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C’è chi sostiene che, senza uscire dai confini dell’Emilia Romagna, si potrebbe costruire uno shuttle: dalla progettazione alla costruzione, passando per l’assemblaggio di ogni singolo componente. Quella in cui ho il privilegio di vivere è una terra di eccellenze, solidamente ancorata al passato eppure con una gran voglia di immaginare nuove strade per sé e per i suoi abitanti negli anni a venire. Un treno per il futuro, del resto, sta per passare (e, certo, fermerà anche alla Mediopadana di Reggio Emilia): a partire dal prossimo maggio milioni di persone arriveranno in Italia per partecipare all’Expo.

Sarà un’occasione straordinaria per tutto il Paese: l’Esposizione Universale non è solo una vetrina in cui mostrare il nostro meglio, ma anche una palestra per sperimentare le idee che abbiamo sul modo di trasformare i territori in cui viviamo. Ma non dobbiamo illuderci: intercettare una platea di turisti e imprenditori così ampia, con tempi ristretti e una varietà infinita di opportunità tra cui scegliere, non sarà semplice.

Per mostrare il meglio del nostro territorio e attrarre opportunità, quindi, abbiamo solo una strada: quella di fare rete. Iniziative isolate e scoordinate, per quanto eccellenti, rischieranno di sembrare velleitarie e di perdersi nell’immenso calderone di Expo. Serve un’opera forte di coordinamento che valorizzi la creatività e il coraggio dell’iniziativa privata, e promuova a dovere ciò che già si muove verso il futuro tra il Po, gli Appennini e il mare Adriatico: un impegno che non può venire altro che dalle istituzioni.

L’Expo si avvicina, e il futuro del nostro territorio è solo a un passo da noi: ma che senso avrebbe andare in quella direzione da soli?