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Ha grinta e determinazione da vendere Luana Velardo, modenese, classe 1982: è lei la vincitrice del campionato Top Trader 2011. L’abbiamo incontrata.

Da cosa nasce la passione del trading? Dalla criminologia alla finanza il passo è lungo…
La criminologia è sempre stata la mia passione fin da bambina, forse anche per una questione genetica – mio padre era poliziotto e mio nonno carabiniere… Strada facendo, però, sono finita a lavorare in banca, e non mi è piaciuto assolutamente: in tre anni ho cambiato tre diversi istituti, e fin dall’inizio ho capito che, più dell’aspetto di pura vendita, ero interessata a quello tecnico. A quel punto mi sono messa a studiare da sola.

Quindi la tua è stata una formazione autodidatta?
Inizialmente si: solo che poi arrivi a un punto – magari dopo avere azzerato un paio di conti… – in cui ti accorgi di non poter andare avanti da sola. A quel punto o lasci, o cerchi un maestro. Dopo essermi documentata sui vari forum, fiere ed eventi del settore, sono andata a conoscere personalmente alcuni guru del settore. Nel frattempo ho capito che era il trading ciò cui volevo arrivare, anche perché ha tutte le caratteristiche che meglio si adattano al mio carattere: l’indipendenza, prima di tutto; la libertà di poter lavorare dove e quando vuoi; la meritocrazia, perché è il mercato che alla fine da il voto. Nella mia ricerca di un opzionista sono arrivata a Giovanni Borsi. Quando ho visto che la cosa cominciava a ingranare, ho fatto una scelta drastica: ho dato con orgoglio le dimissioni dalla banca, e sono passata dall’altra parte della barricata.

Qual è stato l’impatto con un mondo così maschile?
Nel lavoro io mi sono sempre trovata meglio con gli uomini rispetto alle donne: lo avevo già constatato quando facevo il promotore finanziario. Non è stato per niente traumatico, anzi: per me è la norma ritrovarmi sempre in mezzo a professionisti uomini.

A maggio ti sei aggiudicata, prima donna in assoluto, il titolo di Top Trader Most Money Made 2011: come è stato quel momento e cosa ha cambiato nella tua vita?
La vittoria è arrivata tanto velocemente che sto ancora cercando di metabolizzarla. Di sicuro è stata inaspettata, ma anche sperata. Erano anni che andavo a tutti i forum di Rimini e ogni volta che passavo davanti alla sala in cui si faceva la finale, mi dicevo: devo arrivare lì sopra. Nell’arco di un anno mi ci sono ritrovata veramente, e sono arrivate le interviste e una fama inaspettata con la quale devo ancora prendere confidenza.

Ti sei aggiudicata il primo posto grazie a un metodo specifico, il Borsi replicables: puoi spiegarci in cosa consiste?
La mia osservazione si basava su una certezza, ossia sul fatto che l’operatività di Giovanni Borsi non è replicabile. Però, doveva esserci un metodo… E qui esce fuori il legame con la criminologia: la determinazione a trovare la soluzione. Mi sono ritrovata a operare da mattina e sera prima osservandolo, poi cercando di imitarlo, poi, vedendo che non ci si riusciva, mi sono detta che dovevo trovare il modo per renderlo comprensibile al pubblico. Allora è nato questo metodo, che poi ho applicato quotidianamente durante tutte le giornate del campionato, e che mi ha portato alla vittoria. Dopo il campionato, abbiamo iniziato un progetto sul Borsi replicables: siamo alcuni top trader a collaborare, io, Davide Biocchi e Biagio Spinelli. La filosofia di fondo è che, in un mercato in questo momento imprevedibile, sai di avere il 50% delle possibilità di prenderci, e altrettante di sbagliare. Quando entriamo sul mercato, noi cerchiamo di andare contemporaneamente long e short, come si dice in gergo, cioè al rialzo e al ribasso, per esempio, su due titoli diversi. Alla mattina ci sentiamo in chat per poi andare a scremare tutti questi titoli che rispondono a determinate caratteristiche, che devono superare una sorta di esame che io chiamo onda verde. Come succede quando hai tre semafori in fila, e, se il primo è verde, ti permette di superare anche gli altri due, allo stesso modo, se incontriamo questi titoli con l’onda verde in rialzo e al ribasso, entriamo per un importo simile, long su uno e contemporaneamente short sull’altro. Il vantaggio è che puoi benissimo spegnere il computer e assentarti senza avere ansia di avere posizione aperta e non sapere cosa sta succedendo sul mercato. In un certo senso è come girare con il freno a mano tirato, perché limita i guadagni, però alla fine anche le perdite. Penso che debba essere questo l’approccio giusto per avvicinarsi al trading, perché sperare nel colpaccio o nella fortuna non è realistico, ci vuole metodo.

In una fase d’incertezza dei mercati come quella attuale come riuscite a lavorare, gestendo al minimo le perdite?
Viviamo ogni giorno intensamente. Io, poi, sono molto dinamica a livello di trader, riesco a fare una cinquantina di operazioni al giorno, che non sono poche. Proprio perché c’è questa incertezza generale dei mercati e dell’andamento della finanza, preferisco operare durante il giorno, arrivando flat, cioè completamente puliti alla fine della giornata, con soldi liquidi sul conto. La mattina si riparte completamente da zero: in questo modo si limita il fattore incertezza, perché può succedere qualsiasi cosa durante la notte, attentati, terremoti, cadute di governo che possono far crollare il mercato.

Prima hai parlato degli aspetti positivi del tuo lavoro, come l’indipendenza e la meritocrazia: quali sono invece i lati negativi?
Tutto, in questo settore, è basato sull’incertezza. Ci vuole molto coraggio, e sangue freddo, soprattutto quando si perde: è statisticamente provato, le perdite ci sono e vanno assolutamente tollerate perché fanno parte del percorso. Bisogna solo impararle a gestirle, ed è proprio questo il lato più difficile in assoluto del lavoro di trader, ma anche quello che gli permette di diventare vincente.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Adesso sono molto concentrata sul lavoro, il percorso è ancora molto lungo e, anche se ho vinto un campionato, conosco solo il 10% di quello che dovrei sapere: c’è molto da perfezionare e da studiare. I migliori traders studiano continuamente, e questo mi piace molto perché significa che non sei mai arrivato, è sempre una sfida a migliorarsi. Nel futuro mi vedo comunque come trader full time, e anche magari come docente, poi mi piacerebbe avere un sito con dei miei abbonati… Ma prima devo imparare. è tutto graduale, non bisogna bruciare le tappe.

(foto: Massimo Dallaglio)