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Davide_CaitiAccumulare la sporcizia sotto il tappeto non risolve il problema, lo occulta e lo rimanda. Un problema sottovalutato o tollerato può diventare un dramma. Noi, nell’Emilia Romagna delle persone, del lavoro e del buon vivere, abbiamo fatto questo grave errore lasciando permeare il nostro territorio dalla criminalità organizzata per decenni.

La ‘ndrangheta si è mossa in sordina, col sorriso in faccia e l’abito buono, inquinando insopportabilmente larghe fette del nostro tessuto economico, fin quando il bubbone è finalmente scoppiato. Il processo Aemilia, che muove i suoi primi passi in queste settimane, metterà sul banco degli imputati anche l’incapacità di chi doveva sorvegliare l’integrità di un economia sana e di un territorio prospero, sperando che di incapacità si tratti e non di connivenza.

Resteremo a guardare attentamente, consapevoli che nelle aule dei tribunali si stabilirà la verità storica, ma che il risanamento di un’economia e di una società come quella emiliana passa necessariamente dai nostri punti forti: voglia di fare, creatività, spirito di collaborazione. Per questo motivo in questo numero parleremo di uno strumento prezioso e relativamente poco conosciuto come i contratti di rete tra aziende. Uno strumento che può essere vincente per superare la sfida dei mercati, una formula per armonizzare il ciclo economico e renderlo veloce e rombante come un motore.

Una certa Emilia-Romagna si è fatta intorpidire per lungo tempo dalle sirene di un troppo facile guadagno ricavato con metodi criminosi che non appartengono al nostro modo di essere, e chi ha sbagliato dovrà pagare. Il nostro tessuto economico e imprenditoriale – quello che è sempre stato sano – risponderà alla sfida creando ricchezza attraverso un vero sviluppo, vere competenze e vere idee. Noi è così che sappiamo farlo, e in nessun altro modo.