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Fosse stato un cantante, sarebbe stato certamente il frontman della Franklin Covey Company, multinazionale della consulenza per lo sviluppo della Leadership. Probabilmente la sua opera più famosa resta Le 7 Regole per avere successo, pubblicata alla fine degli anni ’80, e aggiornata nel 2004 con L’ottava Regola: dall’efficacia all’eccellenza. In queste righe non ho certo l’obiettivo di condensare un pensiero così complesso, profondo e stimolante, ma le pagine di Covey hanno un denominatore comune: lo sviluppo di se stessi nell’affrontare i cambiamenti, e la consapevolezza che siamo noi stessi il motore della nostre scelte e della nostra vita. Ci sono stati tanti professionisti, più o meno autorevoli, che hanno affrontato questi temi sviluppando la Pnl, l’Intelligenza Emotiva ed il Coaching, ma pochi lo hanno fatto con la concretezza che ha contraddistinto l’opera di Covey.

Nell’ambito della Leadership, egli ha spesso ripreso e sviluppato un pensiero di Peter Druker, datato 1956: ”Le più preziose risorse di un’azienda del XX secolo erano le attrezzature produttive. La più preziosa risorsa di un’istituzione del XXI secolo, sia business o non-business, saranno i suoi knowledge workers e la loro produttività”.

Nei suoi libri, Stephen Covey usa proprio il termine knowledge worker per indicare il lavoratore contemporaneo, il cui valore non si basa più sulla capacità manuale, ma sul bagaglio di conoscenze che ha acquisito e sull’uso che ne fa. Era un paladino della Leadership vera, Covey, quella più difficile da affrontare e basata sulla crescita delle persone, che era solito definire così: “Leadership è comunicare agli altri il loro valore ed il loro potenziale in modo tanto chiaro da far sì che li vedano in loro stessi”.

Il suo lavoro e il suo metodo lo hanno portato a contatto con migliaia di persone e con le più grandi aziende al mondo, consentendogli di vedere, conoscere e capire l’impatto dei punti di forza e dei punti di debolezza della natura umana nelle organizzazioni, per poi regalarci il suo sapere attraverso i suoi scritti, che sono dettagliati e illuminanti in modo unico: ha scritto tutto ciò che sapeva e ha scritto come applicarlo. Un bell’esempio di trasparenza, altruismo e passione. Pensate a quanti corsi di Leadership esistono sul mercato, costosi e certamente meno pratici e meno applicabili di ciò che insegano le pagine di Covey. La differenza tra i geni e tutti gli altri è che il genio ha voglia di condividere le sue esperienze e le sue conoscenze, senza nulla di molto significativo in cambio, se non la soddisfazione di aiutare le persone a sfidare se stesse e a trovare la propria strada. Covey è stato certamente anche un ottimo imprenditore che ha saputo costruire la più grande società di consulenza per lo sviluppo della Leadership, ma certamente un imprenditore altruista… Il mondo infatti è pieno di personaggi che fanno cadere dall’alto di non si sa bene quale pulpito, piccoli pensieri senza profondità e senza preparazione. Covey ha fatto esattamente l’opposto: ha messo a nostra disposizione in modo semplice la sua grande e profonda esperienza e il suo sapere, affinché ognuno di noi possa trovare la propria strada e aiutare gli altri a trovare la loro.

Per questo e per molto altro, tanto di cappello e grazie, Stephen.

One Comment

  • Io adoro Stephen Covey per il suo lavoro nel campo della crescita personale.

    Ho letto tanti libri sullo sviluppo personale, ma Le Sette Regole per Avere Successo è un super libero, molto efficace e molto diretto.

    Secondo Covey, noi siamo fatti delle nostre abitudini, per cui Stephen Covey ha cercato di concentrarsi sulle principali abitudini per spiegare come prendersi padronanza. Non c’è nessun dubbio, perchè ci sono già state vendute milioni di copie. E’ un ottimo libro per migliorare se stessi.