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copertina-Nasi-Traduzioni-bAutore: Franco Nasi

Titolo: Traduzioni estreme

Editore: Quodlibet

Anno: 2015

Info: pp. 166 – € 18

Circolano molti luoghi comuni sulla traduzione. Il primo dice che è impossibile. A giudicare da alcuni casi che abitano questo libro sembra così. Provate ad esempio a tradurre in italiano un romanzo francese di oltre 200 pagine, dove non viene mai usata la lettera E. Oppure andate a cercare un pesce italiano che faccia quello che fa in inglese uno swordfish (cioè un pescespada): andare a zonzo per l’oceano alla ricerca della S perduta che l’ha trasformato in un wordfish (cioè un pesce-parola). A infilarsi in questa avventura si scoprono cose davvero interessanti. Tradurre è un lavoraccio, somiglia allo scialpinismo, dove quello che conta è lasciarsi trasportare dalla neve, nella sua sostanza di polvere, piuttosto che guidare noi la corsa. Abitare un’altra lingua necessita sapienza, ma soprattutto curiosità e pazienza, senso profondo dell’attesa, quella che ti fa abbandonare il tavolo e ti consiglia di uscire fuori a farti una corsa, fino a quando la mente si svuota e resta spazio per accogliere la parola ricercata. Tradurre non è solo questione di estetica, ma è anche credere e praticare un certo tipo di etica: una buona traduzione deve essere più leale che fedele, è un attraversamento di mondi, il primo passo di una poetica della relazione, che non fa incontrare soltanto le lingue, ma gli uomini. Alla fine il libro senza E lo trovate in italiano con il titolo La scomparsa, e il pesce? Eccolo: lo scorfano diventa un pesce-orfano, di una S e una C in fuga nell’oceano delle parole.

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Georges Perec, La scomparsa

Roger McGough, Bestiario immaginario

Stefano Bartezzaghi, L’elmo di Don Chisciotte