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Si nasce, e subito ci si trova all’interno di una famiglia, un gruppo sociale le cui intricate dinamiche di relazione finiranno per ripercuotersi su gran parte della vita adulta di una persona. Di famiglie, Lucia Rizzi ne ha viste tante: dapprima nei suoi oltre trent’anni di esperienza come insegnante e poi, da sette stagioni, nel ruolo di tata Lucia nel programma di culto Sos Tata. In ogni puntata, queste bambinaie moderne (dal look volutamente retrò) raddrizzano dinamiche familiari che si sono ingarbugliate oltre misura: la loro dolce fermezza, e la capacità di stabilire regole precise da seguire, riescono a piegare anche le resistenze dei bambini più capricciosi, e a sottolineare le disattenzioni dei genitori più stanchi. Il loro arrivo fa sembrare tutto facile. Ovviamente, però, non è cosi: «Noi stiamo con le famiglie per una settimana soltanto, e gestiamo indirettamente la relazione tra genitore e figlio – racconta la Rizzi – Una vera terapia comportamentale richiederebbe più tempo: noi possiamo solamente cercare di mettere dei punti fermi, sui quali poi la famiglia dovrà lavorare. I genitori non devono mollare. I piccoli hanno l’arma del capriccio: se si cede, è finita».

Raggiungiamo tata Lucia mentre è impegnata nella registrazione di una puntata della nuova serie del programma, in onda dal 25 novembre su Foxlife. «La settimana nelle case delle persone è sempre molto intensa – ammette – ma ogni volta ci si emoziona. Anche se il mio compito è di essere obiettiva, e di lasciare ai genitori l’esclusiva educativa, ricordo con affetto molte famiglie. Una su tutte, quella che abbiamo mostrato nella scorsa edizione: avevano già nove figli, e ora è nato il decimo. Come può non rimanere nel cuore un’esperienza del genere?».
Quella della Rizzi è l’unica presenza costante da quando l’edizione italiana di Sos Tata ha preso il via, nel 2005. I suoi modi affettuosi ma fermi, al punto da risultare quasi spietati (soprattutto nel far notare ai genitori i propri errori), l’hanno trasformata in un personaggio molto conosciuto. Eppure, quando glielo si fa notare, quasi si irrigidisce. «Certo, capita che ci siano anche ragazzi giovani che mi riconoscono in metropolitana, ma io non sono assolutamente un personaggio televisivo – ribatte – Tutto quello che faccio è molto spontaneo. Per contratto io sono assolutamente libera di dire ciò che ritengo più opportuno, non ho veti». Del resto, nelle poche esperienze televisive fatte al di fuori di Sos Tata, la Rizzi appariva quasi a disagio. «In certi programmi, troppo affollati, si fa fatica ad esprimersi – spiega – Io sono un’autodidatta, non ho mai preso una laurea. La mia professione l’ho costruita da me: ecco perché le sovrastrutture e le prese di posizione rigide mi risultano ostiche. In certi contesti si dà la precedenza alla teoria e non alla pratica, che è poi quella con cui io mi trovo quotidianamente a confrontarmi».
Il passaggio alla tv è avvenuto all’improvviso: «Una mia ex-allieva lavorava in un ufficio casting – racconta – e quando ha saputo che stavano cercando persone per i ruoli delle tate, ha fatto il mio nome, ed eccomi qui».

La Rizzi è dunque arrivata sugli schermi quasi per caso, dopo aver accumulato un’esperienza di insegnamento di oltre trent’anni e un’importante specializzazione sui deficit d’attenzione, un tema che ha approfondito anche negli Usa, con un’esperienza di tre anni al Child Development Center di Irvine, in California. Spontaneo chiederle come abbia iniziato, e da cosa sia nata questa sua passione. «Fin da piccola sono sempre stata appassionata di persone – racconta – Mia mamma mi diceva sempre che ero una pettegola. L’insegnamento ti porta ad avere a che fare con i bambini (le persone più genuine che ci siano) e allo stesso tempo ti mette in contatto con le famiglie: ed è proprio a quel punto che ci si rende conto di quanto lavoro ci sia da fare».

In più di trent’anni, un nucleo sociale fondamentale come la famiglia è profondamente cambiato, e spesso non in meglio. Cosa è accaduto? «Trovo che nella nostra società ci sia una delega universale – spiega la Rizzi – I genitori delegano alla tv il compito di intrattenere i figli, alla scuola quello di educarli… tutto purché non ci si assumano responsabilità. Ma delegare a questo modo porta solamente a risultati disastrosi».
Tutto il contrario di quello che fanno le tate che, quando arrivano nelle famiglie, sembrano armate soprattutto di tre cose: buonsenso, fermezza e voglia di stimolare i bambini. «Il comportamento parte sempre da un input e finisce con una reazione – spiega tata Lucia – Ecco perché noi proponiamo ai bambini delle attività estremamente pratiche: sia loro che i genitori devono imparare a prendere abitudini sane».

Sos Tata, a volte, sembra semplicemente rispolverare i buoni, vecchi consigli dei nostri nonni. Nonostante questo, però, il programma non è affatto arroccato su posizioni di difesa della famiglia tradizionale: durante le prime sei edizioni, non è stato raro vedere le tate alle prese con figli di coppie multietniche o con nuclei familiari allargati. Ma qual è l’opinione della Rizzi sull’adozione di bambini da parte dei single, o sulle cosiddette famiglie arcobaleno? «Credo che sia un’opera buona che un single adotti un bambino – afferma – anche se quella che andrà a formare non potrà essere chiamata famiglia: manca una figura, è necessario che ci siano due genitori, anche perché ogni sesso dà particolari comunicazioni al bambino. Ecco perché sono abbastanza contraria alle famiglie con genitori gay, nelle quali si va a caricare il bambino di un problema in più. Certo, è un problema che si può affrontare, ma non mi piace che questo debba ricadere sui più piccoli».

One Comment

  • Giusy M. ha detto:

    Le ultime frasi: vergogna! Ho sempre seguito SOS Tata, vedendo di continuo papà davvero impediti e non degni di esser chiamati papà, e ora leggendo le ultime frasi della mia super amata Tata Lucia vengo a sapere che le coppie gay/lesbiche sono un “problema in più” che grava sulle spalle già appesantite di un bimbo! Ma perché mai?! io ho paura e temo per l’avvenire di quei migliaia di bambini figli di padri incapaci o di madri isteriche nervose (e chissà, anche violente). Tata Lucia per favore rivedi quanto espresso e so che sei più intelligente e acuta di così. Lo so. Lo voglio continuare a credere.
    Giusy, Padova.