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Secondo la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla contraffazione, il giro d’affari dei prodotti agroalimentari pseudo-made in Italy è di circa 60 miliardi di euro. Dal Parmesan ai salumi Daniele, fino agli innumerevoli alimenti confezionati illecitamente con simboli che ricordano l’Italia, i cibi italian sounding prodotti all’estero richiamano tanto gli originali da ingannare non solo il consumatore straniero, ma anche quello di casa nostra, che da qualche tempo trova sugli scaffali mozzarella bavarese e salame Milano made in Romania. Anche i produttori italiani, d’altro canto e per motivi opposti, sono spesso costretti per l’esportazione ad adeguarsi a questo folklore forzato, e ad arricchire le etichette di improbabili nastrini tricolori, figurine di Vesuvio o Colosseo, perché è proprio questo che il consumatore straniero si aspetta.

In Italia, la contraffazione è punita dagli articoli 473 e 474 del codice penale con pene fino a tre anni di reclusione e multe fino a 2.065 euro. Recentemente anche l’Unione Europea si è pronunciata sul tema con il “Pacchetto Qualità”, contenente una proposta di regolamento che prescrive l’impegno di tutti gli Stati membri nel garantire e proteggere giuridicamente i marchi registrati contro ogni utilizzazione abusiva o fallace.
Al di là delle disposizioni legislative vigenti o future, tuttavia, è inconfutabile che il tema della contraffazione del cibo si sviluppi su scala globale e porti con sé la sintesi tra i concetti di made in Italy e salute. Ancora una volta emerge quindi il forte legame tra impresa e uomo: sempre di più occorrono strumenti in grado di contemperare gli interessi dei diversi soggetti coinvolti, di salvaguardare la salute, di tutelare i produttori, di proteggere gli investimenti.
Sarebbe interessante quindi dar vita a un network fra organizzazioni di categoria, media, istituzioni finanziarie e giudiziarie, governi e società civile, che sia orientato alla critica costruttiva e alla concreta trasformazione positiva di un settore così importante come quello alimentare.