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«Abbiamo importato in Italia un’esperienza che negli Stati Uniti e in altre città europee, come Londra, Parigi o Berlino, funziona con profitto da decenni». Questo ci racconto Roberto Peia, giornalista 55enne che ha appeso la penna al chiodo e ha fondato la prima società italiana di corrieri su due ruote: Urban Bike Messenger (www.urbanbm.it). «La vera sfida – prosegue – è stata adattare il servizio alla dimensione italiana e a una città come Milano, davvero poco bike friendly, cercando di far capire che, oltre a essere più ecosostenibili, siamo anche più competitivi in termini di prestazioni e tempi di percorrenza». Dalla scrivania alla strada: una scelta dettata dalla passione più che dalla necessità, dato che ha trasformato l’amore per la bicicletta in una vera e propria professione. Di sicuro una decisione coraggiosa, presa nonostante le perplessità, «soprattutto da parte di mia madre che – scherza Peia – non si capacitava di come, dopo aver fatto il liceo classico, l’università, preso il tesserino da giornalista, improvvisamente mi fossi ridotto a fare il fattorino». «Certo – prosegue – dopo anni di computer e un impegno un po’ più intellettuale, trovarsi a sudare è tutta un’altra dimensione… Devo anche ammettere che, se fino a qualche tempo fa la bicicletta era considerata low profile, oggi è decisamente cool, usata da pubblicitari, manager e stilisti. In questo senso Ubm ha un po’ anticipato i tempi». Una buona dose di lungimiranza si è rivelata decisiva in una città caotica e congestionata come Milano, dove le due ruote consentono di muoversi agilmente in mezzo al traffico anche nelle ore di punta e in centro storico. «La scelta della bicicletta non è soltanto ideologica ma anche pratica, funzionale ed economica, soprattutto in un periodo in cui il costo della benzina aumenta di giorno in giorno e le aree a traffico limitato sono sempre più un ostacolo per il trasporto merci».
A quattro anni dall’avvio, i risultati stanno premiando l’intraprendenza di Peia e soci: le chiamate sono andate senza dubbio crescendo, così come la media dei km macinati ogni giorno, che va da un minimo di 80 fino a superare le centinaia. «Dipende dalle giornate: in alcuni periodo come la Settimana del Mobile o della Moda lavoriamo molto di più, con circa una trentina di consegne per ciascun corriere». Anche il numero di ciclisti è andato crescendo, tutti con una passione innata per la bici che aiuta a superare anche gli aspetti più negativi della professione: «A parte la poca sicurezza o il traffico, l’aspetto meno piacevole è quello di dover pedalare d’inverno, con il freddo, o sotto la pioggia. Di contro, di positivo c’è che stiamo contribuendo a cambiare gli stili di vita di una città, stando a contatto con le persone e all’aperto. Pedalando, poi, riusciamo a tenere a bada anche la pancia, unendo l’utile al dilettevole. Sicuramente, comunque, gli aspetti positivi sono superiori rispetto a quelli negativi».
Per ora Ubm è presente solo a Milano e Bologna, ma da tutta Italia arrivano le richieste di affiliazione. «Nella città emiliana – spiega Peia – abbiamo aperto una sede in franchising. Ma siamo stati fornitori di know-how per moltissimi giovani e non solo che hanno avviato le loro compagnie in altre città italiane come Reggio Emilia, Palermo, Roma o Bari. Ci hanno contattato anche per aprire sedi da altre parti ma, a essere sinceri, siamo molto accorti: non vogliamo correre il rischio di dare il nostro marchio a persone che non siano effettivamente motivate o abbiano fatto un business plan serio, che tenga conto delle possibilità e dei rischi della loro impresa».
Per il momento, dunque, gli Ubm si godono i risultati positivi che stanno arrivando, anche a livello istituzionale: proprio nel 2011, infatti, la Camera di Commercio di Milano ha assegnato a Ubm il premio Piazza dei Mercati per la categoria Tutela dell’ambiente. Un importante riconoscimento alla società è inoltre stato quello della Giunta Pisapia, che l’ha coinvolta nel novero delle associazioni convocate intorno al Tavolo per ridisegnare la mobilità cittadina. Il futuro dei corrieri sembra essere sempre più su due ruote, almeno a Milano. Ma nel resto d’Italia le cose come stanno? «Pur riconoscendo, rispetto al Nord Europa, una certa arretratezza su tutto ciò che riguarda la bicicletta, credo che i tempi siano maturi e le cose stiano cambiando anche qui : a Milano vediamo segnali molto netti. Anche in altre città sono nate recentemente società bike express, sia al Centro che al Sud: credo che la bicicletta sia trasversale anche a livello geografico e mi auguro che anche altrove ci sia qualcuno che usi sempre più questo mezzo come uno strumento per fare business e impresa».