Skip to main content

Arrivo a Milano per l’ora di pranzo. Il mio treno è in ritardo (ad un certo punto, cominci a viverlo come un marchio di fabbrica, più che un disservizio…). Aspetto Fabio Ghioni. Abbiamo un appuntamento in piazza Argentina. Non lo conosco personalmente, non ancora, quindi cerco di immaginare il suo aspetto dalle cose che ho letto di lui. 47 anni, hacker di professione, scrittore, laureato in Psicologia clinica, insegnante di Yoga, maestro di arti marziali e un passato da recluso in isolamento a San Vittore. Mi passa davanti, lo riconosco. Uno sguardo rapido: capisce che sto aspettando proprio lui e mi fa cenno di seguirlo al tavolo di un bar tranquillo. Ci sediamo e iniziamo subito a parlare: lo faremo per quasi tre ore.

Quando si parla con uno che è stato definito “leader carismatico del Tiger Team Telecom” penso ci si possa permettere qualche licenza, non proprio poetica. Quindi esordisco: una denuncia per spionaggio industriale, può essere una voce scomoda da mettere sul curriculum. “In realtà all’epoca dello scandalo per le incursioni informatiche venni accusato di tutto. Pensi che tra le motivazioni a supporto della custodia cautelare in isolamento, scrissero che la mia era una professionalità talmente elevata, da dovermi precludere qualsiasi contatto con una fonte di energia, anche solo una spina elettrica… Si stava bene dopotutto: c’era sempre qualcuno che mi portava da mangiare e qualcun’altro, che cercava di somministrarmi degli antidepressivi. Riuscivo bene a svincolarmi, da entrambe le cose”.

Accattivante. Fabio Ghioni è milanese ma è cittadino di un mondo, quello virtuale, che gli ha valso molti onori, parecchi grattacapi e gli ha permesso di diventare uno dei professionisti più ricercati al mondo, in materia di sicurezza. Poche ma significative parole, sul sito internet fabioghioni.net, per descriverlo: esperto a livello mondiale in sicurezza e tecnologie non convenzionali, consulente strategico per diversi organismi governativi e internazionali. Scrittore, saggista e conferenziere. Intende spaventarci o è tutto vero? “Io sono come l’ultimo stadio, l’ultima speranza di chi ha provato tutte le altre strade…ci si affida a me, come si farebbe con un Mago”.
Posso confessarle una cosa? Pensavo mi sarei trovata di fronte un uomo rude, magari esagitato… Un po’ fanatico, ecco: invece mi stupisce la sua tranquillità e ho la sensazione che lei abbia una grande calma interiore.
“Non dobbiamo sottovalutare l’importanza del processo di espansione della nostra mente e comunque, avere un universo emotivo profondo, non significa dover mettere in pericolo il proprio equilibrio. Niente mi spaventa? Forse è così, dopotutto perché preoccuparsi: ogni giorno penso ad un modo diverso in cui potrei morire e nonostante questo, non ho mai avuto paura della morte. Tra poco ho una lezione di Yoga di almeno 3 ore: sto già predisponendo il mio animo”.

Sono molto concentrata e cerco di capire quale lezione imparerò prima. La nostra conversazione ricade spesso sul concetto di “competenza”, quasi fosse una ragione di vita, l’unica strada percorribile – e percorsa – fin da bambino: “Diciamo che nella mia vita ho sempre preso tutti i treni che mi si sono presentati. Il primo passò quando avevo 17 anni: vinsi un concorso e accettai l’incarico che mi veniva proposto, dovevo trasferirmi in America e lavorare per alcuni enti statali. Sono rimasto dieci anni. In Italia, com’è noto, facevo parte del Tiger Team di Telecom Italia: avevamo il compito di testare e mantenere inviolata la sicurezza dei sistemi informatici (molto in sintesi), ma dopo le accuse per spionaggio internazionale (ai danni di Kroll Inc. ndr) ho promesso a me stesso che non avrei più accettato ruoli, diciamo così, istituzionali”.

Quindi oggi lavora per clienti privati: qualcuno ha scritto che persino Jennifer Lopez ha chiesto il suo intervento. Mira all’Olimpo dello star system?
“Se per questo, ho ricevute offerte da piani decisamente “superiori”, come il Vaticano… Gliel’ho detto, da questo punto di vista sono diventato ateo. E poi non parlo dei miei clienti, mi capirà…”.

