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Cultura

Chi non si smarrisce è perduto

Di 11/05/2012Marzo 15th, 2023No Comments

Smarrirsi è di tendenza: Lost, geohashing, Into the Wild, out-of-the-box… Perdersi m’è dolce: un libro “pop”?
A. Non credo: in nessuno degli esempi citati il tema dello smarrimento è trattato da un punto di vista puramente geografico.
K. Tra l’altro non è che venda poi così tanto per essere un libro pop…
Perdersi senza paura: si può?
A. Con l’esperienza. Bisogna cominciare da ambienti famigliari e aumentare gradualmente il livello di rischio, se si desidera.
K. Perdersi spesso naturalmente aiuta. Le persone con un senso dell’orientamento poco spiccato hanno da questo punto di vista un innegabile vantaggio.

Piccolo manuale per perdere l’orientamento: una contraddizione nei termini?
A. Il titolo non va preso sul serio naturalmente. Del resto siamo specializzati in libri nei quali c’è una certa contraddizione tra contenuto e contenitore: Enciclopedia del non sapere (il primo libro di Aleks e Kathrin, ndr) non è certo un’enciclopedia.
K. Eppure un po’ di serietà nel titolo c’è: le guide tradizionali, quando si occupano dello smarrimento, perlopiù si premurano di spiegare come evitarlo. Questo non è un buon approccio all’errore. Anche gli esperti sbagliano. E quando questo accade ciò di cui hanno bisogno non è una guida che dica loro come avrebbero potuto evitarlo, ma come comportarsi in quel preciso momento.

Com’è nata l’idea di questo libro?
A. A quanto mi sembra di ricordare, all’inizio l’idea era quella di scrivere un libro su un tipo di viaggio così come piace a noi, improvvisato, con un titolo del tipo “Ma va?! Allora funziona anche così!”. Strane deviazioni ne hanno fatto il libro dello smarrimento, probabilmente perché i viaggi improvvisati portano spesso a perdersi.
K. Sinceramente non me lo ricordo più. Forse ci perdiamo così spesso perché siamo smemorati.
Kathrin, Aleks: una giornalista e un astronomo. Quale deviazione di percorso avete intrapreso per conoscervi?
A. A seguito di un campionatura sistematica della popolazione mondiale rimasero Kathrin e un tredicenne indonesiano. Con l’indonesiano tuttavia riuscivo a stento a farmi comprendere.
K. Ho appezzato Aleks in un bar perché avevo appena saputo che le nane brune (oggetti celesti, ndr) si dissolvono nella candeggina e volevo consultare un esperto. Guarda caso le nane brune sono proprio la sua specialità, ma questo ancora io non lo sapevo.

Quando e dove la prima esperienza di smarrimento?
A. La prima esperienza insieme sicuramente nel parco di Algonquin in Canada, nel febbraio del 2005, con una temperatura di meno 20°. E al buio.
K. Sembra più drammatico di quel che effettivamente è stato, a dire il vero non ci eravamo quasi per niente persi. D’altra parte il quasi-per-niente-persi miete regolarmente vittime.
La cultura, con le sue regole, le sue informazioni, i suoi codici comportamentali, può anch’essa portare allo smarrimento?
A. Chiaro che lo smarrimento geografico può essere utilizzato come metafora per discutere tutti gli altri tipi di smarrimento. Alla fine del libro si accenna a temi come “lo smarrimento come presa di coscienza” o qualcosa del genere. Tuttavia non avevamo né il tempo né la voglia di approfondire il tema.
K. Anche la nostra casa editrice si auspicava che ne parlassimo un po’ di più nel libro. A noi tuttavia interessa principalmente lo smarrimento geografico, sul quale tra l’altro c’è molta meno letteratura che sullo smarrimento culturale. Insomma, probabilmente sì, ma non siamo i giusti interlocutori per la domanda.

Nel libro affermate che perdersi non significa per forza commettere un errore. Cos’è dunque per voi ‘errore’?
A. Lo diciamo davvero? Probabilmente, un errore è l’infrazione di una regola. Una regola morale, logica o sociale, o magari semplicemente una regola consolidata dalle abitudini. Talvolta ci si reca in certi posti giusto per vedere giusto un paio di attrazioni turistiche: in questo caso perdersi è un errore seccante.
K. Solitamente chi si reca nelle Highlands lo fa per godersi il paesaggio e scoprire qualcosa sui dintorni. Proprio quello che succede durante lo smarrimento: sta a vedere che allora sbagliare è la cosa giusta da fare! L’errore consiste piuttosto nell’anteporre un altro obiettivo, quello di voler raggiungere il punto B nel minor tempo possibile, al buon proposito originale.

Perdersi m’è dolce: un must per turisti ed esploratori. E per gli imprenditori?
A. Il manager Hugh Hendry gestiva fondi speculativi con un discreto successo. Ricordo una sua intervista: “Noi (noi dell’alta finanza, ndr) sprechiamo troppo tempo nel fare piani e nel tentare di vedere succedere in futuro cose impossibili”. Hendry non vuole affatto sapere come andranno i suoi affari. Il suo atteggiamento è molto simile a quello del disperso professionista che getta la cartina e con consapevolezza decide di non sapere.
Come un pezzo di gommapane, così ci si dovrebbe comportare: essere cioè sempre in grado di reinventarsi.
K. Sul tema, lo ammetto, sono poco preparata e Aleks mi ha rubato ogni spunto.

Avete mai pensato di fare cabaret? La lettura è parecchio divertente…
A. Neanche per scherzo!
K. Purtroppo dal vivo non veniamo molto bene. Senza volerlo, inoltre, offendiamo costantemente il pubblico. Neppure metterci gli occhiali con il nasone e i baffi aiuterebbe.