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Il futuro del mercato della CO2

Di 16/05/2010Marzo 15th, 2023No Comments

co41L’Emission trading scheme (ETS) prevede che gli impianti industriali energivori si debbano dotare di permessi di emissione. A partire dal 2013 la concessione gratuita lascerà gradualmente il posto al sistema dell’asta. Il mercato delle emissioni è uno strumento amministrativo messo a punto dall’Unione Europea a partire dal 2003 al fine di controllare le emissioni di inquinanti e gas serra a livello internazionale attraverso la loro quotazione monetaria ed il commercio delle quote di emissione tra stati diversi. L’Emission trading scheme (ETS) prevede un sistema di monitoraggio delle emissioni emesse ogni anno e sanzioni pecuniarie (oppure compensazioni nell’anno successivo) in caso di sforamento.

Efficacia dell’ETS
Attualmente il sistema Ets interessa un bacino di 11mila impianti altamente “energivori”, nei settori della produzione elettrica e dell’industria (raffinerie, acciaierie, cartiere, cementifici, industrie della ceramica) e si stima che tale bacino valga circa il 50% delle emissioni di Co2 europee e il 40% di tutti i gas a effetto serra prodotti nel vecchio continente. Nato come deterrente anti-inquinamento, il sistema ETS, pur mostrando anche buone potenzialità dal punto di vista economico (nel 2005 sono stati scambiati 362 milioni di permessi, per un controvalore di circa 7,2 miliardi di euro), è divenuto oggetto di diverse critiche. Ad essere contestata è stata, innanzitutto, l’eccessiva quantità di permessi assegnati gratuitamente. Con la crisi economica e la conseguente stagnazione di produzione e consumi, molte industrie hanno approfittato dell’occasione vendendo, spesso a prezzi scontatissimi, permessi gratuiti inutilizzati. E i costi bassi della Co2, è stato osservato, sono un fattore disincentivante per investire in tecnologie ed energie pulite.

Il nuovo Ets
La revisione del sistema Ets che sarà attuata dal 2013 vorrebbe colmare queste lacune, oltre raggiungere una migliore armonizzazione e centralizzazione del sistema, anche sul fronte dei sistemi di monitoraggio e verifica delle emissioni. In base a tale revisione, innanzitutto, il sistema ETS sarà esteso ad altri settori industriali e ad altri gas serra. Sarà, inoltre, istituito un sistema unico a livello europeo di emissione dei permessi che rimpiazzerà quelli nazionali, e il numero totale dei permessi disponibili sarà progressivamente ridotto con l’obiettivo di dare più stabilità a lungo termine ai prezzi della Co2 e al mercato. La maggiore novità riguarderà in ogni caso il principio base di allocazione dei permessi. L’asta andrà, infatti, a sostituirsi all’attuale sistema di concessione gratuita al fine di realizzare il principio in base al quale ‘chi inquina, paga’. Le contrattazioni saranno gestite dai Governi nazionali ma aperte ad acquirenti da qualsiasi parte d’Europa. I permessi saranno distribuiti per l’88% tra gli Stati membri della Ue in base alle rispettive emissioni (verificate nel 2005 sugli stabilimenti “target”), il 10% sarà distribuito agli Stati meno ricchi come contributo da destinare alla riduzione della “carbon intensyty” e il restante 2% sarà invece elargito come bonus ai Paesi che al 2005 sono risultati più virtuosi.

Punti critici
Alcune perplessità rimangono. L’ETS prevede, infatti, che la compravendita dei permessi possa essere derogata nel caso di industrie altamente energivore che potrebbero veder messa a rischio la propria competitività internazionale. L’obiettivo di questa disposizione sarebbe quello di evitare il cosiddetto carbon leakage, ovvero, ‘la fuga del carbonio’, con interi settori industriali potrebbero decidere di delocalizzare andando a produrre in Paesi non vincolati da normative ambientali – e dunque decidere semplicemente di andare a inquinare altrove.