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Interviste

Chiamale se vuoi emozioni (purchè forti)

Di 02/08/2010Marzo 15th, 2023One Comment

di Caterina Tonon

“Una bella foto è quella che terresti tutta la vita appesa sopra al tuo letto”. Per Massimo Dallaglio (www.massimodallaglio.it), fotografo professionista, questo è l’unico criterio estetico a cui rifarsi quando si tratta di giudicare un’opera d’arte. Istintivo e passionale Dallaglio riversa la sua positività anche nelle sue creazioni, discostandosi dalla tendenza tutta italiana al minimalismo e alla nostalgia. Le sue fotografie sono un concentrato di emozioni e di energia che racconta la vitalità del suo autore.

Nome e cognome: Massimo Dallaglio

Data di nascita: 12 agosto 1966

Quand’eri bambino cosa sognavi di fare “da grande”?

Da piccolo, quando compravo le chewing gum colorate con i mestieri, trovavo sempre il fotografo. Ma a quel tempo non lo consideravo un lavoro interessante. Avrei preferito imbattermi nel palombaro o nell’astronauta.

Descrivi il tuo percorso professionale.

Ho fatto le scuole tecniche e tre anni di Geologia a Parma, dove ho strappato il libretto in segreteria e me ne sono andato. A venticinque anni mi sono iscritto a Scienze Politiche a Bologna e mi sono laureato in poco tempo. Nel mentre, facevo la comparsa teatrale: lavoravo come mimo nelle opere liriche di Pizzi al Valli. Questo mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con il mondo artistico internazionale e mi ha fatto venir voglia di fare qualcosa di diverso da ciò che viene considerato normale. Attraverso quel ‘giro’, mi sono avvicinato al mondo della fotografia posando come modello. Lavorare per quindici anni con fotografi professionisti è stato come fare un lungo workshop e, grazie a curiosità e passione, mi ha permesso di carpire i segreti del mestiere. Inoltre, quell’esperienza mi ha regalato una certa sensibilità nel lavorare con le persone. È il mio skill, perché so come ci si sente dall’altra parte.

Chi consideri i tuoi maestri?

Storicamente Helmut Newton. Tra i contemporanei David LaChapelle.

Quali sono le tue fonti d’ispirazione?

Le emozioni sono al centro della mia ricerca. La prossima mostra sarà dedicata proprio a questo tema: far esprimere a persone qualsiasi le emozioni più disparate, dall’allegria alla rabbia, dal disprezzo alla paura.

Qual è la fotografia che sogni di realizzare?

Vorrei fare fotografie complesse, composizioni difficilissime da creare, quasi estreme. Per esempio, ho trovato degli stuntman ballerini per fare delle pose acrobatiche.

Tre aggettivi per descriverti.

Eclettico, vulcanico, sorprendente.

Quali sono i lati positivi del tuo lavoro?

Praticamente io non lavoro, la fotografia è il mio hobby. Aristotele diceva: “Il lavoro serve per guadagnarsi il tempo libero”. Io sono fortunato perché non vivo questa dicotomia.

E gli svantaggi?

Non hai certezze. La mancanza di continuità ti priva di qualsiasi sicurezza, specialmente economica.

La tua casa ideale.

Un grande attico, dove io possa vivere e avere una location per le mie foto.

Il viaggio che sogni di fare.

Vorrei partire con una nave rompighiaccio russa che attraversa tutto l’Artico e la Groenlandia.

Non esci mai senza…

Aver chiuso la porta.

La playlist delle tue giornate.

Molto eterogenea: ascolto Moby, Sade, i Megadeath, i Black Sabbath, i Metallica, Chet Baker, i Rolling Stones e la musica indiana.

Cosa fai nel tempo libero?

Passo molto tempo su internet: osservo i lavori degli altri fotografi, cerco di intercettare le nuove tendenze, soprattutto quelle che arrivano da paesi in cui la fotografia è ben lontana dai nostri standard minimalisti.

Sei soddisfatto quando…

…dormo molto.

Cosa non sopporti?

Le cose che non comunicano, quelle senza sapore, senza originalità, i cloni.

Qual è stato il più grande azzardo della tua vita?

A dodici anni facevo freeclimbing e ho seguito un pazzo su una via della Pietra di Bismantova totalmente schiodata che nessuno aveva percorso negli ultimi vent’anni.

La tua paura più grande.

Sprecare il tempo.

A cosa non rinunceresti mai?

Alla mia libertà.

Esprimi un desiderio.

Oscar Wilde diceva: “Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo”.

Cos’è per te la creatività?

Poter accedere alle cose che ci sono nel tuo inconscio.

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