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Chi è causa del suo mal…

Di 25/09/2012Marzo 15th, 2023No Comments
Quando si parla di un’impresa si parla di qualcosa intimamente connesso all’imprenditore che ne è artefice e alla sua personalità. Il professor Antonio Meneghetti, fondatore dell’Ontopsicologia, nei suoi studi dimostra che quando un’impresa è in perdita, la causa non va ricercata solo in fattori esterni, ma prima di tutto nell’imprenditore stesso. Ciò che infatti sembra attribuibile a cause esterne (burocrazia, fisco, inflazione, indebitamento, etc.), in realtà trova spesso la sua causa prima nell’imprenditore che, con una dinamica di autosabotaggio inconscio, ha progettato o facilitato la sua personale disgrazia senza esserne consapevole. Come è possibile? Spesso alla base di questo meccanismo sta una convinzione, o meglio uno stereotipo, intorno al quale l’imprenditore ha costruito la sua personalità, identificandovisi e perciò amandolo e difendendolo sopra ogni cosa.
Uno stereotipo piuttosto diffuso è la famiglia. G., 45 anni, è un imprenditore del settore metalmeccanico. Dopo la morte del padre, assume il ruolo di primogenito responsabile ma ben presto si ritrova con l’azienda sull’orlo del fallimento. Da fratello maggiore, identificandosi con la figura del padre, decide infatti di assumere il fratello – irrealizzato e infelice – senza tenere conto della sua reale utilità per l’azienda: l’inserimento di questa figura nell’organico si rivela disastrosa. La fede cieca in uno stereotipo ha impedito a G. di leggere la realtà per quella che è, facendogli vedere il mondo con gli occhi del passato: uno stereotipo che a suo tempo è stato utile (“sono un punto di riferimento per mio fratello minore”), oggi non lo è più e dovrebbe essere sostituito da un altro (“mio fratello deve diventare autonomo”).
Un altro esempio interessante di autosabotaggio inconscio è dettato dalla mancanza di verifica della delega. L., 53 anni, è titolare di un’agenzia di servizi. Dopo anni di collaborazione, scopre che una sua impiegata amministrativa utilizza le risorse economiche aziendali per fini personali. L. ha delegato completamente l’amministrazione finanziaria del patrimonio personale e aziendale senza mai preoccuparsi di verificarne approfonditamente l’andamento, e passando freneticamente da un progetto a un altro per compensare un forte malessere esistenziale inconscio. Il leader invece deve verificare costantemente l’estensione di sé, quindi la sua azienda: “chi vuole amministrare il potere non può essere superficiale”, scriveva Meneghetti.
Il leader ha una propria intuizione e capacità produttiva ma nel momento in cui questa si offusca, egli perde il suo ruolo omologandosi a scelte non ottimali per la sua impresa. L’offuscamento si supera recuperando coscienza e riappropriandosi della propria reale identità e abbandonando gli stereotipi disfunzionali appresi nel percorso di vita. Questo significa che l’imprenditore può giocare d’anticipo sulla crescita o decrescita della propria azienda lavorando anche su se stesso, e modificando le sue dinamiche non funzionali di riferimento, di amore e di stereotipo.