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Aceto Modena

 

Che siano grandi o piccole tutti i giorni in un ’impresa si devono fare delle scelte . Abbiamo chiesto a diversi imprenditori imprenditori di raccontarci momenti critici nella loro attività e le alternati ve che hanno considerato per superarlo. Abbiamo poi sottoposto le loro storie a consulenti che ci hanno offerto la loro analisi. A voi proponiamo di provare a metter vi nei panni dei protagonisti e fare la vostra scelta. Senza paura di sbagliare.

Azienda: Gran Deposito Aceto Balsamico Giuseppe Giusti srl
Chi: Claudio Stefano Giusti
Sede: Modena
Fatturato: 5 milioni di euro

 

PASSAGGIO DI TESTIMONE

Al lavoro nell’acetaia di famiglia, la più antica del mondo, dopo anni di esperienza in una multinazionale delle consulenze, Claudio Stefano Giusti si è trovato a gestire «un brand di eccellenza che godeva di ottima reputazione e un’azienda concentrata esclusivamente sulla produzione». Risultato: «Dovevo occuparmi di molte attività la cui importanza veniva sottovalutata, ero pieno di lavoro e faticavo a progettare piani di sviluppo».

Soluzioni
1. assumo un manager e affido a lui il cambiamento
2. faccio tutto io, migliorando le mie competenze
3. investo su nuove risorse umane e sulla loro formazione

Analisi
«Arrivato da un ambiente molto distante da quello con cui si è trovato a confrontarsi, l’amministratore delegato avrà probabilmente trovato diverse resistenze al cambiamento: la sua sfida era quella di convincere l’azienda a non focalizzarsi esclusivamente sulla produzione per pensare maggiormente a promozione e vendita. Per farlo avrebbe potuto chiedere l’intervento di un manager esterno: una buona scelta, soprattutto perché avrebbe coinvolto per un periodo limitato una persona non coinvolta emotivamente nei trascorsi dell’impresa (e quindi più adatta nel mediare i conflitti), dotata di una visione più obiettiva e di competenze potenzialmente nuove per l’azienda. Una scelta del genere, però, porta con sé anche alcuni rischi: il titolare deve saper accettare le scelte del manager, mentre quest’ultimo può incontrare difficoltà a farsi accettare dai dipendenti proprio per la sua estraneità al sistema. L’impresa,a questo punto, potrebbe anche decidere di affidarsi unicamente alle risorse interne: in questo caso le persone si sentirebbero parte di una squadra e parteciperebbero insieme al cambiamento, ma la mancanza di un osservatore esterno potrebbe togliere efficacia al progetto, e in caso di conflitti verrebbe a mancare la figura di un mediatore. Esiste anche un’ulteriore alternativa: l’imprenditore può mappare le competenze già presenti in azienda e investire nella loro formazione, cercando all’esterno ciò che manca. Certamente si tratta di un processo più impegnativo, che richiede un grande investimento di tempo e risorse; questo progetto, inoltre, è destinato a fallire se l’imprenditore non vorrà mettersi in gioco al pari dei dipendenti a cui chiede un cambiamento».

Luca Ferri, consulente di direzione e coach