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stefanocampani_optDue anniversari hanno segnato il 2016, il centenario del Dadaismo e i 40 anni del punk. A loro Zurigo e Londra nel 2016 hanno dedicato eventi che hanno generato grandi discussioni sul senso e sul significato storico di questi straordinari movimenti culturali. A Reggio Emilia i due anniversari sono stati ignorati, e la cosa non stupisce. Anche se a Reggio Emilia qualcuno che avrebbe titolo per parlare c’è, ad esempio Massimo Zamboni e Umberto Negri, fondatori del gruppo punk CCCP-Fedeli alla Linea.
Non è solo il provincialismo a spiegare l’indifferenza di Reggio Emilia verso questi due anniversari. Il punk, nelle sue declinazioni inglese e americana, è stato un movimento che ha manifestato un profondo disinteresse per l’impegno politico, e questo ha costituito una sorta di peccato originale che lo ha reso incomprensibile alla iperpoliticizzata intellighenzia nostrana. Perché, ad esempio, in Italia abbiamo avuto un terrorismo di matrice politica e in Inghilterra la protesta sociale non ha preso la via della lotta armata? E’ vero che in Inghilterra c’erano i terroristi nordirlandesi dell’IRA, e il controllo capillare dei servizi di intelligence sugli ambienti extraparlamentari rendeva problematica la diffusione di altre forme di terrorismo. Parte del merito però è dei Sex Pistols e della popolaritá abnorme che conobbero tra il 1976 e il 1978. Nel brano che li rese famosi, “Anarchy in the UK”, Johnny Rotten dice: “Is this the UDA? Is this the IRA? Is this the MPLA? I thought it was the UK!”. La loro vena anarcoide li spinse a proclamare sia il rifiuto della lotta armata e della militanza politica, che l’equivalenza tra il potere che opprime e le forze politiche rivoluzionarie che vorrebbero abbatterlo: un’eresia per gli intellettuali reggiani cresciuti a pane, Lenin e Resistenza. I Clash rappresentarono l’ala del punk disposta a sporcarsi le mani con la politica, ma ebbero un’influenza sulla cultura giovanile inglese infinitamente inferiore. Le figure attorno ai Sex Pistols, come Malcolm McLaren e la moglie Vivienne Westwood, poi diventata celebre stilista, si ispirarono anche ai Situazionisti (una costola del movimento Dada e Surrealista), ma di questo parleremo in altra occasione.