Parliamo di lei allora: è sposato? Ha figli? Vedo che le piace il Chinotto (ne ha già bevuti due): qualche altro vizio da confessare?
“Non sono sposato, non più, ma lo sono stato. Con una donna straordinaria con cui ho un ottimo rapporto. Ma vede, nella vita si deve incontrare la donna giusta, non quella perfetta. Non ho figli, ma 4 gatti e mi piace fumare qualche sigaretta. Non è un vizio, è un piacere; anche se so che fa male”.

Mi tolga una curiosità: uno come lei, che tipo di relazione ha con i social network, la visibilità ad ogni costo (e ad ogni prezzo) e soprattutto: è vero che su Facebook la maggior parte dei profili è pura invenzione?
“Andiamo con ordine. Il mio profilo Facebook esiste e lo uso con piacere, l’ho creato proprio per evitare che qualcun’altro si impossessasse della mia identità e lo facesse al posto mio. Detto questo, il mio rapporto con i mezzi di comunicazione è ottimo. Certo, qualche stranezza è capitata anche a me…”.

Hanno provato a clonarle il profilo?! Paradossale!
“No, il problema sono le persone ossessionate dalle loro identità virtuali. Ho ricevuto minacce di ogni tipo nella mia carriera, può immaginarlo. Adesso mi trovo a dover gestire una minaccia di morte, neanche tanto velata, perché questa persona (uomo o donna che sia) si è lasciata suggestionare dalla lettura di un mio libro… succede anche questo”.

Scusi, il titolo qual è… Vado a comprarlo subito.
“La Nona Emanazione. Lo trovo bello ma non darei la vita per difenderlo!” (ride ndr).

In ambito internazionale, si parla spesso di terrorismo informatico come qualcosa di pericoloso, ma difficilmente concretizzabile per i comuni mortali: dopotutto una bomba, non può passare da uno schermo…
“No, certo, ma se il missile terra/aria, possiede un indirizzo IP il gioco è fatto. Io sono in grado di farlo partire in qualsiasi momento e da qualunque luogo del mondo, così come posso indirizzarlo dove meglio credo. Questo, mi creda, è molto pericoloso…”

Senta, parliamo dell’Italia. Un pensiero, tre tematiche: la nostra classe politica, i programmi televisivi e una prospettiva sul prossimo futuro…
“Beh, come potrà ben immaginare, ho diversi amici nella politica, nello spettacolo e nella cultura e altrettanti personaggi con cui mi relaziono ma non ho rapporti: non le farò i nomi, ma se devo proprio tirarne fuori uno come esempio da seguire, mi piace come lavora Tiziano Motti”.

Il parlamentare europeo di Reggio Emilia… Perché proprio lui?
“Probabilmente le sto dando una notizia in anteprima: fra ottobre e dicembre prossimi, presenteremo in Commissione Europea a Bruxelles una proposta di Legge, elaborata insieme per contrastare la pedopornografia su Internet e consentire prevenzione ed intervento più mirati e tempestivi. Grazie ad un sistema di allarme rapido, che si basa anche sulla conservazione dei dati sensibili nei motori di ricerca, riusciremo a contrastare meglio e prima, i reati telematici legati all’adescamento effettuato dai pedofili tramite i social forum”.

Bellissima iniziativa, complimenti. Il secondo argomento era la televisione…
“Guardo Zelig…oppure Report. Preferisco il cinema e la anticipo: adoro Woody Allen, in assoluto.”

Rimane il futuro e visto che lei è mago…
“La stupisco se le dico solo la parola Rivoluzione? Credo che al punto in cui siamo, intendo dire le crisi mondiali legate non solo all’economia reale, ma alle rivolte popolari, le potenzialità della rete e la crisi, pesante, dei mercati finanziari, non si possa immaginare nient’altro che un collasso. Un evento dalla portata emotiva esagerata, che scuota davvero gli animi e riporti in vita quella coscienza sociale e pubblica di cui dovremmo servirci per fare tutto. Un’utopia forse, ma qualcosa di diverso, di nuovo, di rivoluzionario”.

Le sue parole, in un certo senso lo sono… Ma scusi, lei che lavoro avrebbe fatto, se non questo?
“Perché, io che lavoro faccio secondo lei?”

 foto di Matteo Flora