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VioliNel 2009, al festival di Venezia, la sera in cui si premiava alla carriera Joe Dante, ci distribuirono degli occhiali speciali per godere della nuova, incredibile novità: una sequenza di cinema in 3D.

I meno sprovveduti sanno che il 3D fu sperimentato da Hollywood nel biennio 1953 – 54, ma apparecchiature ingombranti e pesanti, scarsità di sale adeguate, mal di testa degli spettatori e superamento della moda del primo istante fecero sì che il tentativo si spegnesse rapidamente, per lasciare spazio ad una novità di maggiore sostanza e durata: il Cinemascope, ovvero il formato panoramico. Rimasero film che visti oggi fanno un po’ tenerezza. L’unico ad usarlo con talento fu come sempre Alfred Hitchcock (che pure lo odiava) nella scena delle forbici tra Grace Kelly e il killer ne Il delitto perfetto.

Ora, sei anni circa dopo la sconvolgente reintroduzione del procedimento, stavolta digitale e non ottico, i film in 3D sono in calo e le campagne pubblicitarie puntano meno sulla presenza del formato tridimensionale. Soprattutto perché, guarda un po’, il 3D è assolutamente ininfluente rispetto alla qualità del film, spesso finendo, anzi, per contrastare la capacità di coinvolgimento delle immagini che scorrono sullo schermo.