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L’altro lato della medaglia

Di 06/03/2010Marzo 15th, 2023No Comments
url-2di Laura Kolbe

Secondo una ricerca dell’International Bank for Recostruction and Development effettuata su 183 paesi, gli Stati Uniti sono il 4° paese nel mondo in quanto a facilità di fare business. L’Italia è al 78°. In Italia, quindi, è molto difficile fare business, eppure gli Stati Uniti spaventano molto di più. Ci sono tantissimi prodotti italiani, venduti in paesi in cui è difficile entrare e mantenere un business, che in U.S.A non sono venduti. Eppure lì sarebbe più facile. Altri prodotti invece sono commercializzati negli Stati Uniti ma non al massimo del loro potenziale. Su questi dati, io, che sono statunitense d’adozione (ma canadese di nascita), ho iniziato a riflettere per capire perchè per gli italiani che sono conosciuti in tutto il mondo per la qualità dei prodotti, considerino il mercato statunitense inarrivabile. Pensiamo a prodotti conosciutissimi… Il Lambrusco è venduto negli U.S.A ma non è ben posizionato. Basti solo pensare che la scelta di venderlo con il tappo a vite ne limita enormemente l’apprezzamento. Come mai questa scelta? Forse c’è una carente conoscenza su quelli che sono i gusti e gli usi degli americani (che non apprezzano, per tornare all’esempio, il tappo a vite).

Io, di lavoro, faccio questo: conoscendo nel profondo il mercato statunitense cerco di suggerire agli imprenditori italiani come penetrare il mercato e ottimizzare al massimo gli sforzi. Spesso infatti si affronta un mercato nuovo con un prodotto di alta qualità (e quelli italiani lo sono spesso), ma senza una strategia adeguata. La sola qualità non basta! Infatti bisogna conoscere bene anche l’altro lato della medaglia. Bisogna essere in possesso di informazioni affidabili sul mercato che si vuole affrontare per capire se ci sono possibilità di business per quel prodotto e che tipo di posizionamento ed adattamento sia ottimale per lo stesso. Per avere queste informazioni e per farsi un’idea la strada più breve e più sicura è quella di parlarne con qualcuno che quel mercato lo vive tutti i giorni: uno statunitense! Come mai c’è voluto un imprenditore statunitense in visita in Italia per osservare il quotidiano rito del caffè ed esportarlo, creando Starbuck’s, un colosso da 9,774.6 milioni di dollari? Ci sono tanti esempi simili, legati da un comun denominatore: la conoscenza (ed il coraggio). Io parlo 5 lingue e con la mia compagnia con sede in Florida, Exportdepartment.com, ho aiutato per vent’anni le aziende che volevano sviluppare business internazionali.

Ho avuto l’onore di lavorare come Deputato del U.S Trade Consul for the U.S. Department of Commerce, dove ho aiutato compagnie americane ad espandere il proprio mercato in diversi paesi nel mondo. D’altra parte, come Direttore dell’European Business Development per lo Stato della Florida, ho aiutato diverse compagnie europee a stabilirsi negli U.S.A. Sono motivata a collaborare con la rivista Imprenditori, curando questa rubrica per tutto il 2010, per far sapere agli imprenditori locali – che ho avuto modo di conoscere in diverse occasioni negli ultimi mesi – cosa è necessario sapere degli Stati Uniti, attraverso l’esperienza diretta di una statunitense. Ho avuto modo, lungo tutta la mia carriera, di toccare con mano quanto sia sempre positivo conoscere i due lati della medaglia (o della storia, come si dice dalle mie parti). Io tenterò di spiegarvi cosa succede dall’altra parte dell’Oceano.

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  • Massimo Tacchini ha detto:

    Finalmente una americana che ci parla chiaro! Io stesso sono un imprenditore e sto sviluppando un ambizioso progetto per esportare le nostre eccellenze alimentari negli USA. Ho studiato in quel paese e ne ho sempre apprezzato la concretezza tipica del business americano. Ho rapporti di lavoro con alcuni partners residenti negli Stati Uniti, ma mi auspico una fattiva collaborazione anche con la Sig.ra Kolbe. Bevenuta e a presto!