di entrare nel mondo dello spettacolo, all’inizio per mantenersi, lavorano come camerieri. Pensa che possa aiutare farsi assumere direttamente alla mensa Rai?
“Forse oggi come oggi non andrebbero più in là di quello, ma non mi sento di scoraggiare nessuno. L’importante è non avere troppe aspettative e non perdere mai il contatto con le proprie radici. Io per esempio torno spessissimo nella mia città, La Spezia, e passo le serate più belle in famiglia e con gli amici di sempre. Questo secondo me è il modo migliore per rallentare i ritmi di una vita vissuta sempre in giro, e per rimanere il più possibile con i piedi per terra”.
Visto che ha tirato in ballo la sua famiglia ho letto da qualche parte che suo figlio è un rasta: la fa arrabbiare di più l’idea che lui possa farsi le canne, o il fatto che Lei non possa farsi le treccine?
“Nessuna delle due per fortuna. Con mio figlio c’è un rapporto splendido, come con mia figlia del resto. Mi fido di loro e delle loro scelte. Quanto alle canne, fino ad oggi le uniche che ho visto girare per casa sono le mie. Una delle mie più grandi passioni è la pesca”.
“La Pupa e il Secchione”, è una trasmissione basata sul concetto che le donne bellissime sono oche, mentre gli uomini brutti sono intelligenti. Se fosse vero quindi, lei potrebbe vincere un Nobel? A proposito di Nobel: cosa ne pensa della proposta di Dario Fo di conferirlo a Saviano?
“Personalmente credo che un premio come il Nobel andrebbe conferito per altri meriti, come per la ricerca scientifica o l’innovazione tecnologica. Dal punto di vista letterario, Saviano non può essere paragonato a Carducci o Pirandello, a prescindere dall’intento coraggioso e di denuncia, che è sicuramente lodevole. Direi che Saviano non ha tanto bisogno di un premio, quanto piuttosto del sostegno di tutti nella sua battaglia. A partire proprio dalle Istituzioni”.
Ogni giornalista, ogni cantante e naturalmente ogni comico ha un proprio stile. Come definirebbe il suo? A delfino, a rana o un semplice stile libero?
“Beh, il mio più che a rana potrebbe essere al massimo a rospo, visto il mio aspetto. Ma sicuramente sono un sostenitore dello stile libero. Inteso come libertà di espressione a tutti i livelli, soprattutto quando si parla di satira. Una satira fatta con qualità, sui giornali, in teatro ed ovviamente in televisione”.
Uno dei suoi libri più famosi si intitola “Me la darebbe?” ed è una divertentissima raccolta di tutte le domande più audaci che lei ha posto a moltissime belle donne dello spettacolo. Ricorda in particolare qualcuna che ha risposto in maniera più scherzosa rispetto alle altre?
“Tutte quante purtroppo”.
Come purtroppo?
“Sì, perché, per me, la domanda era davvero seria”.