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L’export ti fa bella l’impresa

Di 20/08/2010Marzo 15th, 2023No Comments

di Patrizia Spaggiari (Consulente in formazione)

La Commissione europea ha pubblicato poche settimane fa uno studio sul grado di internazionalizzazione delle PMI europee. Secondo l’indagine il 25% delle piccole e medie imprese dell’Unione Europea effettua esportazioni o ne ha effettuate nel corso degli ultimi tre anni, e i paesi partner sono principalmente altri rispetto ai 27 membri dell’UE. Lo studio mostra anche come esista una correlazione diretta tra il grado di internazionalizzazione e le dimensioni delle aziende, per cui tanto più grande è una PMI tanto maggiore sembra essere il suo grado di internazionalizzazione.

Le PMI che esportano creano lavoro: il loro tasso di crescita dell’occupazione è infatti del 7%, rispetto all’1% di quelle che non effettuano attività di export. L’internazionalizzazione è poi strettamente connessa anche con l’innovazione: l’introduzione di prodotti o servizi innovativi riguarda il 26% delle PMI attive a livello internazionale e l’8% soltanto delle altre piccole imprese. L’inchiesta ha interessato 9.480 PMI di 33 paesi europei e 26 settori di attività, analizzando tutte le attività che comportano un rapporto commerciale con un partner straniero: esportazioni, importazioni, investimenti esteri diretti, contratti internazionali di subfornitura, cooperazione tecnica internazionale. I risultati sono molteplici ma la conclusione è chiara: chi va sui mercati internazionali innova e crea occupazione. Si scopre, inoltre, che l’importazione è l’anticamera per l’esportazione: tra le PMI che effettuano sia import che export, quelle che hanno iniziato importando sono il doppio (39%) rispetto a quelle che hanno cominciato esportando (18%).

Il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani, responsabile per l’industria e l’imprenditoria, ha dichiarato: “Ancora oggi le PMI europee dipendono pesantemente dai rispettivi mercati nazionali, nonostante le opportunità offerte dal mercato unico allargato e, più in generale, dalla globalizzazione. Un miglioramento dei risultati delle nostre imprese più piccole nel commercio transfrontaliero e internazionale è importante ai fini di un rafforzamento della crescita, di un potenziamento della competitività e della promozione della sostenibilità a lungo termine delle aziende.”

E’ nei settori del commercio all’ingrosso, delle attività estrattive e manifatturiere e della vendita di autoveicoli dove si è riscontrata la percentuale più elevata di PMI internazionalizzate. Nell’ambito dei servizi, invece, è il settore della “ricerca” quello in cui si registra un dato pesante. Le PMI che svolgono attività di esportazione sono percentualmente più numerose nei seguenti settori: estrattivo (58%), manifatturiero (56%), vendite all’ingrosso (54%), ricerca (54%), vendita di autoveicoli (53%), noleggio e locazione (39%), trasporti e comunicazioni (39%).

Lo studio, contiene, infine, una serie di raccomandazioni dirette a rafforzare il sostegno politico a favore delle PMI, richiamando, in particolare, la necessità di promuovere la conoscenza e l’utilizzo dei programmi pubblici di sostegno – purtroppo in larga misura sconosciuti: solo il 16% delle PMI li conosce e solo un modesto numero se ne avvale -, di facilitare l’accesso alle misure di sostegno da parte delle microimprese, di coordinare le misure politiche volte a stimolare l’innovazione e l’internazionalizzazione. A livello europeo, ad esempio, la Commissione gestisce alcune iniziative rivolte alle associazioni imprenditoriali e dirette ad alcune zone del mondo come l’America Latina o l’Asia. Il loro utilizzo va facilitato soprattutto per le microimprese, che sono quelle che hanno più bisogno di questi programmi e ne trarrebbero maggiore beneficio. Inoltre, queste iniziative aiutano a collegare maggiormente l’accesso ai mercati con l’innovazione.

Per scaricare lo studio sul grado di internazionalizzazione delle PMI europee cliccate qui