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Oltre 1600 deal per più di 13 miliardi di dollari investiti dal 2012 ad oggi. Una crescita stimata per i prossimi 10 anni del 700%, con la creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro solo negli Usa. Ecco l’osservatorio di P101 sulla cyber security, ovvero quelle società tecnologiche che offrono prodotti e servizi per la protezione degli asset digitali (e fisici) da accessi non autorizzati e abusi da parte dei criminali informatici.

Un settore da tenere d’occhio

Gli analisti stimano che nel corso del 2017 il machine learning e l’intelligenza artificiale applicate alla cyber security continueranno a registrare progressi importanti, inoltre, si assisterà a un consolidamento del mercato della sicurezza informatica. Un sommovimento già iniziato nel 2016, che è stato un anno di interessanti acquisizioni (40 società acquisite di cui il 53% da parte di un’altra realtà operante nel settore) tra cui la BlueCoat di Symantec e diverse a firma Cisco, oltre a vedere la formazione di una società di sicurezza specializzata – la NTT Security – e la nascita di un unicorno, l’americana Clyance.
Il 2016 è stato anche l’anno con il maggior numero di operazioni che hanno coinvolto i Corporate Venture Capital – totalizzando 1,6 milioni di dollari in 100 deal. In generale, il periodo appena conclusosi ha visto investimenti per ben 3.582 milioni di dollari e un totale di 402 deal – dei quali il 60% sono stati investimenti early stage, a dimostrazione del fatto che sono sempre di più le start-up che solo recentemente hanno incominciato ad affollare questo compartimento.

L’importanza di chiamarsi cyber

Del resto, quella della sicurezza cibernetica è una questione seria: il report annuale di Cisco rivela che delle imprese che hanno subito un attacco informatico, il 22% ha perso clienti, il 29% ha visto ridursi il fatturato, mentre il 23% ha perso opportunità di business. L’Annual Cybersecurity Report (ACR) analizza il modo in cui i CSO (Chief Security Officer) delle aziende di 13 Paesi vedono la situazione: la più ampia fotografia oggi disponibile grazie anche ai dati generati da milioni di sensori. Ne emerge che lo sviluppo e la diffusione di oggetti connessi, nella manifattura ma non solo, sta determinando un aumento delle minacce e una conseguente crescita della sensibilità delle aziende al tema. Non è un caso se dopo aver subito una violazione, il 90% delle imprese ha investito risorse per migliorare i propri sistemi di difesa.

Il panorama tricolore

Secondo un’analisi del Centro di ricerca di cyber intelligence e information security della Sapienza (CIS-Sapienza), in Italia le aziende private così come il settore della pubblica amministrazione hanno ancora necessità di una certa educazione alla sicurezza informatica. Per questo il CIS ha pubblicato un documento, il Framework Nazionale per la Cyber Security, che offre alle organizzazioni un approccio omogeneo per affrontare la cyber security, intimamente legato all’analisi del rischio e non a standard tecnologici. “Sono state diverse le aziende, tra piccole medie e grandi, che hanno manifestato interesse all’utilizzo e che effettivamente hanno iniziato a utilizzarlo, ma il numero è decisamente ancora insufficiente,” afferma Luca Montanari, ricercatore del CIS-Sapienza. Questa insufficienza è dovuta alla mancanza di consapevolezza del rischio che si corre, ma anche all’impegno economico rappresentato dai costi della sicurezza.
Il governo italiano, negli ultimi anni, ha puntato molto sulla cyber security, anche se è ancora lontano dai numeri di altre nazioni europee come Francia, Germania e Regno Unito, le quali viaggiano nell’ordine (almeno) del miliardo di euro. Ed altre novità legislative arriveranno in Europa nel 2018: a maggio entrerà infatti in vigore il regolamento UE GDPR (general data protection regulation) che prevede sanzioni severe, fino al 4% dei guadagni o 20 milioni di euro, per le aziende che non proteggono adeguatamente dati personali, oltre all’obbligo di dare notizia di eventuali attacchi informatici subiti.
Tutto questo, affermano gli esperti di P101, non può che portare ad un giro d’affari sempre più grande e ad una concorrenza sempre maggiore tra le aziende che offrono servizi di cyber security. Sul campo di gioco ci sono anche colossi come Ibm Security o Cisco che, ricordiamo, stanno crescendo a suon di acquisizioni. Insomma, questo è un ottimo momento per investire nelle start-up del settore, specialmente in quei sistemi che integrano intelligenza artificiale e soluzioni per la sicurezza.