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Proteste-al-Nimr-Arabia-Saudita1-1140x730“I bassi tassi di interesse che stanno mettendo sotto pressione banche, fondi pensione e compagnie assicurative, non sono il problema ma sono il sintomo di un problema sottostante che è una domanda di investimento insufficiente in tutto il mondo non in grado di assorbire tutto il risparmio disponibile”.
I pensieri del governatore della BCE Mario Draghi mettono in evidenza la causa di fondo da combattere per poter dare una svolta alla politica monetaria europea, ma trovano un ulteriore ostacolo nel fallimento del vertice dei produttori di petrolio riunitisi a Doha, che aveva l’obiettivo di congelare la produzione e far risalire il prezzo dell’oro nero. Per capire i motivi del fallimento del vertice dovuto alle tensioni tra Arabia Saudita ed Iran occorre far un salto indietro di quasi 1400 anni.
I musulmani si dividono in due principali rami: sunniti e sciiti. I primi costituiscono poco meno del 90% dei musulmani del mondo, i secondi poco più del 10% concentrati in quattro paesi, Iran (che ne ospita più del 40% del totale corrispondenti a 70 milioni di individui), Pakistan, India ed Iraq. Pur condividendo i cinque pilastri fondamentali dell’Islam, dopo la morte di Maometto nel 632, i sunniti, “il popolo delle tradizioni dell’Islam”, sostenevano che il nuovo leader della comunità fosse l’importante studioso e compagno dell’ultimo profeta, Abu Bakr. Gli sciiti, i “sostenitori politici di Alì”, sostenevano che il diritto di diventare califfo fosse riservato ai discendenti del profeta che, non avendo figli maschi, ricadeva sulla figura del genero Alì Ibn Abi Talib. Ancora oggi molte scuole di pensiero sunnite considerano gli sciiti come eretici dell’Islam.
Durante la riunione a Doha i veti incrociati tra gli arabi sunniti e gli iraniani sciiti hanno fatto saltare qualsiasi tipo di accordo tra i produttori con il rischio di vedere ridiscendere i prezzi del petrolio ed il conseguente spettro della deflazione da materia prima che non può che far perdurare l’attuale politica monetaria della BCE con il conseguente scenario dei tassi bassi ancora per lungo tempo.
L’investitore, alla continua ricerca di rendimento, deve avere l’intelligenza di capire che le gestioni separate assicurative, nel quale sta riversando enormi masse di risparmio, non possono continuare a mantenere i rendimenti del passato se non previa chiusura delle stesse nel principio della salvaguardia di chi aveva investito somme negli anni precedenti.
Oggi molte istituzioni bancarie ed assicurative hanno chiuso le loro “gestioni separate vita” permettendo agli investitori di continuare a conferire solo minimi nuovi capitali nelle stesse. Le altre istituzioni che non hanno ancora adottato questa politica, nei prossimi anni certificheranno profitti di gestione estremamente diluiti rispetto a quelli visti fino ad oggi con il risultato di aver illuso i ricercatori di rendimento corsi ad investire in questi strumenti. La ricerca di rendimenti con basso grado di volatilità sarà sempre di più la sfida che ognuno di noi dovrà affrontare nel prossimo futuro.