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Davide_Caiti

Nell’era della globalizzazione anche le PMI italiane sono chiamate a competere oltre i confini nazionali. L’internazionalizzazione è vissuta, dalla maggior parte delle imprese, al tempo stesso come necessaria e attuale. A confermarlo anche i dati: secondo un’indagine condotta da Doxa il 75% delle PMI italiane ha un rapporto continuativo con l’estero; per il 43% delle aziende, al primo posto tra le motivazioni per l’internazionalizzazione c’è la crescita aziendale. Ma sono ancora molti i limiti e le problematiche vissute in questo processo: risorse finanziare limitate, dimensione aziendale, scarsa conoscenza dei mercati e mancanza di competenze specifiche sono infatti tra le principali problematiche interne segnalate dalle imprese.

Non è un caso allora che la Regione Emilia-Romagna, nell’ambito del Programma operativo regionale Fondo europea di sviluppo regionale (POR FESR), abbia indetto il bando Progetti di promozione dell’export per imprese non esportatrici, finalizzato proprio al rafforzamento delle capacità manageriali delle imprese, per renderle capaci di affrontare i mercati internazionali. La creazione di condizioni interne alle aziende per la pianificazione, l’avvio e il consolidamento di percorsi di internazionalizzazione di medio periodo sarà la strada da percorrere per poter raggiungere l’obiettivo posto dal bando.

In quest’ottica, una delle strategie di sviluppo che propongo in particolare alle aziende produttrici di semilavorati o prodotti e servizi nei mercati b2b, è quella del posizionamento del brand non più solo sul proprio cliente diretto ma anche sul mercato di riferimento di quest’ultimo. Favorire la diffusione del brand e assicurarsi una posizione di rilievo sul mercato finale aiuta l’azienda a fidelizzare anche il proprio cliente e controllare l’intera filiera distributiva, facilitando così anche i processi di internazionalizzazione.