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Massimiliano Oleotto

“Il Business Process Management è una disciplina nuova nel mondo del management. Ma sempre più adottata, anche dalle PMI, giacché l’obiettivo del BPM è perseguire un esercizio aziendale che risulti non solo corretto ma addirittura ottimale. Un ostacolo alla sua crescente diffusione è rappresentato però dalla complessità della materia, che abbraccia l’azienda a 360°.
Da un punto di vista teorico, è possibile affermare che il BPM si occupa di gestire i processi aziendali, cioè di idearli, attuarli e controllarli, in modo che l’operatività si allinei alla strategia. Per farlo, decompone la strategia in prestazioni e ricompone gli eventi prodotti dalle prestazioni in informazioni utili alla strategia. Inoltre, prevede che tutte le azioni aziendali siano svolte da comportamenti eccellenti, siano supportate da procedure informative e siano orientate al cliente, sia esso esterno o interno.
Di fatto siamo a mezza via tra organizzazione e gestione perché il BPM non è più organizzazione, ma si basa su di essa, e non è ancora gestione, ma la produce. È dunque una vera e propria predisposizione all’esercizio aziendale.
Da un punto di vista pratico, invece, il BPM richiede un duplice supporto informatico. Il primo supporto è un sistema che, implementando i processi, sia capace di accompagnare tutta la vita aziendale e, laddove possibile, addirittura automatizzarla. Il secondo supporto è un sistema che, misurando gli aspetti chiave della vita aziendale, sia capace di indirizzare le decisioni, specie quelle più rilevanti. Facile riconoscere dietro il primo supporto un software ERP, e dietro il secondo un software BI – possibilmente declinato secondo il modello della Balance Score Card.
In questa prospettiva, ci troviamo nuovamente a mezza via. Non più tra organizzazione e gestione, bensì tra Corporate Governance e Information Technology Management, non a caso le due discipline di management a cui il BPM viene più spesso accostato.
Tutta la complessità appena descritta, però, sembra fare a pugni con le esigenze di flessibilità, agilità, informalità ed economicità di una PMI. Lecito domandarsi allora se il BPM possa trovare spazio in una BPI.
La risposta è sì, con una motivazione – questa sì – semplice da spiegare.
I processi aziendali implementati dal BPM non sono scatole vuote. Al contrario, ricorrendo a standard come l’ERP o la BI, i processi che implementa sono in genere i migliori processi in circolazione in relazione a settore economico, struttura aziendale e modalità produttiva. Migliori perché riassumono lecopertina_libro_processi esperienze che hanno dato i migliori risultati in altre aziende. Ecco perché l’imprenditore o il manager di una PMI non può sottrarsi dal conoscerli e valutarli per fare prosperare la propria azienda.
È vero, avere la mappa di quei processi può non essere agevole. I processi preminenti di una PMI sono tipicamente quelli operativi, e questi processi sono spesso trascurati dalla letteratura. Che si concentra di contro sui processi commerciali e amministrativi tipici di una grande azienda. Tuttavia, è vero anche che quella mappa esiste almeno implicitamente nel codice dei software ERP piuttosto che nella testa dei consulenti BPM. Facile intuire che quella mappa va trovata, svelata e applicata.”

(a cura di Massimiliano Oleotto)

 

Massimiliano Oleotto, laureato in ingegneria gestionale a Udine con il massimo dei voti, per quindici anni si è occupato, a vario titolo, di implementazione di sistemi informativi ERP e SCM nelle PMI – vantando anche esperienze nella consulenza e nel manufacturing. Da cinque anni si occupa, come manager, di organizzazione e processi aziendali – oggi è Chief Process Officer in Corvallis Holding, azienda di Padova a capo del Gruppo Corvallis, leader italiano nell’erogazione di servizi IT. Socio dell’AILOG e certificato European Master Logistician dall’ELA, ha appena pubblicato con il Gruppo24Ore il suo secondo libro di management: “La mappa dei processi aziendali operativi nelle PMI: come evitare di perdersi in azienda”.